lunedì 12 aprile 2010

Pollice verde su.


Sta arrivando la primavera, anche qui a Stoccolma. I nostri sensi ormai superallenati stanno iniziando a captarne i primi suoni, colori, odori... Certo, ci sono ancora chiazze di ghiaccio sui canali, e non tutti hanno già completamente escluso la possibilità di qualche scherzetto meteo dell'ultimo minuto. Ma qualche piiiicccolo bocciolo sta spuntando, e questo basta in generale per sentirsi meglio :)

I caffè e i ristoranti hanno messo fuori le sedie, e le giovani in gonna corta e i giovani in maglietta vi pranzano contenti, anche se avvolti nelle coperte d'ordinanza che ogni gestore fornisce ai clienti, e rabbrividendo comunque alle folate tardo-invernali.



Del resto da tempo mi sono reso conto che per gli Stoccolmesi (ma immagino anche per gli altri svedesi) l'inizio della primavera non è determinato dalle condizioni atmosferiche generali e dalla temperatura, ma semplicemente da quando non ne possono più dell'inverno. Una volta arrivati alla "maturazione", basta un raggio di sole e si decide che è primavera, anche se fuori, come in questi giorni, ci sono temperature diurne che vanno dai 5 ai 9 gradi (l'altra notte, 1 grado centigrado).

Primavera per lo svedese significa tante cose, tra le quali giardinaggio. Come noto, nei paesi del nord Europa, lo adorano e lo praticano in molti, e la Svezia non rappresenta un'eccezione.
Dall'8 all'11, si è tenuta nel complesso della fiera di Stoccolma la Nordiska Trädgårdar 2010, mostra mercato sul giardino e il giardinaggio, probabilmente la manifestazione del genere più importante di Svezia. Dopo averla persa l'anno scorso, questa volta siamo riusciti ad andarci.

E' stato carino; c'era un po' di tutto: "onesta e concreta" direi. Niente stand mirabolanti e pubblicità estrema, ma una notevole distesa di piantine, bulbi, attrezzi e decorazioni, dislocati in uno spazio ampio e visitabile con comodità. Poche grandi marche e molti piccoli espositori, qualche attrazione (la casa delle orchidee, la stanza d'erba, lo stand dei fiori pericolosi, ecc...). Prezzi abbordabili, che verso l'ora di chiusura si sono trasformati in veri e propri affaroni. Alla fine, un signore che doveva smontare lo stand, ti riempiva borse di carta di piante a caso per venti corone la borsa (credo e spero fosse il proprietario dello stand che lo smontava, e non semplicemente uno che passava di lì che ha trovato uno stand vuoto e ha deciso di farsi un po' di soldi). A noi sono capitati un sacco di giacinti (gettati dentro la borsa in maniera molto brutale, a dire il vero), che ora profumano casa.
E giacinti a parte, ci siamo caricati di diverse piantine, di varie specie e colori, più qualche vaso di vetro e un cestino di vimini.
Non mancavano comunque gli angoli curiosi e gli allestimenti particolari.
Di alcuni di questi, ho scattato alcune foto col cellulare. La qualità è pessima, in parte per l'illuminazione non sufficiente per la minicamera del telefono, ma soprattutto per il tremore che ho da sempre e che mi rende praticamente impossibile non scattare foto mosse col telefonino. Giusto per dare un'idea, eccole qui...


Divano di fiori e foglie

Sempre lo stesso divano. Da qui si possono notare
alcune delle farfalle di seta che lo contornavano.
Uno stand di enormi tinozze di legno, che in campagna usano per il bagno
dopo la sauna, ha trovato una maniera originale di attirare l'attenzione.
Il coccodrillo credo sia finto. Non mi sono fermato molto...
Una tavola addobbata (molto bene) per il pranzo in giardino.
Tavolo e panchine in... erba
In erba anche la poltrona e il tavolino
Piscina con papera da guardia. Si capisce che la papera
è da guardia perché ha gli occhiali neri.

Ah, dimenticavo, c'era anche uno stand dove facevano la vaccinazione contro la TBE (encefalite trasmessa dalle zecche). Io e Giusi abbiamo completato il nostro vaccino, valutate la possibilità di farlo. Maggiori informazioni nel post che avevo scritto QUI.
Infine un piccolo video, girato in un angolino di uno stand dove erano presentati allestimenti per matrimoni.

sabato 3 aprile 2010

Buona Pasqua


Buona Pasqua.

Nei centri commerciali, i colori invernali verde scuro, blu, viola e marrone hanno di botto ceduto il passo al rosa, al pistacchio, ma soprattutto al mare di giallo che annuncia ufficialmente l'arrivo della Pasqua e conseguentemente della primavera. Sia in Svezia che in Italia, il mercato globalizzato ha riempito gli scaffali di conigli di peluche, galline di legno e batuffolosi e brillanti pulcini.
Ma come tutti gli anni, il grande protagonista di questa Pasqua è sempre lui: l'uovo.


