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martedì 28 novembre 2017

Punto e a capo.


Disclaimer: nel post seguente utilizzerò il blog per riflessioni personali, che probabilmente a eventuali lettori risulteranno prive di interesse. Nonostante sia il diario introspettivo una delle ragioni di esistere dello strumento blog, non è un approccio che abbiamo qui mai adottato, nè io nè Giusi. Questa eccezione è motivata dalla voglia di fermare nel tempo, più per me stesso che per gli altri, questo preciso momento. Sotto questo punto di vista l'annuncio in rete, teoricamente visibile da chiunque, nello spazio e nel tempo, incluso il futuro me, è il mezzo perfetto. Quella che segue è una piccola introspezione, onesta, sincera, senza veli né imbarazzi. Facile che risulti noiosa o insulsa.


Estate 2017. Proprio quando le cose della vita sembravano avviate verso un felice e per nulla monotono ripetersi, pieno di quotidianità, di lavoro, e di periodici e programmati stimoli in ambito intellettuale e sociale, proprio quando tutto cominciava ad avere un senso, di colpo la botta, lo scossone, il deragliamento. Tutto insieme, a inizio estate 2017.

Quando da ragazzino mi divertivo a coniare "aforismi", saltai fuori in un'occasione con: "Per lunghi momenti non succede nulla, e poi tutto succede nello stesso momento". A parte la grammatica un pochino sacrificata alla musicalità della frase, è azzeccato, ora più che mai.
A inizio estate 2017 è cominciato a piovermi addosso di tutto, da qualunque parte. Quasi tutto quello su cui mi appoggiavo ha iniziato a tremare, a spostarsi, a rivelarmi una parte fino ad allora nascosta che presupponeva un cambio di relazioni, un reset e restart. Un punto e a capo.

Non è mia intenzione riportare la cronaca dettagliata di tutti gli avvenimenti, la mia catarsi l'ho già compiuta (beh, la sto compiendo) e abuserei (qui sì) dello strumento e della pazienza del lettore (incluso il futuro me stesso).

Fatto sta che sono ripartito (beh, sto ripartendo). Non è semplice, per nulla, sono sempre stato abituato a decidere tra opzioni ragionevolmente sensate, tant'é che nelle poche occasioni in cui la decisione era imposta e contrastante i miei desideri ho seriamente sbroccato. Ma eccomi qua. A formare una nuova persona, totalmente diversa. Cercando di incanalarvi dentro, nella sua costituzione, qualcosa di quello che credo di poter fare, che mi diverte fare.

Il mio quasi-nuovo quasi-me ha un altro lavoro, che assomiglia a quello di prima, ma che non lo è nei suoi aspetti fondamentali. A inizio estate 2017 le saracinesche del posto di lavoro si sono abbassate di colpo, senza preavviso, lasciandomi chiuso fuori, con l'unica opzione di emigrare ancora, cambiando la vita mia e dei miei familiari che proprio ora si era assestata, o rimanere potenzialmente disoccupato, con oltre la bimba di tre anni, un nuovo bimbo, appena arrivato, piccolo piccolo.
Il bimbo, sì. A inizio estate 2017 è nato Luca. Fantastico. Con una grinta da boxeur e una gioia francescana innate. Quando ti nasce un figlio, il cervello ti si riorganizza, crea nuovi percorsi, e per un po' si destabilizza. Figuriamoci se hai appena perso il lavoro.
A inizio estate 2017 ho passato un mese con Annika, la primogenita, spesso da soli, noi due. Un mese faticosissimo, estremamente impegnativo, ma fantastico (specie se visto col senno di poi). La bimba è un fenomeno, un fiume in piena, esige stimoli continui e profondi, si abbevera senza limiti. Per uno come me, patologicamente curioso e interessato, è un invito a nozze. Giornate intere (letteralmente) e consecutive ad analizzare, capire, esaminare. Estenuante.
A inizio estate 2017, a circa sette anni dal suo inizio, si è conclusa la mia avventura nel mondo del teatro. Dopo uno spettacolo faticoso (e che ha messo alla prova la pazienza di chi mi stava intorno, dentro e fuori scena) ma estremamente appagante, mi sono ritrovato inaspettatamente fuori dai giochi. Ora, non posso dire che il teatro fosse la mia vita, purtroppo. Ma quel "purtroppo" dice tutto. Sin da bambino, timido e impacciato, ho sempre sognato di recitare, vivere altre vite, di imparare ad emozionare e facendolo emozionarmi. È una cosa che non si può improvvisare, e va fatta per bene. Cominciare a farlo mi procurava immensa gioia, e non nascondo che il teatro era ben di più che una maniera per staccare. Una bella botta. Figuriamoci se hai appena perso il lavoro e ti è appena nato un figlio.

