lunedì 26 maggio 2008

rapsolja

olio di colza.

non è certo la prima volta che se ne parla. l'europa dipende fortemente dal petrolio mediorientale, ma i paesi del nord sono costellati di campi gialli. sorvolando scania e selandia, come mi è capitato di recente, sembra quasi che gli scandinavi non coltivino altro. mica ci condiranno soltanto l'insalata...

è di questi giorni la controversa campagna dei flygbussarna, che dalle città portano agli aeroporti di tutto il paese, attraversando sterminati campi di... colza. i pullman vanno a olio vegetale. perché costa molto meno del gasolio, inquina il 98 - dico 98! - per cento in meno e ha prestazioni e consumi identici. io aggiungo che i fiori di colza sono pure belli da vedere!

sui cartelloni incriminati, ragazzini che bevono direttamente dalla pompa della benzina. sono rimasta colpita anch'io, quando li ho visti in metropolitana. ma da lì a pensare che a qualcuno venga voglia di bere il carburante...

per caso ho una considerazione troppo alta dei bambini?

venerdì 23 maggio 2008

om att ta av sig skorna

sul togliersi le scarpe.

l'abbiamo già scritto, da qualche parte. in svezia, prima di entrare in casa, ci si toglie le scarpe.

o meglio, non è come in giappone, dove se disgraziatamente manca lo scalino che divide l'ingresso dal resto dell'appartamento gli ospiti si trovano nell'imbarazzo di doversi scalzare già sul pianerottolo del condominio. i nipponici si tolgono le scarpe anche per entrare al ristorante e in certi musei. e pare addirittura che usino pantofole ad hoc per andare in bagno (e parlo dei servizi con la toilette, non di quelli con la vasca).

gli svedesi sono più flessibili. varcano la porta d'ingresso e lasciano le calzature in qualche angolo dell'anticamera, l'ordine o il disordine della disposizione dipenderà unicamente dal grado di meticolosità del singolo, non dalla rigorosità collettiva. dopodiché si sentono liberi di zampettare sul parquet di casa.

nell'ultimo anno abbiamo invitato tutti i nostri ospiti, genitori compresi, ad aderire alla comoda pratica. già, perché a casa in italia si usano quasi sempre le scarpe. certo, le pantofole non mancano. ma, a parte qualche eccezione, mai ci si sognerebbe di chiedere a un ospite che capita in casa per qualche ora di entrare scalzo (ma perché no, poi?).

gli scandinavi lo fanno senza neppure pensarci, forse per praticità, per evitare di sporcare il pavimento con le scarpe bagnate di pioggia o neve, per non infastidire il vicino del piano di sotto, per sentirsi più liberi. non so. mio fratello, ormai per metà danese, cammina scalzo anche sulle fredde piastrelle italiane. sembra persino che gli svedesi abbiano le scarpe più adatte per lanciarsi nell'impresa liberatoria, senza lacci né cinturini. fatto sta che qui anche l'idraulico o l'assicuratrice lascerà scarponi o ballerine sullo zerbino, è successo proprio oggi. ma la cosa che più mi sorprende è che lo facciamo anche noi, immigrati mediterranei. francesi, spagnoli, italiani, greci, croati... accettano tutti di buon grado. anzi, basta avere un personnummer ed ecco che diventa automatico! strano, ma vero.

(diamo a cesare quel è che di cesare: la prima foto pubblicata in questo post è tratta da questo sito; la seconda, è presa da qui).

venerdì 16 maggio 2008

Sicilia

Dopo un secolo o forse più, torno a farmi sentire con un mio post. Oggi sono qui in casa, aspettando l'arrivo di Lorenzo, che dovrebbe farsi vivo a minuti, e ho del tempo per scrivere anch'io un breve resoconto sul viaggio in Sicilia. Lo so, ne ha già parlato Giusi, e in più è anche passato un po' di tempo ormai. Ma siccome il blog è mio, ho l'incredibile lusso di poter fare quello che mi pare :)
Prima di tutto, la cosa più incredibile è come, pur essendo passati molti anni dall'ultima volta che ci eravamo visti, sembrava non fosse passato neppure un minuto. Siamo stati accolti da Sofia, Raffaele, Lia Chiara e Francesco in maniera splendida, e la loro casa è diventata anche casa nostra. Appena arrivati, una bella granita al latte di mandorle fatta in casa. E poi vai di piatti tipici (pasta alla norma, pasta con le sarde, melanzane a coppiette, ecc. ecc.), visite guidate per la città (lo sapevate che a Catania esiste una spettacolare "Antica Friggitoria", che è antica sul serio?) e in giro per la provincia (la bellissima Siracusa, Noto, Modica).
L'occasione era di quelle particolari: la cresima di Francesco, che incredibilmente dopo tanti anni ancora ha una buona opinione di me, così buona che ho avuto l'onore di fargli da padrino. Le parole che ha detto alla cena di festeggiamento con i parenti e gli amici mi hanno commosso...
Non mi dilungo oltre, visto che purtroppo per voi non sono vostri parenti ma i miei, e quindi non avete la fortuna di conoscerli.

I momenti belli e allegri sono stati tantissimi: aggiungo ancora qualche commento corredato di foto, evitando di proposito di inserire quelle che contengono parenti o amici, a cui purtroppo non ho avuto tempo di chiedere il permesso per la pubblicazione on-line.