L'alimento forse più semplice, completo e perfetto vive in questi giorni il suo periodo di gloria.
La tradizione cristiana innestatasi su quelle precedenti persiana (relativa al Nawruz, di cui si è già parlato) e pagana ne fa uno dei suoi simboli. Nel mio paese natio, dove ora mi trovo, è ancora molto in uso, la mattina di Pasqua, fare tarda colazione con un tipico pane all'uovo e all'anice (pagnotta di Pasqua, prodotta esclusivamente in questo periodo), qualche fettina di salame nostrano (che in Romagna non manca mai) e soprattutto con l'uovo sodo, dipinto il giorno prima e alimento principe. L'uovo DEVE essere benedetto e una volta consumato il guscio non deve essere buttato, ma bruciato.


E poi l'uovo di cioccolato. Beh, questa è tutta un'altra storia, e per quanto in vari siti web venga considerata come una moderna tradizione in tutta l'Europa occidentale, durante i miei numerosi viaggi non mi è mai capitato di vedere questa tradizione così forte come in Italia.
In particolare se ai miei colleghi svedesi si parla di uova di cioccolato loro credono ci si riferisca ai famosi ovetti kinder.


L'uovo, meglio ancora se uovone, con la carta argentata, plastificata e frusciante, nello scontro eterno "fondente" contro "al latte", con dentro la sua sorpresa (che sia il giochino di plastica, che sia il regalo "grandi firme" o quello artigianalmente inserito dal premuroso partner la notte prima) è sconosciuto in terra nordica.

Quello che invece si trova ovunque e si regala è un uovo di cartone. Se ne possono trovare di tutte le dimensioni, colori e fantasie, e sono ovunque. Sono apribili e vengono regalati pieni di dolcetti vari: confetti colorati, caramelle gommose (che per il ruolo che rivestono nella società svedese meriterebbero un post a parte), micro-ovettini di cioccolato (quelli sì, ci sono).
Insomma, l'uovo di cartone coi dolcetti è immancabile.


In realtà le tradizioni pasquali non sono limitate all'uovo. Si potrebbe parlare ad esempio delle piume colorate da spargere in giro o da attaccare in cima a un ramo e mettere in un vaso in casa, o in giardino, o di altro ancora, magari lo farò in futuro.

Per questa volta ho deciso di non adeguarmi all'uso svedese, e ho già sullo scaffale pronto per domattina un bell'uovo Bauli dimensione medio-grande che mi aspetta, tutto per me. Cioccolato al latte, quest'anno. ;)


Auguri,

D

lunedì 29 marzo 2010

Viva la pappa col pomodoro e le köttbullar


Ogni giorno questo paese è fonte di sorprese.

Parlando con un'amica poco tempo fa è venuta fuori una divertente curiosità che altrimenti non avrei avuto modo di scoprire...
Mi stava raccontando dei piccoli problemi quotidiani che lei, giovane mamma italiana si è trovata ad affrontare una volta trasferita in Svezia. Tra i vari esilaranti aneddoti, mi ha colpito il racconto del suo disagio nel recarsi al supermercato della cittadina dove abita e cercare gli omogeneizzati per il bambino.

Innanzitutto pare non sia un alimento così diffuso come lo è da noi. Sembra che dopo il latte molti genitori inizino subito con la somministrazione del cibo "regolare" (con le dovute attenzioni, si intende). Un pezzettino di frutta qua, un tocchettino di formaggio là, un bocconcino di prosciutto cotto, una mezza köttbullar pare non vengano disdegnati dal nordico poppante.
Oddio, magari è un bene, non ne ho la più pallida idea. La mia ignoranza in materia è abissale: per quello che ne so, tutta la faccenda della somministrazione degli omogeneizzati al bambino può essere in maniera egualmente probabile una cospirazione internazionale delle aziende produttrici volta a creare una genia di consumatori zombie assuefatti o, al contrario, un miracoloso ritrovato della scienza nutrizionale contemporanea, apportatore di straordinari benefici e pricipale responsabile dell'incredibile numero di menti geniali che ci circonda oggidì (si coglie l'ironia?).
Preferisco non approfondire... tra gli amici del blog ci sono varie neo-mamme neo-nordiche molto più ferrate in materia, che se vorranno potranno dire la loro.

In ogni caso, gli omogeneizzati ci sono, e si trovano facilmente. Il punto che veniva sollevato da Giulia però, è sui gusti/sapori/contenuti degli stessi.
A parte quelli di frutta e/o verdure, che prepara facilmente da sola, la nostra amica si è trovata un po' spiazzata quando tanto per variare si è messa alla ricerca di pollo, o tacchino, o vitello, o quelle robe lì, e non li ha trovati.
Trattengo a stento un sorriso immaginando la sua faccia quando si è vista sugli scaffali gli omogeneizzati di:
Lasagne al forno, Salmone con patate, Cus-cus al pollo, Spaghetti al ragù, Stufato di pesce e cipolle (leggo su un sito "...fanno delle facce buffissime quando lo assaggiano per la prima volta"), Pollo in casseruola e funghi, Köttbullar (le polpette dell'Ikea, tanto per intenderci), e, udite udite, "Surstromming"!!!! (la famosa aringa fermentata - leggasi marcia - di cui si è già parlato nel blog). In realtà nel suo racconto lei si è fermata ai primi due della lista, i restanti sono frutto di una mia scottante inchiesta verità condotta nel supermercato sottocasa.
Omogeneizzato alle Lasagne e alla Zuppa di pesce



Salmone-patate-piselli e Lasagne-salmone-broccoli.
Mi dicono che "pesce e patate" c'è anche da noi.