Beh, il succo si è capito, come detto non riporterò tutto qui. A inizio estate 2017 è successo altro ancora, in genere delusioni, qualcuna, bruciante, riguardante amici, ma la situazione complessiva ce la si può immaginare.
Insomma, per uno cronicamente incapace di decidere e perennemente afflitto dal ripensamento e dal dubbio non è per nulla semplice. Soprattutto se hai 48 anni e da venti sei sotto cure mediche per depressione cronica.
È una variabile importante l'età. Sono sempre stato ossessionato dal trascorrere del tempo, e a quest'età l'ossessione non è nemmeno più un' ossessione, quanto un punto fermo con il quale fare i conti.

Che ho fatto allora? Beh, innanzitutto quello che mi riesce meglio, procurarmene altro, di tempo, E ce l'ho fatta, egregiamente direi. Sono riuscito a conquistarmi 8 mesi prima di decidere se impacchettare tutto, una volta ancora, ed emigrare. Tre sono però già passati senza che nulla sia stato ancora deciso, ma erano necessari per fermarmi, mettere i piedi a terra, fare il punto della situazione e organizzarmi praticamente nelle cose di vita quotidiana. E non è stato per niente semplice e riposante. Anzi.
Ora devo andare avanti, però, ora è il momento di cambiare marcia.

Ho un nuovo ufficio, che è il bar alla mattina e la biblioteca di quartiere il pomeriggio, dove lavoro su un piccolo portatile, viaggio una settimana al mese per l'europa, di giacca  e cravatta vestito. Chi l'avrebbe mai detto?
Scrivo. Poco e con fatica, ma scrivo.
L'idea iniziale era di continuare da solo con il teatro, o perlomeno di trovarne un surrogato. I progetti, credo anche abbastanza interessanti, che avevo ideato sono per il momento chiusi nel cassetto. Come detto, è una cosa che va fatta bene, e per vari motivi non sono in grado di farlo, non da solo. Per il futuro vedremo, anche se la decisione è più o meno presa; per ora mi dedico alla scrittura, un mio altro grande amore trascurato e dalle caratteristiche per molti versi opposte.
Ho avuto l'opportunità di congedarmi dal teatro con un ultima piccola cosa, e questo è stato molto importante, anche se un po' triste. Perlomeno sapere che quella è, anche se forse non per sempre e solo in potenza, chissà, l'ultima volta in cui si abbassa il diaframma, si riempiono i polmoni e si entra in scena, ha tolto un bel po' dell'amarezza che avevo in corpo. È stato un congedo conscio, in maniera da eleborare il mio piccolo lutto.
Ora andiamo avanti.
Ho completato e sistemato due racconti, ne sto finendo un terzo, e buttato giù le trame di altri. Onde non invadere questo spazio, se ci riesco partirò con un'idea che ho in mente da tempo, un altro blog dedicato alle storie, vere, che reputo interessanti raccontare (il titolo mi è stato rubato da una serie TV, mannaggia, ne devo trovare un altro).

Insomma, i pezzi, lentamente e faticosamente stanno iniziando a sistemarsi. A fine estate il filo della spada di Damocle si è notevolmente irrobustito, gli esami hanno dato esito negativo, e dopo cinque anni sono da considerarsi clinicamente guarito. Questo ti aiuta a rimettere le cose nella giusta prospettiva. Voglio dire, se sei sopravvissuto al cancro, puoi sopravvivere anche ad altro no? E se si dovesse cambiare paese, si cambierà, amen. Se si dovesse fare tutt'altro lo si farà, bòna lè. Se si dovesse ricominciare daccapo, si ricomincerà.
Punto e a capo.



martedì 1 dicembre 2015

Mettiamo la testa a posto

Questo post è stato scritto qualche settimana fa, quando la notizia è apparsa sui media, ma trovo il tempo di completarlo e pubblicarlo solo ora.
Inizia così:

Voi ci avreste creduto?
Io no.
Pensavo che la sua fosse una sparata, gli concedevo anche la buona fede. Tutt'al più, ho pensato, si tratta di un esercizio intellettuale, una provocazione che al massimo potrebbe sfociare in una nuova linea di ricerca...

