giovedì 29 gennaio 2009

lagom...

... ovvero come vivere da patate lesse ed essere felici!

lagom /ˈlaːˌgom/ significa né troppo, né troppo poco. ma non è semplice tradurre con una sola parola quello che a detta di tanti è intraducibile in italiano, un aggettivo (e anche avverbio) che indica un concetto di sufficienza, moderazione, appropriatezza, convenienza e conformità insieme. un'ottimale condizione intermedia.

lagom è la forma mentis del medelsvensson, il mario rossi della svezia. è l'amico che si guarda bene dal darti troppe informazioni riguardo ai propri successi e allo stesso modo preferisce non sentirti dilungare circa i tuoi, di cui potrebbe anche essere un filo invidioso. lagom è la carne cotta al punto giusto. è l'atteggiamento di chi evita di mostrare troppo entusiasmo e anche quello di chi non si lamenterebbe mai a voce alta, nemmeno sotto tortura. lagom significa rifuggire qualsiasi ostentazione e rammentare di non ringraziare mai con troppa enfasi. è lo stesso design svedese (e scandinavo tutto), per certi versi. è l'esatta quantità di caffè da bere al fika aziendale del venerdì pomeriggio, la congrua porzione di purè che ci si serve in piena autonomia dalla zuppiera al centrotavola. è l'ospite che ti accoglie in casa propria senza invitarti a sedere e non perché preferirebbe vederti levare l'ancora quanto prima, ma perché ritiene sia doveroso lasciarti la possibiltà di scegliere. in fondo, lagom è la socialdemocrazia che si è fatta promotrice del cosiddetto modello svedese.

insomma, uno stile di vita ecosostenibile in cui tutti ottengono la propria parte senza prevaricare sugli altri. hmm, bello. e dico sul serio. ma se è vero che mi sono sempre sentita più lagom che individualista, l'idea a volte mi mette i brividi. che a essere lagom ci si tarpi un po' le ali da soli?


p.s. leggendo un bel blog scovato di recente, sono venuta a conoscenza di un nuovo concetto, a mio avviso in parte assimilabile a quello di lagom: la legge di jante. occorre solo capire fino a che punto la scandinavia si stia scostando dalla severità di questo codice e se sia un bene o un male...

mercoledì 28 gennaio 2009

World Pillow Fight Day

Stoccolma è città d'Europa. È anche città del mondo.

Lo si deduce, tra le altre cose, da una serie di importanti iniziative che coinvolgono i siti urbani dal maggior respiro internazionale.
Dopo una sola edizione, è già diventato un evento irrinunciabile il Worldwide Pillow Fight Day, organizzato dal Pillow Fight Club. Il successo del 22 marzo 2008 è stato tale che moltissime città (tra le quali Bologna) si sono organizzate e hanno riproposto la cosa in maniera autonoma, e che si è già fissata la data della seconda edizione mondiale, il 4 Aprile 2009.


Foto dell'edizione stoccolmese del 2007


Circa 25 città in tutto il globo hanno aderito e sono pronte a smazzuolarsi di cuscinate in contemporanea. Viene tutto deciso e organizzato tramite il passaparola, sia reale che tramite internet, e come per il Fight Club di Chuck Palahniuk, a cui gli incontri sono dichiaratamente ispirati (con la minima variante che invece di prendersi a botte ci si prende a cuscinate), bisogna osservare rigide regole:

1) Parla a tutti del Pillow Fight Club.
2) Parla A TUTTI del Pillow Fight Club.
3) Se qualcuno si lamenta o non ha il cuscino, non può essere colpito.
4) Tutti possono partecipare.
5) La battaglia inizia all'ora esatta stabilita - NON PRIMA.
6) Niente cuscini rinforzati o con oggetti all'interno.
7) Le battaglie vanno avanti fino all'ultimo.
8) Se è la tua prima volta al Pillow Fight Club, sarai invariabilmente impiumato.