Mi astengo volontariamente da qualsiasi tipo di commento, non avendo nessuna autorità per farlo. Magari sono tutti prodotti buonissimi e salutari. O magari no. Magari è proprio il concetto di omogeneizzato che è sbagliato, per cui il gusto non importa. O magari no.

Qualcuno sul web ha ritenuto opportuno fotografarsi con in mano l'omogeneizzato alle Köttbullar.

Si potrebbe organizzare una serata degustazione, uno di questi giorni. Con i bimbi degli amici in qualità di esperti e un'attenta valutazione dei movimenti facciali e dei versolini su scala graduata. Qualcuno ha delle cavie... ehm, scusate, degli assaggiatori da offrire?


Last but not least... SURSTRÖMMING!!!

sabato 27 marzo 2010

bra litteratur ger barnet en plats i världen och världen en plats i barnet

© kitty crowther, alors?, pastel 2006

attraverso una letteratura di qualità i bambini trovano un posto nel mondo e il mondo trova un posto nei bambini... così diceva astrid lindgren.

e nel mondo letterario di kitty crowther, scrittrice e disegnatrice belga di padre inglese e madre svedese, hanno diritto di cittadinanza anche le creature più sole, gli esclusi, i diversi.

non è un caso, quindi, che la giuria del premio astrid lindgren abbia deciso di assegnare alla giovane autrice quello che può essere definito uno dei più importanti riconoscimenti nel campo della letteratura per l'infanzia (cinque milioni di corone svedesi, pari a circa 513 mila euro).

l'annuncio è stato dato in questi giorni a bologna, in occasione della fiera del libro per ragazzi, dove sono stata diverse volte. collaboravo come interprete con un piccolo editore americano indipendente, creative editions, e ricordo ancora con piacere i vari incontri di lavoro in cui tradussi uno schivo e gentilissimo roberto innocenti, tra i maggiori illustratori italiani (poco conosciuto in patria, a dire il vero, molto noto all'estero), che un paio di anni fa si è aggiudicato il premio hans christian andersen, altro importante riconoscimento scandinavo per i libri che si rivolgono ai più piccoli. negli scatoloni lasciati in italia c'è una copia autografata del suo splendido l'ultima spiaggia, che avevo regalato a davide.

ma ho divagato... si parlava di kitty crowther, circa 35 titoli all'attivo, di cui per ora uno solo tradotto in italiano (il mio amico jim, edizioni AER, bolzano, tradotto da vea alteri). per me che non la conoscevo è stata una bella scoperta. le immagini scovate in rete, tutte matita, pastelli e inchiostro di china, mi sono sembrate bellissime: semplici eppure ricche di emozione e atmosfera, espressive, empatiche.

una nota per contribuire al famoso blog di servizio che raramente riusciamo a portare avanti: per chi volesse conoscere meglio disegni e testi dell'autrice, il prossimo 8 aprile si terrà un incontro allo svenska barnboksinstitutet, in odengatan 61, a stoccolma.

martedì 23 marzo 2010

tulpaner ger vårkänslor

un bouquet di tulipani e ti porti a casa la primavera... [questa sconosciuta, ndr!]








la campagna dell'international flower bulb centre, che ha tappezzato la città di cartelloni come questo, è a dir poco ottimista. io mi sono comperata un vaso gigante di narcisi, altra bulbosa primaverile, ma niente.

del tanto atteso cambio di stagione, sono ancora troppi pochi i segni. fango a parte, per ora assistiamo solo a un timido rialzo delle temperature, con conseguente nebbione padano.

proverò con i giacinti...

lunedì 22 marzo 2010

magellano


è biondo, ha un'altezza di 58 centimetri e gli occhi color nocciola. arriverà a casa nostra il prossimo 21 aprile! la ragione del nostro nuovo contatore è un amico con la coda che ancora non ci conosce, ma di cui siamo già follemente innamorati. in fondo lo siamo sempre stati, fin dai tempi del nostro bell'appartamento sotto la torre degli asinelli, dove non avremmo potuto tenerlo. e lui, il quattrozampe che sognavamo, si è sempre chiamato così, come l'esploratore portoghese. magellano, quello in carne e ossa, nato appena due anni fa, è un po' labrador e tanta fantasia. per ora vive in un canile di lisbona. ed è il cane giallo che abbiamo sempre voluto avere...

sul perché debba fare tanta strada e non siamo riusciti a trovare un cane giallo svedese scriverò presto, pubblicando anche tutti i dettagli dell'iter di adozione.

bau!

sabato 20 marzo 2010

Perché?


Perché quello strano contatore, da poco apparso in alto a sinistra, proprio sotto la foto della casa e il nome del blog, e che al momento in cui scrivo indica 1 mese 1 ora e 1 minuto esatti?
Che cosa vorrà indicare?

A brevissimo la risposta...

giovedì 18 marzo 2010

Chaharshanbe Suri


Ci siamo quasi, sta per arrivare il nuovo anno. Tra due giorni si potrà festeggiare il 1389... anzi il 2569... no... sì... boh.