1. Gita alla Necropoli di Pantalica.
Io la conoscevo già bene, Giusi no e se ne é innamorata.
C'è stato anche il mitico Alberto Angela, e se non sbaglio, come a noi, anche a lui Pino ha fatto da guida. Attenzione, stiamo parlando dell'Età del Bronzo, non di una delle comunque belle ma numerosissime necropoli bizantine presenti dappertutto in Italia (tra l'altro anche nella stessa Pantalica). Quindi Preistoria, di sicuro a partire dal 13 sec. a.C., per alcuni molto prima. Homo Sapiens e forse, sempre per alcuni, anche Neanderthal. By the way, è iscritta insieme a Siracusa tra i Patrimoni dell Umanità dell'UNESCO

In mezzo a una campagna arsa e brulla, infuocata dal sole, l'Anapo scava nella roccia un'oasi verde e fresca. Acque gelate, pesci, uccelli, fiori e piante rare. Alle ripide pareti di roccia che isolano questo piccolo paradiso, centinaia e centinaia di tombe, grotte scavate in posizioni impossibili.
Siamo scesi lungo una parete grazie a un sentiero nella roccia, abbiamo attraversato il fiume, risalendo poi dalla parte opposta. Completamente fuori forma fisica, arrancavo per il percorso disagevole (parte del fascino del luogo deriva proprio dalla difficoltà, ma nemmeno troppa, di arrivarci), sorpassato e distanziato dai bambini che componevano il gruppo, e per i quali fino a pochi minuti prima mi ero inutilmente preoccupato. Senza fiato per lo spettacolo antico e per l'ipossia in agguato, mi lasciavo nuovamente trasportare dalla mia macchina del tempo mentale in un viaggio semi-onirico (quanto basta a non cadere di sotto) nitido e dai contorni indefiniti al tempo stesso.
L'improvvisa attività fisica, una volta oltrepassato il momento critico di rischio infarto, ha fatto sì che il mio capace e spazioso stomaco digerisse le tonnellate del meraviglioso cibo preparato, cucinato e infornato precedentemente introdottovi, e descritto al punto seguente


2. Pranzo alla Braria.

La campagna di Francesco, Mariarosa, Beatrice e delle loro famiglie. Esattamente come me la ricordavo tanti anni fa. Loro non sono cambiati per niente. A parte il fatto che i loro figli, all'epoca una schiera di bambini vocianti, sono alti quasi come me ora, e ad essi si é aggiunta una seconda schiera di fratellini più piccoli.
Forno a legna acceso: le cugine e le zie preparavano di tutto, Francesco che infornava pizze e 'mpanate... Voci, rumori, risa. Bimbi che giocavano con cagnolini felici. Nero d'Avola prodotto da Pino, fresco di ombra fredda, stappato e versato. Brindisi. Giusi che ride, girandosi a destra e sinistra e capendo la metà di quello che viene detto, il piatto riempito di continuo dai parenti. Uno spettacolo. Una giornata che ripaga da mille stress lavorativi.


3. Miele, che passione.

Il paese di Sortino (Siracusa), oltre che per la vicina e già citata necropoli di Pantalica, è una delle Città del miele. Una tradizione antica, quella del miele, che fortunatamente è stata mantenuta in vita e sapientemente gestita fino ad oggi. Non mi aspettavo di trovare Beatrice impegnata in questa attività ("In Sicilia Sortino c'è" è il nome dell'azienda agricola). Ergo, gita a vedere le arnie: Indossati maschera e guanti, osserviamo e ascoltiamo interessati (potete immaginare Giusi, con la sua sfrenata passione per tutto ciò che riguarda gli animali) Carmelo che ci illustra la vita sociale delle api e per far questo è costretto anche a beccarsi parecchie punture sulle mani.
Poi, visita al laboratorio dove tocchiamo con mano come i prodotti dell'apicoltura vengono trattati e confezionati, in maniera che più naturale di così non si può.
Oltretutto veniamo abbondantemente riforniti di miele di zagare, millefiori, propoli, polline e chi più ne ha più ne metta, ad addolcire le nostre colazioni stoccolmesi.


4. Varie ed eventuali.

Mille altri momenti. Le storie sulla festa di Santa Sofia di nonna Lia, le chiacchiere con l'uccellino Cocco (il grido "Cocco, cocco" rimbalza ancora tra me e Giusi nei momenti di follia), la festa della cresima di Francesco di cui ho già parlato, la visita notturna ad Acicastello e Taormina, la festa del cioccolato di Modica, il tramonto che colora di arancio i palazzi barocchi di Noto, il chiassoso mercato del pesce di Catania, tutti i luoghi mostratici da Raffaele, lo spettacolare Etna, la visita alle Zia Rosa e Sara (ecco questo meriterebbe non dico un post, ma un racconto a sé), le chiacchiere con Sofia... ecc.


5. Catania e Siracusa. La Sicilia.

Per quanto mi ci impegni, non potrò mai illustrare come merita e come sento le meraviglie di questa regione e della sua gente, che è parte di me e delle mie memorie di bambino e di adolescente. Legatovi dalla nascita e per tutta l'infanzia con l'anima da persone che non ci sono più, legatovi oggi da un filo che non si è spezzato e che dopo tanti anni è più saldo che mai, e sta tutto nel profumo dei limoni che mi sono arrivati ieri per posta e che ha invaso la mia stanza a 2500 chilometri (in linea d'aria) di distanza.
Grazie ancora a Sofia e Raffaele, non dico altro.
Un bacione anche a Lia Chiara e al mio Francesco. Ps: ci vediamo presto.