Sto parlando di quanto ho riportato e descritto due anni fa in questo articolo qui. È impossibile riassumerlo tutto ora, per cui se ce la fate vi consiglio di leggerlo, ci sono un sacco di notiziucce carine.

Se non ce la fate, dovete accontentarvi della frase 'uno scienziato italiano dichiara di aver trovato il modo di trapiantare la  testa', che, riconoscetemelo, per quanto d'effetto non è molto informativa...

Allora? Letto tutto? No? Lo supponevo...
Vabbè, fa lo stesso...

Si chiama Sergio Canavero, è il direttore del centro di neuromodulazione avanzata dell'ospedale Molinette di Torino. Un tipo vulcanico, determinato, provocatore, sopra le righe. Affettuosamente, un pazzo.
Lui sostiene che, con l'aiuto di un nuovo tipo di molecole recentemente scoperte, sia possibile portare a termine la parte più difficile dell'intervento (fino ad ora considerata impossibile), quella di collegare il sistema nervoso centrale. Ha spiegato, motivato, e pubblicato il tutto.
Però lui stesso sembrava fermarsi lì, a una possibilità teorica, da effettuarsi in futuro...


Ma quella che ai più benevoli sembrava una boutade e a tutti gli altri una presa in giro con fini dolosi, e ora ricomparsa qualche giorno fa sui giornali internazionali.

Si stanno preparando per l'intervento. È stata fissata anche una data indicativa, abbastanza vicina, il 2017. E un luogo: la Harbin Medical University, nel nordest della Cina. (va detto che la legislazione di molti paesi, tra i quali l'Italia, non permetterebbe nulla di simile..)
È successo che, come vi avevo anticipato, Canavero non era il solo a portare avanti questa ricerca. A seguire le sue teorie i suoi risultati un'equipe cinese guidata dal dottore Ren Xiao Ping ha pubblicato uno studio in cui una parte dell'esperimento è stata realizzata su dei topi. Questo studio.
Ora Canavero e Xiao-Ping stanno portando avanti i passi successivi necessari perché l'evento finale si realizzi. Stiamo parlando di una serie di prove, esperimenti, che si dovranno tutte realizzare con successo prima di giungere al trapianto di testa umano.





Ma rimane il fatto che il progetto è effettivamente partito.

Nel frattempo si è trovato anche il paziente: Valeri Spiridonov, un programmatore russo ammalato della malattia di Werdnig-Hoffmann, una grave sindrome degenerativa, che si è candidato per l'intervento. Spridonov si dichiara assolutamente non interessato a problemi etici. non aderente a nessuna religione, sostiene che in ogni caso qualsiasi Dio dovrebbe vedere solo di buon occhio ogni mezzo in grado di salvare vite e curare gravi patologie.




L'intervento dovrebbe coinvolgere circa 150 Chirurghi, durare circa 36 ore e costare circa 11 milioni di dollari. Le probabilità di riuscita sono estremamente basse, e se anche se tutto andasse bene, il paziente dovrebbe essere tenuto perfettamente immobile in situazione di coma per varie settimane.

Insomma, ora la cosa inizia a farsi più seria e la comunità scientifica è essere spaccata in due, il che è un notevole cambiamento se si pensa alle risate di un anno fa.
I due scienziati lo hanno comparato al primo trapianto di cuore, sia per il clamore e le perplessità suscitate, sia per la portata del risultato scientifico.

Sconcertati? Spiazzati? Turbati?
chi lo sa? Forse la cosa si farà davvero. Forse tra 50 anni, 30 anni, rideranno di noi e delle nostre perplessità.