Ovviamente non sono impazzito e non sto dando i numeri. Mi sto semplicemente riferendo all'imminente arrivo del Nawruz, il capodanno persiano, la più grande e antica festività tradizionale iraniana e di tutti i persiani in giro per il mondo (non solo, viene celebrata anche da curdi, pasthun, afghani e azeri, e altre etnie ancora). E in quale anno stiamo per entrare? Non è così semplice.
L'Iran segue ufficialmente il calendario islamico solare, secondo il quale al prossimo equinozio di primavera scatta l'anno 1389 (a differenza della maggior parte dei paesi islamici, che seguendo il calendario islamico lunare data l'anno a venire al 1430).
Secondo invece la tradizione zoroastriana, molto più antica, risalente si dice a Ciro il grande, stiamo per entrare nel 2569.
Se non ho capito male, quindi, il nuovo anno inizia per tutti: non si tratta però di una festività islamica ufficiale, essendo nata in seno all'antica religione di Zoroastro, ma è una grande festa tradizionale.
Il mercoledì precedente (quindi l'ultimo mercoledì dell'anno) è chiamato Chaharshanbe Suri (mercoledì di festa) ed è stato due giorni fa (quando ho iniziato a scrivere questo post).
È anch'esso una grande festa. La festa del fuoco, la celebrazione della vittoria della luce (bene) sul buio (male). La gente si raduna per strada, canta, balla, e, cosa importante, accende fuochi.
È di buon augurio saltare il falò. Ci sono grandi fuochi che impegnano le doti atletiche degli uomini più giovani, e fuochi piccolini che addirittura i bambini possono superare.

Ieri sera la comunità persiana di Stoccolma ha organizzato una grande festa a Riddarholmen, e io ci sono andato. Avrei dovuto parteciparvi anche l'anno scorso, ma qualcuno ha dato fuoco al palco allestito in Kungsträdgården (pare senza particolari motivazioni), e la festa è stata spostata fuori città.
Guida della serata era l'amico Hatef, ansioso di riassaggiare l'"Ashe Reshte" la zuppa che viene servita tipicamente per questa festa, e per la quale aveva aspettato tutto l'anno.
Il piazzale di Riddarholmen era strapieno di gente, bandiere col tricolore iraniano sventolavano ovunque, dal palco contornato da luci, laser e persino enormi fiammate, si alternava musica di tutti i generi, dalla persian-disco al persian-reggae. Vari stand circondavano la piazza, e alcuni di essi erano chiaramente in polemica con l'attuale governo dell'Iran.
Hatef mi ha raccontato che ufficialmente la festa è bandita nel suo paese di origine, perché appunto richiama una tradizione religiosa non islamica e sotto una particolare ottica, considerando la grande popolarità che ha tuttora, viene considerata un pericolo per l’Islam stesso.
Ma la gente si raduna e festeggia lo stesso, magari non come si faceva una volta e senza pubblicizzarlo troppo in giro.

Io mi sono divertito. La zuppa era deliziosa. Ne hanno servita non so quanta, delle pentole alte come me, e mi sono entusiasmato a vedere per una volta la gente in fila alla maniera italiana, cioè tutti ammassati intorno allo stand. I persiani sono un popolo con cui abbiamo veramente molto in comune.

Ho fatto qualche foto e un filmatino e ora posto il tutto.




Ashe Reshte


Yang, Jingmei, Mathias e Hatef

Hatef che salta un fuocherello


martedì 16 marzo 2010

Oggetti smarriti


Trasferirsi in una nazione diversa da quella dove si è cresciuti comporta l'allontanamento da una serie di cose reperibili con molta maggiore difficoltà nel nuovo luogo di residenza, o non reperibili affatto, e di cui inevitabilmente si sentirà la mancanza. Essere in Svezia non rappresenta certo un'eccezione, nonostante Stoccolma (ad esempio) sia strapiena di ristoranti o negozi dedicati a prodotti tipici delle varie culture, e che spesso nei normali supermercati e grandi magazzini si trovi un po' di tutto.
Purtroppo non è sufficiente.

Com'è prevedibile, non è raro imbattersi in italiani che non sanno rassegnarsi alla perdita della cucina di casa, ma lo stesso accade (citando solo alcuni tra i numerosi casi personalmente riscontrati) a messicani privi delle "vere" tortillas, honduregni all'impossibile ricerca di particolari tipi di fagioli, thailandesi che non trovano le verdure che servono, indiani tristemente rassegnati alle spezie che non sono le stesse, francesi che vivono sognando quel particolare formaggio, ecc. ecc...

Parentesi: il carattere gastronomico di tutti questi esempi è voluto; non credano gli italiani di avere l'esclusiva del rimpianto dei cibi natii. È di certo vero che in Italia si mangia benissimo e, a detta di un po' tutti i palati, si mangia di tutto, in maniera ricca e gustosa, ma è pure vero che anche altrove ci sono buone cose, e soprattutto la cucina è spesso casa, e la mancanza del cibo è mancanza di casa. Per cui si conceda anche agli altri di disperarsi un po' ;)

Poi anche tra gli italiani c'è chi queste mancanze le sente di più e chi meno. Si va da chi da anni ogni mattina inizia la giornata rimpiangendo la qualità dell'espresso del bar, e su questo tono prosegue fino a quando va a dormire, a chi fa colazione con pomodori e formaggio infischiandosene allegramente.