Se qualcuno volesse organizzare l'evento nella propria città ed essere incluso nella lista internazionale, basta seguire le indicazioni del sito e comunicarlo al Pillow Fight Club. Per il momento nessuna città italiana lo ha ancora fatto, ma chissà...

venerdì 23 gennaio 2009

lars demian



så går det till.

l'avevo sentita dal vivo al folklore center di cui davide aveva scritto tempo fa e mi era piaciuta molto. come dire, o mangiar questa minestra o saltar dalla finestra...

giovedì 22 gennaio 2009

lisa ekdahl



è la scoperta musicale della mia serata casalinga (grazie, betulla!). davide è a milano per il nuovo progetto di cui si occupa al karolinska e io sono in partenza per århus. che bello abitare in scandinavia e poter pensare di fare un salto da mio fratello&ditte. non vedo l'ora di riabbracciarli!

mercoledì 21 gennaio 2009

brunnsviken är frusen!

è dai primi del mese che brunnsviken, il piccolo fiordo dietro casa che ho più volte attraversato in kayak, è completamente ghiacciato!

di ritorno da abisko, con 14 gradi sottozero a mezzogiorno ci siamo goduti una delle più belle passeggiate mai fatte a stoccolma, crack e rumori cupi provenienti da sott'acqua compresi.

su flickr ho pubblicato qualche foto di quella camminata e delle altre piccole escursioni degli ultimi giorni.

lo strato solido aveva sempre uno spessore di almeno una spanna, a giudicare dalle sottilissime spaccature che di tanto in tanto tagliano in verticale la lastra trasparente. e dato che il ghiaccio non è certo elastico, crepe e fenditure sono normale amministrazione. ma occorre essere più che cauti.

chi pattina per lunghe distanze non si sposta mai senza fischietto, rampini di sicurezza e funi galleggianti da lanciare ai compagni in caso di tuffo in acqua gelida. uno zaino in spalla fa da salvagente.

noi ci siamo avventurati in mezzo al fiordo solo perché decine e decine di persone lo stavano attraversando con tutti i mezzi possibili: a piedi, con i pattini, trainati dai propri cani, in bici, a vela, con passeggini o carrozzine al seguito. ma mai e poi mai ci saremmo fidati ad andare da soli!

il colore del ghiaccio è uno degli indicatori più affidabili quando si tratta di valutare la consistenza dello strato gelato (più è scuro, meglio è), ma i fattori da considerare contemporaneamente sono molti: spessore (di solito 10 cm bastano per sostenere una persona che cammina), eventuale presenza di neve, numero di bolle d'aria intrappolate sotto la superficie, correnti d'acqua che scavano sotto la lastra di ghiaccio, temperatura esterna, ecc.

l'emozione di spostarsi su uno specchio che riflette cielo e nuvole è grande, ma sconsigliamo vivamente di fare di testa propria. camminare sul ghiaccio non è mai sicuro al 100%!

in rete si trovano numerosi consigli e indicazioni, eccone una sintetica lista in inglese.

venerdì 16 gennaio 2009

68° 21' N,18° 49' E, norr om polcirkeln

(200 chilometri) a nord del circolo polare

c'ero stata da piccola, con la fantasia se non altro. eravamo alle medie e l'insegnante di geografia ci aveva chiesto di fare una ricerca sui biomi terresti. al mio gruppo era toccata la tundra. distese di ghiaccio abitate da renne, volpi artiche, orsi polari... che viaggio! chissà, forse è nata lì la mia passione per le regioni più fredde del pianeta.

non che disdegni barriere coralline o deserti, al contrario, ma so che a camminare in mezzo al bianco spazzato dal vento artico mi troverò a mio agio (con l'abbigliamento giusto, s'intende).

la nostra meta per le vacanze di fine anno è abisko (ábeskovvu in lingua saami settentrionale), un villaggio a 1506 chilometri da stoccolma, non proprio dietro l'angolo. una manciata di casone di legno, un rifugio montano, una stazione scientifica e un supermercato-farmacia-posta che ha il compito di soddisfare le necessità di tutta la popolazione, per esigua che sia (ottantacinque abitanti in tutto). non manca però una grande scuola, che immagino raccolga scolari di diverse età provenienti anche dai paesini limitrofi.

il fascino di questo anonimo centro abitato, altrimenti uguale a mille altri sperduti nelle zone rurali o boschive della svezia subpolare, è la latitudine e, di conseguenza, la natura e i fenomeni che lo circondano. e qui torniamo alla tundra artica, terra di muschi, erica e licheni in estate...