- buongiorno
- buongiorno
- ha un appuntamento?
- si. Valentini, ho prenotato 2 settimane fa.
- mi faccia controllare...eccola qui. Peso? Altezza? Soffre di allergie? Patologie preesistenti? Per quale motivo si è deciso? Ha considerato ipotesi alternative?
- 82, 1 e 86, no, no. Ho sempre desiderato un fisico atletico e scolpito, ma non ho proprio tempo di andare in palestra. E poi alla fine col trapianto di testa spendo anche di meno.
- come desidera venga disposto del suo corpo?
- non mi interessa. Datelo a qualcun'altro, se lo trovate. Potete pure farci il tofu, se volete.
- benissimo, grazie, si accomodi nella saletta. L'Infermiera sarà da lei tra 5 minuti. Una rivista?
- sì, prendo "Cucinare in allegria". Uh, che bello! tofu ai sapori d'estate... Non vedo l'ora di provarlo!
- beh, per quello dovrà aspettare domani... Per oggi solo pillole! Ahahah!
- Ahahah!

Buio, sipario.

mercoledì 7 agosto 2013

Non perdiamo la testa...



Come sarà di sicuro già a molti noto, da qualche tempo una pazza notizia dai toni horror/fantascientifici sta facendo furore sui media italiani. No, non si è trovato un metodo per arginare drasticamente la crescente stupidità insita nell'umanità, non esageriamo.

Molto semplicemente lo scienziato italiano Sergio Canavero ha pubblicato un articolo su una rivista internazionale nel quale asserisce di essere in grado di realizzare UN TRAPIANTO DI TESTA NELL'ESSERE UMANO. Sorpresa? Incredulità? Paura? Disgusto? Comequandodoveperché?

Non starò qui a rispiegare nel dettaglio quanto già detto dagli organi di informazione della madrepatria (a partire da “Oggi” che ha riportato per primo la notizia, passando per i vari telegiornali). Anche perchè c'è ben poco da andare nel dettaglio. Come al solito, sia in televisione che su internet, viene detto di tutto ma non si approfondisce mai niente. Questo sia in Italia che all'estero, per inciso. Nulla in più delle solite righe di prammatica e di qualche commento sensazionalistico.




Venuto a conoscenza della cosa, e passato il primo impulso di liquidare il tutto come cialtronesca sparata a scopo pubblicitario, mi sono posto alcune domande, alle quali ho provato a dare una parziale risposta usando tutti i mezzi che il lavorare in una struttura di ricerca scientifica mi consente (durante la pausa pranzo, si capisce).

Primo: chi è questo Canavero? Da dove salta fuori?
Sergio Canavero è il direttore del centro di neuromodulazione avanzata dell'ospedale Molinette di Torino (non sono riuscito a trovare un suo curriculum professionale, credo più per disorganizzazione dei siti web che per altro. A quanto sembra ha sempre lavorato alle Molinette). Ha al suo attivo un considerevole numero di pubblicazioni scientifiche nel settore della neurochirurgia, non sono in grado di dire di quale importanza, non essendo né il mio settore, e non avendo tempo e voglia di calcolare l'impact factor (il principale indice di rilevanza delle riviste scientifiche) delle sue pubblicazioni. Canavero ha lavorato molto anche sui cosiddetti “risvegli” dagli stati di coma, dove pare abbia ottenuto buoni successi, ed è citato in convegni e pubblicazioni delle associazioni che se ne occupano. Non sembra a prima vista un ciarlatano. Ma sembra di sicuro un tipo bizzarro. Parla (e ciò a mio parere é anche apprezzabile) della necessità di scuotere il mondo della ricerca, soprattutto italiana, scrollandole di dosso i vecchi dogmi e combattendone baroni.
Ma questo non basta.
Rimane la possibilità che sia un furbo in cerca di pubblicità. Ad avvalorare questa ipotesi c'é un articolo da lui pubblicato nel lontano 1992 in cui afferma, più o meno con gli stessi toni (anche il titolo dell'articolo è simile), la fattibilità di un trapianto totale di occhi per i ciechi.
Ma ancora non basta, potrebbe comunque essere qualcuno in buona fede che ci crede e ci prova, solamente un po' fuori di testa.

Ho sentito una sua intervista, e un personaggio bizzarro, a dir poco, lo è di sicuro. Trascinato da una foga inusuale, cortesemente ma aspramente sempre polemico ad ogni accenno di critica, sembra convinto di quello che dice.

Ma, ovviamente, questo non basta.

un curioso fumetto degli anni trenta (autore Fletcher Hanks) in cui una testa volante viene inserita nel corpo di un gigante.