Ma anche lasciando perdere il cibo, escludendolo volutamente dalla competizione dei rimpianti per manifesta superiorità, c'è tutta una serie di cose, all'apparenza minori e non così importanti, alla ricerca delle quali impazzisci, passando da un negozio all'altro, e ti trattieni a stento quando il commesso ti guarda attonito come se gli stessi domandando di comperare dei manoscritti alieni.

Vado qui a indicare tre clamorosi esempi, ai quali seguirà una proposta...

1) Calzini da uomo lunghi. Quelli corti tendono a scendere facilmente, e io odio quando accavalli le gambe e sbuca fuori dall'orlo dei pantaloni un pezzetto di gamba, spesso pelosa. Odio ancora di più quando la gamba è la mia. Odio quando il venticello rinfrescato dai 15 gradi sottozero di un tipico tiepido meriggio invernale penetra il pantalone da sotto e sale vorticando intorno al polpaccio nudo.
Ebbene qui è normale. Che si parli di calze di puro cotone, di calzettoni di spugna, di calze invernali di lana, sono tutte corte. Non proprio corte fino alla caviglia, tipo turista tedesco coi sandali a Cesenatico, ma comunque corte. Mi accontenterei di arrivare a metà polpaccio o poco più, ma non le trovo. Ho girato mille negozi. Nada. Due anni fa in un negozio di articoli sportivi, a dire il vero, ne avevo trovate e comperate 12 paia. Tornato nello stesso negozio ora mi dicono che non hanno idea di che cosa stia parlando, e se insisto vedo il commesso che con la coda dell'occhio cerca l'agente di sicurezza.
L'unico vantaggio che questa carenza comporta è per i miei parenti, che per le varie ricorrenze finalmente sanno cosa regalarmi con la certezza di farmi scaturire una lacrima di commozione sulle guance riarse dal freddo.


2) Detergente per pavimenti. Certo, anche qui i pavimenti li puliscono, ma a quanto pare si trova esclusivamente ipoclorito di sodio in soluzione, in pratica varechina pura, al massimo con qualche arometto silvestre o agrumato. Ora non è che si voglia fare gli schizzinosi e che si pretenda di avere la serie infinita di prodotti di vari tipo presenti in altri paesi, ma almeno qualcosa di diverso dalla candeggina+pino. Qualsiasi cosa impedisca a Giusi di sognare il Napisan di notte.


3) Alcol per usi alimentari. Qui la legge in maniera di alcolici è ferrea. Parecchie cose si possono trovare al System Bolaget, ma l'alcool alimentare no.
Ergo: o lo si imbarca clandestinamente in aereo (non si può, semplicemente perché è materiale esplosivo), o lo si ciula in laboratorio, o si decide di rimanere nella legalità e si rinuncia al limoncello fatto in casa.


Ora la proposta: mi è venuto in mente che potrei organizzare un piccolo sondaggino, dedicato a tutti gli italiani che vivono all'estero, Svezia o no...

Che cosa ti manca che da quando ti sei trasferito all'estero non trovi più? Di che cosa sei alla vana e disperata ricerca?

O ancora, durante una tua passata visita all'estero, che cosa ti sei stupito di non trovare sugli scaffali del locale ipermercato?

Ecco, scrivi qui un commento e vediamo che cosa salta fuori...

Tra l'altro si potrebbe riesumare il concetto di blog di servizio del piffero a me tanto caro. Scrivendo magari: "Ah, non trovo le scrocchiazzeppole rigate di Nonna Pina", qualcuno potrebbe rispondere: "Avevo il tuo stesso problema, ma poi le ho viste al Bar Sport di Sickla Udde".

Et voilà, ecco salvata l'atmosfera familiare e riportato un po' di patrio calore nel cuore dell'italico emigrante.




Oppure qualcuno potrebbe dirmi dove trovare quelle MALEDETTE CALZE!!!!!

lunedì 15 marzo 2010

rådjur på besök

ecco chi ci ha fatto visita qualche giorno fa... un capriolo! non è raro vederne qui intorno, ma a me non era ancora capitato, non in città. questo ha dormito nel boschetto dietro casa e si è svegliato mentre sorseggiavo il tè davanti alla finestra della cucina. mi ha rallegrato la giornata!


venerdì 12 marzo 2010

Il Festival della canzone svedese...



Ci siamo.

Tutti stanno contando le ore, i minuti, i secondi. La nazione freme, chi sarà quest'anno il vincitore?

Sto ovviamente parlando della finale del melodifestivalen l'evento musicale (e non solo) dell'anno. Roba che anche Sanremo impallidisce al confronto. Da settimane non si parla praticamente d'altro. TUTTI lo seguono: dalle finestre i televisori lasciano trasparire tutti gli stessi colori, nei pub il dj interrompe la musica a metà serata per lanciare il collegamento con il festival. Al ristorante camerieri e cameriere si aggirano per i tavoli vestiti a tema (coroncina dorata, finto microfono luccicante). TV ovunque, come per la finale dei mondiali.