... e distese di neve sferzate dal vento in inverno.





ci guadagnamo la meta dopo 18 ore sul treno
notturno che collega stoccolma a narvik, in norvegia. cuccette pulite e un ristorante degno di agatha christie, per l'arredo almeno.





lapporten, dall'abisko fjällturer

ed ecco lapporten, il simbolo della lapponia svedese, la porta settentrionale per la regione dei saami, da sempre punto di riferimento per le popolazioni nomadi al seguito delle mandrie di renne. ma lapporten è anche la vista su cui si affaccia il nostro ostello, l'abisko fjällturer: stanze semplici e calde, bagno in comune, cucina attrezzata e una sauna con stufa a legna in grado di lenire qualsiasi dolore muscolare (e ne avremo). a pensarci, sento ancora il profumo balsamico dell'acqua versata sulle pietre ardenti e i crampi ai piedi per il freddo durante il benefico massaggio con la neve, a meno dieci. non ci si crederà, ma l'effetto rinvigorente è senza pari.











falò di fine anno


delusi all'arrivo per la scarsezza di neve e le temperature sopra la media stagionale (che fine ha fatto la mia tundra?), siamo subito rallegrati da una nevicata che durerà, salvo qualche intervallo, per quasi tre giorni. örjan, il proprietario dell'ostello, svedese del sud trapiantato con i figli in terra saami per amore della natura e dei grandi spazi, ce lo dice subito: "non temete, farete la vostra gita in slitta!" non aspettiamo altro.



il tour in barca a narvik per vedere le orche nell'ofotfjorden salta per il maltempo, ma almeno c'è neve in abbondanza per ciaspolare fino al lago torneträsk e lungo la rallarvägen - il sentiero della ferrovia - fino all'abiskojokka, un torrente che sfocia nel lago dopo aver attraversato uno splendido canyon.
















insieme a christian e antonella, due amici conosciuti in ostello, riusciamo anche a percorrere qualche chilometro con gli sci da fondo lungo il famosissimo kungsleden, il sentiero per eccellenza sogno di tutti gli appassionati di trekking, un percorso di 425 km che parte proprio da abisko verso il kebnekaise, la montagna più alta del paese, e oltre, fino a hemavan.

non vediamo lemming né ghiottoni, men che meno orsi o volpi artiche (e neppure ce l'aspettavamo), ma le renne sì! sotto la neve e nel silenzio del parco nazionale di abisko, con aria mansueta masticano rametti secchi in un recinto dall'aspetto provvisorio. sono centinaia di capi.

al ritorno in ostello scopriamo da tomas, la nostra guida per la gita dell'indomani, che i saami le hanno radunate per l'imminente vendita. questo comporta una deviazione rispetto al solito percorso con la slitta, forse per non disturbare le renne o per non far diventare matti i cani.

già, i cani. la muta di tomas è il fiore all'occhiello dell'abisko fjällturer. hanno più di cinquanta husky e sono a disposizione per brevi giri nel parco, gite di un'intera giornata ed escursioni di più giorni a prezzi ragionevoli.

il nostro tour durerà qualche ora, finché avremo luce. partiamo dall'ostello alle nove, ma è ancora notte, nevica e tira vento. mentre tomas ci illustra come imbragare i cani, guidare la slitta, curvare, schivare gli alberi e le rocce, e frenare in discesa per non investire i quattrozampe, loro non stanno nella pelle e dai recinti richiamano la nostra attenzione con salti e uggiolii. ne avremo quattro a testa e la loro disposizione non è affatto casuale, c'è una lista preparata da örjan il mattino stesso... che io giustamente dimentico in camera. ehm... hale e fjäll vanno bene davanti, vinci e flinga sono bravi a chiudere la fila. chi toccherà a me? non ricordo i nomi dei 36 cani che ci accompagneranno, so solo che i miei si fanno bardare docilmente e rispondono festosi alle mie abbondanti coccole. solo il capo è più ritroso, mi osserva seduto sul tetto innevato della cuccia, lo sguardo tra il fiero e il remissivo. già li adoro, i miei compagni. hanno attraversato il parco mille volte, sanno bene che cosa li aspetta e non vedono l'ora di partire.