Secondo: cosa dice di voler e poter fare?
Il trapianto di testa, come detto. E cosa vuol dire? Vuole dire tagliare e poi ricollegare un grosso numero di strutture e tessuti dal paziente (cioé la testa) a un donatore (ergo, il corpo). Ossa, muscoli, tendini, vasi sanguigni, tutto.

Considerate le difficoltà anche solo teoriche del proposito, questo non è nemmeno tanto. Perchè Canavero afferma non solo di poter mantenere in vita la testa, ma di poter dare mobilità al corpo e a tutti i suoi organi dopo il trapianto, e in questa maniera poter far fronte ad alcune patologie incurabili dalla scienza medica (ad esempio la distrofia muscolare progressiva, quella del caso di Piergiorgio Welby, citato - forse ad arte - dallo stesso Canavero). E per potere fare ciò bisogna tagliare e ricollegare nientemeno che il midollo spinale. Quello sì che è complicato, mapersulserio. Impossibile, secondo praticamente tutti. Impossibile fino ad oggi secondo lo stesso scienziato italiano.

Il tempo entro il quale questa procedura andrebbe fatta è estremamente ridotto. Un minuto e mezzo, due al massimo per ricollegare un fittissimo e complesso fascio di neuroni. Per staccare e riattaccare il sistema nervoso centrale. Roba da niente. Tutto in un minuto e mezzo. E passato il tempo massimo, non c'e' più nulla da fare. Nada, stop.
Nell'ambiente medico tutto ciò provoca scetticismo nei bendisposti e causa l'ira di tutti gli altri.

Per chi conosce l'inglese e ha voglia di leggersi l'articolo di Canavero, ecco qui quello che nessuno degli stipendiati giornalisti internazionali vi ha dato. L'articolo di Canavero sul progetto HEAVEN (Head  Anostomosis Venture), pubblicato nel numero di Giugno della rivista Surgical Neurology International e scaricabile gratuitamente e legalmente qui (richiede acrobat reader).

Per gli altri un breve riassunto commentato (da un ignorante come me). Già nel 1970 lo scienziato Robert White è riuscito ad effettuare il trapianto su una scimmia del genere Rhesus Macacus, tenuta in vita per 8 giorni (nota: ne parlò in un racconto anche Oriana Fallaci). Ma non si è nemmeno provato a riconnettere il midollo spinale. La tecnologia non permetteva di affrontare questa fase dell'operazione, che all'epoca venne lasciata come passo successivo. Ma presto é sembrato chiaro come questo non sarebbe stato lontanamente possibile per cui in pochi anni l'intera linea di ricerca è stata abbandonata.

Ora Canavero dice che i fusogeni (sostanze che permettono la riconnessione di membrane cellulari e altro) possono essere efficacemente usate per superare questa difficoltà. Una volta che il midollo spinale viene raffreddato alla giusta temperatura e opportunamente perfettamente tagliato, anche senza venire pilotate, sostiene il medico italiano, tramite i fusogeni le cellule nervose sono in grado di riallinearsi e saldarsi autonomamente. Non tutte, solo un 30% di queste. Ma secondo lui, sono abbastanza per ridare mobilità al corpo. E con il migliorare della tecnologie in futuro questa percentuale è destinata ad aumentare.

Secondo il National Post (non ho trovato questa notizia altrove), lo scienziato afferma che l'intero intervento dovrebbe durare all'incirca 36 ore, coinvolgere vari team che si alternerebbero in sala operatoria, circa 100 chirurghi, e costare all'incirca 128 milioni di dollari.