E il successo è sempre crescente: nel 2002 vista l'immensa popolarità della competizione, si è deciso di passare dalla tradizionale formula a serata singola a una competizione ben più complessa.
Secondo le nuove regole, dopo una lunga serie di preselezioni, inizia la gara televisiva che dura cinque settimane ed è composta da un totale di sei serate. Si svolge per le maggiori città svedesi, e prevede varie sfide a due, una serata di ripescaggio, e una finale, tenuta a Stoccoma, al Globen (il famoso palazzetto dello sport sferico, sede classica dei più importanti eventi musicali e sportivi di Svezia). Domani sera, per l'appunto.

Grandi e piccini sono in trepida attesa.
Il vincitore del Melodifestivalen avrà il privilegio di rappresentare la Svezia all'altro grande evento musicale che coinvolge l'Europa intera (Italia esclusa): l'Eurofestival. Scegliere l'artista e il brano che rappresenteranno la Svezia all'Eurofestival è proprio il motivo per cui la competizione è nata, nel 1959.

Non so perché non ne abbiamo mai parlato nel blog in questi anni, di sicuro è impossible evitarlo, persino per strada le pubblicità sono a tema, e tutti gli anni, volenti o nolenti, ci cozziamo contro...


Pubblicità a tema dei dolcettini "Delicato" con tanto di riflettori
e paillettes

Quest'anno i conduttori sono Måns Zelmerlöw, Christine Meltzer e Dolph Lundgren (Sì, proprio lui!!! Ivan Drago di Rocky: "Ti spiezzo in due").


I tre conduttori

Måns è un cantante commerciale molto famoso qui in Svezia, idolo delle ragazzine, emerso con Idol (una sorta di X-factor) e giá concorrente in due passate edizioni del festival: nel 2007, quando arrivò terzo, esplodendo con la canzone Cara mia (tormentone dell'anno e ora quasi un "classico"), e nel 2009, quando, da vincitore annunciato si classificò alla fine soltanto quarto. Nel frattempo è stato il protagonista della versione svedese dei musical Grease e Footloose e ha pure partecipato al Ballando con le stelle locale.
Dai più (me incluso) è considerato commerciale e kitsch, ma sta di fatto che ha un gran successo e ha solo 24 anni.

Christine Meltzer è un'attrice comica televisiva, anche lei molto conosciuta, che ha partecipato a famose sit-com e programmi tv e che è spesso ospite in vari programmi.

Dolph Lundgren non ha bisogno di essere presentato. Al festival si è fino ad ora esibito anche in balli e canti e persino in una performance alla batteria, con risultati diciamo nella media... A prima vista fa un po' ridere e un po' tristezza questa cosa, ma non si può dire che il buon Dolph non sia una persona dalle mille risorse: due volte campione europeo di sollevamento pesi, karateka professionista (cintura nera di terzo dan), esperto di varie arti marziali, schermitore e pugile, è pure ingegnere chimico, laureato col massimo dei voti alla KTH di Stoccolma e, udite bene, vincitore di una borsa di studio totale al MIT, dove ha studiato per due anni prima di dedicarsi alla carriera di attore, rinunciando saggiamente alla ricerca.

Per domani sera non c'è un vincitore annunciato. Io non ne ho ancora guardato nemmeno un pezzettino, ma da buon cronista mi sono informato e ho scoperto che si parla molto di Eric Saade, giovanotto che piace alle ragazzine e alle mamme, e che gioca sull'ambiguità ragazzo/uomo. Memorabile la sua performance nella semifinale, conclusasi a sorpresa sotto una cascata d'acqua, stile Flashdance.



Altre papabili le "Timoteij", gruppo di quattro biondissime ragazze appena diciannovenni che hanno fatto fremere il cuoricino dei fanciulli e che normalmente mi si dice sappiano pure suonare, anche se al Melodifestivalen si scatenano nel più puro trash pop, come fanno anche tutti gli altri e come va tanto di moda qui.



Inoltre Darin, anche lui molto famoso, giovane e romantico, Peter Jöback, vera icona in Svezia, strafamoso ed entrato con la wildcard della SVT (la televisione distribuisce delle wild card per equilibrare la competizione e accontentare un po' tutti i gusti e le fasce di pubblico), Anna Bergendahl, lanciatissima dopo che è arrivata quinta all'ultimo Idol, Salem al Fakir, pianista pop molto amato, e Pernilla Wahlgren, la decana del gruppo, forse la più famosa, ma anche considerata ormai fuori età per vincere (classe 1967).

Di seguito vi riporto i link delle esibizioni dei vari cantanti citati, cosicché anche voi possiate farvi un'idea e scegliere per chi parteggiare.

E che vinca il migliore (o il più giovane, o il più carino, o il più furbo...)

Darin
Peter Jöback
Anna Bergendahl
Salem al Fakir
Pernilla Wahlgren


And the winner is...