davide ha appena imbragato i suoi cani

che fatica! gli husky sono perfettamente a loro agio, io un po' meno, ma sono felice come una pasqua. i fattori da considerare sono numerosi: velocità, pendenza del terreno, arbusti, sassi, curve... entrano in gioco l'equilibrio, la forza fisica, la resistenza al freddo, la capacità di anticipare le mosse dei cani e di mantenersi al proprio posto. bisogna stare in fila indiana, infatti, ma non è così semplice. i cani cercano di superarsi a vicenda e vanno veloci. ogni tanto si voltano a guardarmi, forse per assicurarsi che non li metta sotto, ma piuttosto andrei fuori strada. detto fatto. curva a gomito e cado sbattendo contro un tronco. ho neve dappertutto e i cani che si sono sganciati dalla slitta stanno correndo a briglia sciolta verso la ragazza davanti a me, che riesce ad afferrarne i finimenti. andreas, il fratello di tomas che per sicurezza ci segue a distanza in motoslitta, mi aiuta a ripartire. siamo a dieci gradi sottozero, sono madida di sudore e sorrido beata.

























il resto della giornata ci vede impegnati in arrancate in salita per aiutare i cani, ripide discese con i piedi fissi sul freno, rettilinei esaltanti, un giretto su un piccolo lago ghiacciato e una sosta in mezzo al parco per riprendere il respiro e riscaldarci con un po' di tè caldo al miele.


davide, da svedese qual è sempre stato, non sente neppure freddo. io, dopo tre ore di marcia, ho qualche problema al piede sinistro, ma il piacere è troppo grande per lamentarsi. in cielo compare anche qualche raggio di luce. e se il sole passa dall'alba al tramonto senza mai comparire sopra l'orizzonte, tutt'intorno è una morbida esplosione di azzurri, lilla, rosa e blu.



rientriamo sani e salvi alla base e accettiamo con orgoglio i complimenti dei nostri due accompagnatori, soddisfatti dei nostri risultati su un percorso più difficile del solito.

un'esperienza davvero memorabile, come la sorpresa avuta quella stessa sera. mentre usciamo per andare a cena nell'unico ristorante del paese, aperto solo per noi e un gruppo di spagnoli arrivati per scalare le cascate ghiacciate del canyon, örjan pronuncia la parola magica: norrsken, un'aurora boreale che attraversa il cielo fondo di abisko. è un evanescente lenzuolo verde che pare steso su un filo chilometri e chilometri sopra di noi e i cui lembi inferiori, scossi dal vento, sfiorano la volta nera del villaggio.

"vide, lei, le valchirie / venire da lontano, / pronte a cavalcare / verso il popolo dei goti *", questo forse pensavano i norreni un migliaio di anni fa davanti allo spettacolo delle luci del nord. e se i vichinghi avevano la poesia dalla loro, in mancanza della scienza, chissà quale fu l'inesplicabile spavento e meraviglia dei primi abitanti della terra...


* da "la profezia della veggente", edda poetica, opera di un poeta islandese della prima metà del x secolo.


qualche informazione pratica per chi come noi sente il richiamo del nord

dove alloggiare ad abisko:
abisko fjällturer, economico e sempre aperto. organizza tour in slitta anche per chi non è ospite dell'ostello. dispone anche di camere doppie e di una bellissima sauna. a due passi dalla stazione di abisko östra.
abisko mountain lodge, organizza corsi e tour con gli sci da fondo; chiedete a loro per il ristorante.
abisko mountain station, aperto solo in certi periodi dell'anno. isolato dal villaggio, dispone di un piccolo negozio di generi alimentari, pub e ristorante.

come arrivare ad abisko:
treno o aereo (sas e norwegian airlines hanno un volo diretto da stoccolma per kiruna, di solito a prezzi decenti. con gli orari in vigore, occorre passare la notte a kiruna per poi prendere il treno per abisko - 1 h 15 min circa).

per la gita a narvik che abbiamo saltato, rivolgersi alla mountain station. organizzano tour in barca nel fiordo con partenza in autobus direttamente da abisko.