Terzo: ma che, siamo diventati tutti scemi? Beh, premetto che non ho la minima intenzione di affrontare temi etici di alcun tipo in questo post, le considerazioni di stampo filosofico le lascio agli eventuali lettori: sono benvenute nei commenti. Persino per lo stesso Canavero il problema è essenzialmente etico. Io nel mio piccolo mi limito a riportare il maggior numero possibile di elementi da me reperibili con le risorse e il tempo disponibili, in maniera da aggiungere qualcosina in più alle due righe che si trovano di solito sui siti web.
E spulciando tra le notizie e ascoltando interviste, ho fatto una fondamentale scoperta, che mi ha sorpreso: Canavero non è mica l'unico che lavora su questa cosa... Nel mondo altri 3 gruppi di ricerca sono interessati all'argomento.
Tra questi (e qui sembra veramente di essere in un film o un fumetto di fantascienza), indovinate chi? Pronti?
Ma nientemeno che il classico miliardario russo, che ha fatto partire il progetto AVATAR, finanziato di tasca sua, che si propone di raggiungere l'immortalità umana in varie fasi, la prima delle quali prevede l'installazione di una testa umana su un corpo robot. Itskov (il miliardario in questione) ha messo al lavoro 30 scienziati e vari laboratori, che hanno fornito una stima massima di 10 anni per raggiungere questo risultato.
Ohi, si dice che uno coi soldi suoi  ci fa quello che vuole. Dispiace sempre un po', vedendo quanto esigue siano nel mondo le risorse per la ricerca.




Beh, che altro dire?

Se avete avuto la pazienza, il tempo, la curiosità di leggermi fino a qui, siete ovviamente un po' fuori di testa anche voi, e quindi conto che apprezzerete il seguito di questo post. In realtà (come spesso mi capita) inserisco solo alla fine la molla che mi ha scatenato il tutto.

Tanti anni fa da ragazzo, in una insonne notte di Estate, guardavo nel mio piccolo televisore in bianco e nero lo stupendo e compianto vecchio programma Fuori Orario, su Rai Tre. Tra i film di quella notte venni colpito da qualcosa di assurdo. Una pellicola inaspettata, divertente e macabra al tempo stesso, in tedesco con sottotitoli in italiano. Al momento non ne colsi il titolo, e rimase solo una vaga e piacevole memoria. Anni dopo, grazie a Internet, la indentificai come "Die Nackt und Der Satan", del 1959.

Perché ne parlo? Il titolo internazionale del film è "The head", e cioè "La testa", e racconta (indovinateunpo') di uno scienziato che scopre la maniera di tenere in vita e trapiantare teste umane. All'epoca mi sembro' una sparata colossale, stupida e geniale al tempo stesso.
Locandina del film, versione americana


Una scena del film. L'operazione sembra andata a buon fine.
.
Che peccato, però. Che peccato, se ci si pensa bene, che le nostre paure e i nostri sogni più terribili siano così banalmente raggiunti e superati dalla realtà... Mi viene un po' di tristezza constatando che é sempre più difficile scovare e condividere pensieri ancora ammantati della buia e romantica aura dell'abisso ignoto. Che tutto venga rovinato dalla fredda e metallica luce inarrestabile del progresso.

Qualche anno fa sono riuscito con grande gioia ed emozione a procurarmi una copia del film sopra citato (ora c'è tutto qui) e l'ho messo nel cassetto, pregustando il momento in cui l'avrei rivisto. "Non c'e' fretta" mi sono detto.

E invece c'era. Ora me lo hanno rovinato: lì nel cassetto rimarrà, non semplicemente un film caduto nel vasto limbo delle ingenuità umane, ma ben altro. Un monito alla rapida estinzione della paura dell'ignoto, quella che dai tempi in cui l'uomo esorcizzava i propri mostri dipingendoli sulle pareti delle caverne e alla fioca luce delle braci si rintanava tremante al suono dei tuoni lontani, ne ha garantito la sopravvivenza.


Ora la sopravvivenza è garantita dallo stesso progresso che ha sconfitto gran parte di tali paure, ed è per molti versi un bene. Non so perchè, ma temo il giorno in cui non ne rimarrà nemmeno una di paure, e la luce chiara della conoscenza si fonderà totalmente con lo scintillare falso dell'arroganza diventando l'unico faro a guidarci nel futuro.

Per il momento, non perdiamo la testa.






venerdì 25 gennaio 2013

La balena Giuseppina


Qualche tempo fa Giusi, che non finisce mai di sorprendermi, ha deciso di iniziare a cucire. Non lo aveva praticamente quasi mai fatto prima, ma aveva il buon esempio di sua mamma, che in queste cose è bravissima. Forse qualcosa del tempo passato a osservarla le è rimasto negli occhi.
Fatto sta che in pochissimo tempo ha preparato dei cuscini per il divano, molto belli, dei quali mostrerò le foto prima o poi, e poi stimolata da qualche immagine trovata su internet, ma soprattutto dalla sua fantasia, ha iniziato a fare dei pupazzetti.