Anna Bergendhal


Risultato un po' a sorpresa, ma, come si diceva, probabilmente anche l'eco della sua partecipazione a "Idol" ha pesato nella votazione.
Secondo, Salem al Fakir, che un mio personale exit-poll dell'ultimo minuto rivelava tra i favoriti, smentendo i dati da me raccolti e qui pubblicati. Ve l'ho detto, non sono un esperto della manifestazione e prima di ieri pomeriggio non ne sapevo niente :)

Il buon Salem era in testa (di poco) dopo il primo round di voti, quello della giuria tecnica svedese e di quella internazionale, novità di quest'anno. Nella finalissima con Anna, però, come spesso accade il televoto ha ribaltato la situazione.

Terzo, il favorito della nostra fonte (la signora Lizbeth, collega di ufficio), Eric Saade, che molti ora dicono sarebbe stata una scelta migliore per competere all'Eurofestival, più in sintonia con la massa degli ascoltatori europei.
Non dimentichiamo, infatti, che vincere l'Eurofestival rimane l'obiettivo principale, ben superiore al Melodifestivalen stesso. Soprattutto quest'anno che la finale si terrà in casa dei cugini norvegesi, campioni uscenti.

Se mi permettete un commento da non esperto e nemmeno da ascoltatore (stasera siamo andati a mangiare la pizza "da Luigi", e quello che trovate scritto qui è un riassunto di quanto appena apparso sui giornali :P), dopo una rapida visione dei filmati su youtube direi che ne esce nettamente ridimensionato il pop ritmato e da disco-pub che la fa solitamente da padrone in queste terre (due limpidi esempi, i due video precedentemente postati). Entrambi i brani finalisti, infatti, sono melodie sì semplici e orecchiabili (Al Fakir forse un po' meno a dire il vero), ma comunque diverse dal solito stile "disco anni '80", e anche dal piagnisteo disperato che ne è spesso l'unica alternativa. A mio parere comunque un'evoluzione rispetto a quanto si sente qui di solito. La ballata di Anna Bergendhal è carina e ascoltabile, forse un po' furbetta, ma che diamine...poteva andare molto peggio, ve lo assicuro.

Visto che non l'abbiamo fatto prima, mi pare giusto proporre ora la sua esibizione.
Onore alla vincitrice.



giovedì 11 marzo 2010

vinters slut

siamo agli sgoccioli dell'inverno, le giornate si sono allungate molto e il sole non si fa più desiderare troppo. ma ghiaccio e neve resistono.
ecco qualche scatto...



(per vedere le foto a tutto schermo, basta cliccare su play e poi sull'ultima icona in basso a destra del riquadro)

domenica 7 marzo 2010

Cozze e patate fritte

O meglio, si dovrebbe dire "moules et frites". Per quanto prepotentemente presenti nella cucina italiana (e chi come me viene dall'Adriatico ne è ben consapevole), le cozze sono anche uno dei piatti caratteristici di una non molto conosciuta gastronomia europea, specialmente nel loro abbinamento con le patatine fritte.
Mi sto riferendo, ovviamente, al Belgio. Nel centro di Stoccolma, a due passi dalla stazione centrale, c'è un ristorante/birreria (un po' più ristorante che birreria) belga. Ma belga sul serio, con tanto di bandiera fuori e nome rivelatore. Belgobaren.


Se siete amanti della birra belga, il posto è da non perdere. La varietà di birre alla spina è ottima, per non parlare poi delle innumerevoli birre in bottiglia a disposizione, con tanto di birra della settimana, e di menù degustazione (una selezione di birre servita in piccoli bicchieri).
C'eravamo già stati, ma ieri sera ci siamo tornati, accompagnati da Jacqueline e Gilbert, due cari amici canadesi, per assaggiare le famose moules et frites.
Vengono servite porzioni di cozze da mezzo chilo o da un chilo, e si può scegliere tra numerose ricette, diverse tra loro principalmente per il condimento con cui le cozze sono preparate.
Noi quattro, ovviamente, abbiamo voluto provarne quattro tipi diversi: alla marinara e alla trappista per Gilbert e Jackie, allo zafferano per Giusi, e io non ho saputo resistere alla tentazione di provarle alla salsa Hoegarden. Per ogni preparazione è suggerito un tipo diverso di birra.

A mio parere le migliori erano le più semplici, quelle che ha preso Gilbert (olio e un po' d'aglio, come si fanno da noi). Anche le altre erano buonissime, ma le varie gustose salsine tendevano a coprire il sapore delle cozze.

Devo dire che il posto non è tra i più economici di Stoccolma, ma non è nemmeno troppo caro. Oltre alle cozze, viene proposta un'ampia serie di piatti a base di crostacei e di frutti di mare, ma anche di carne. Alla cucina belga, che per ovvie ragioni la fa da padrona, si affiancano piatti della cucina tradizionale svedese, che non ho provato ma che mi dicono molto buoni.

Per il panorama gastronomico della città, un posto decisamente insolito, che può rappresentare un piacevole e gustoso diversivo rispetto agli onnipresenti ristoranti pseudo-italiani o alla classica carne con salse varie dei rimanenti locali.
Come prevedibile, è indispensabile prenotare, meglio se con un certo anticipo.

Belgobaren
Bryggargatan 12,
Stockholm City
tel 08-246 640



giovedì 4 marzo 2010

en svala gör ingen sommar

una rondine non fa primavera (estate, per gli svedesi), ma chissà che un nugolo di merli, cinciallegre, cinciarelle, ghiandaie, picchi muratori e verdoni non faccia almeno la fine dell'inverno...

merlo e merla (koltrast) sfidano le intemperie

















le cinciallegre
(talgoxe) sono le più ghiotte di semi di girasole





















le cinciarelle (blåmes) sono un po' più schive...


le ghiandaie (nötskrika) si avvicinano raramente alla finestra


i picchi muratori (nötväcka) sono i più curiosi e non hanno paura di niente,
neppure di bipedi umani armati di macchina fotografica


i verdoni (grönfink) si fanno vedere prevalentemente di pomeriggio


gli alberi qui sopra sono stati fotografati qualche giorno fa... sempre dalla finestra della cucina, la postazione da cui sono state scattate tutte le altre foto. è accanto alla finestra, infatti, che abbiamo messo la mangiatoia con i semi di girasole. davide ha dimostrato, poi, che i nostri amici pennuti sono ghiotti di riso soffiato, muesli e uva passa (senza zuccheri aggiunti, sia chiaro). i merli, inoltre, adorano le mele!

per gli appassionati, ecco il link di un sito in più lingue, fra cui svedese, inglese e italiano, dove trovare immagini, suoni e descrizioni di tutti gli uccelli che si possono avvistare in svezia. noi ci siamo divertiti!

lunedì 1 marzo 2010

Buon primo marzo!

Il tempo è sempre poco, le idee sono tante ma oggettivamente stiamo perdendo colpi con il blog, e ci dispiace molto.
In questo momento l'atmosfera a Stoccolma è particolarmente surreale. Siamo al primo di marzo, la sirena dell'allarme antiaereo sta cupamente avvertento la popolazione che lei è lì, pronta. "È solo un'esercitazione, lo sapete tutti. Ma, in caso occorra avvisarvi che qualcuno ha deciso di bombardare la città, io sono qui, pronta. Non succederà, ma in caso succedesse... eccomi. Non si sa mai... uomo avvisato..."
Il cielo è grigio, e le timide speranze dei giorni passati di vedere la fine di questo lunghissimo inverno sono state (letteralmente) raggelate dallo spettacolo iniziato questa mattina, e tuttora in pieno svolgimento. Quale?
Beh, ecco un paio di foto appena scattate col cellulare. Fresche, fresche ;)



E le foto non rendono nemmeno tanto l'idea. La tormenta di neve infuria.

Buon primo marzo,

Davide

mercoledì 27 gennaio 2010

Life is a Cabaret, old chum, Come to the Cabaret

Dopo un paio di settimane di indecisione, e dopo aver ascoltato le recensioni entusiastiche degli amici, ieri sera mi sono unito al folto gruppo di italiani che si è ritrovato al Blå Skåpet, un caffè a pochi metri da Medborgarplatsen, per il

CAbaret CAbinet BLEU

Assistere dal vivo a uno spettacolo di cabaret mi mancava, e mi sono proprio divertito. Assolutamente sopra le righe, com'è bene che sia, irriverente e allegramente sciocco, com'è bene che sia, lo spettacolo (quasi tutto in inglese) ruotava intorno alla figura del membro sicuramente più esperto (e notevolmente più anziano) del gruppo, Lars Jacob Demitz, per gran parte dello show in perfetta e sciccosa tenuta da drag queen. Gli si alternavano due cantanti e vari altri "performer".
Con qualche minuto di ricerca su internet ho scoperto che, com'era prevedibile, Lars Jacob è il regista dello spettacolo, e che ha un curriculum impressionante in Svezia e all'estero come scrittore, regista, autore, ecc. ecc...
In teoria sarebbe in pensione, ma quando gli va si lascia coinvolgere, come è successo in questa occasione.

Sono stati rappresentati sotto forma di sketch e parodie alcuni brani del repertorio di Mae West, altri tratti da West Side Story, e altro ancora. Alla regia musicale, nonché in scena con un paio di pezzi suonati dal vivo, il nostro amico Shep Gest, chitarrista e fondatore degli Aristocrats, band più volte citata nel blog.
Unico piccolo neo, il palco veramente minuscolo, dove faticavano a entrare più di 3 persone. Ma è stato divertente comunque.


Lo spettacolo del gruppo CabarEng viene replicato ogni martedì verso le 21.00, sempre nello scantinato del Blå Skåpet (angolo tra Götgatan e Folkungagatan). Ogni settimana lo show è in parte diverso. È assolutamente necessario prenotare, visto che i posti sono pochi. Per le prime settimane l'ingresso era gratuito, a scopo promozionale, da ora in poi costerà 100 SEK. Esistono volantini per l'ingresso omaggio per 4 persone che vengono distribuiti in varie occasioni.

Sono riuscito a trovare un video su youtube dello spettacolo di apertura. La qualità sia sonora sia video è decisamente pessima, ma rende l'idea. Da notare la parodia di "Blue Moon", canzone tradizionalmente presente in quasi ogni cabaret. In questo caso il "fine" gioco di parole è tra CAbaret CAbinet BLEU, ovvero CACA-Bleu, e il titolo dato alla loro versione del brano, e cioè "Blue Poo" (pupù blu).

E ho detto tutto.