Eccovi la buffa e tenera balena Giuseppina, interamente ideata e realizzata da Giusi.
La balena è fotografata nell'ambiente della casa che più le si addice, la vasca da bagno. Si chiama Giuseppina da un cartone animato di tanto tempo fa. Giusi lo ricorda bene perché è stato un tormentone della sua infanzia, essendo quello il suo nome completo (non lo sapevate? Sorpresa!!).



A presto con altri buffi animaletti...


mercoledì 20 ottobre 2010

Vignetta


Pubblico qui una vignetta che ho buttato giù stamattina, ispirato dalla programmazione televisiva di ieri sera... E' un po' piccola.. cliccare per ingrandire... :)

venerdì 16 aprile 2010

Ci siamo quasi...


Il contatore segna quattro giorni, dieci ore e 7 minuti... Tra poco Magellano sarà qui, nube di cenere del vulcano islandese permettendo. Per ora gli aeroporti sono chiusi, ma sembra che le cose miglioreranno a breve. Ringraziamo ancora gli amici di Hundrondellen per il loro lavoro :)



Insieme a loro, volevo salutare Sara Turetta e tutti gli amici di Save the dogs e ringraziarli per l'enorme lavoro che fanno per cercare di contrastare il dramma che sta accadendo in Romania, e che sta purtroppo passando sotto silenzio. Già nelle scorse settimane era apparso sul blog un video introduttivo alla loro attività, con un link al sito. Da oggi trovate nella colonna sinistra del blog, proprio sotto l'archivio dei post, un banner che, con un clic, vi porterà alla pagina italiana del sito.


Bau,


noi

sabato 20 marzo 2010

Perché?


Perché quello strano contatore, da poco apparso in alto a sinistra, proprio sotto la foto della casa e il nome del blog, e che al momento in cui scrivo indica 1 mese 1 ora e 1 minuto esatti?
Che cosa vorrà indicare?

A brevissimo la risposta...

martedì 18 novembre 2008

beppe


una bella intervista di daria bignardi a beppe severgnini.
e si parla anche di nord europa...

giovedì 13 novembre 2008

låt julen blomma!

è il titolo che campeggia sull'ultimo numero di allt om trädgård, tutto sul giardinaggio, la rivista mensile che mi è appena arrivata per posta e che ricevo dalla scorsa estate... gratis! non che sia gratuito il giornale, intendiamoci, eppure per qualche strana combinazione mi arriva a casa senza che abbia sottoscritto alcun abbonamento. mistero.

ma ben venga, data la mia passione per piante e fiori. e che il natale sbocci! non aspettavano altro, gli svedesi già stanchi del buio che prestano tanta cura ai dettagli, che tanto amano decorare le proprie case, non solo a natale. e attenzione, non userei il verbo "addobbare", che con il suo doppio carico di d e b fa pensare anche a un carico extra di fronzoli vari, no... in svezia, le case tuttalpiù si adornano!

venerdì 3 ottobre 2008

Un saluto...


... a tutti gli amici del blog.

Sono giorni un po' frenetici. Abbiamo un sacco di lavoro e i miei genitori sono passati a trovarmi, per cui non c'è molto tempo per postare cose nuove.
Però stamattina mi sono imbattuto in una poesia di Blake che avevo letto molto tempo fa e che trovo bellissima. Queste sono le prime righe...

Auguries of Innocence
To see a World in a grain of sand,
And a Heaven in a wild flower,
Hold Infinity in the palm of your hand,
And Eternity in an hour.

WB

La traduzione italiana che ho trovato in rete è questa, non so di chi, criticatissima in alcuni siti. Forse i nostri amici traduttori ne conoscono versioni migliori.

Gli auguri dell’Innocenza
Vedere un Mondo in un granello di sabbia,
E un Cielo in un fiore selvatico,
Tenere l’Infinito nel cavo della mano
E l’Eternità in un’ora.

domenica 7 settembre 2008

Pon and Zi

© Jeff Thomas // Azuzephre

Mi è capitato di scoprire tramite facebook un illustratore che fa disegni piuttosto carini.
Il suo nick è Azuzephre (Jeff Thomas), e si sta facendo conoscere per una serie di illustrazioni che hanno come protagonisti due esserini, Pon e Zi e i loro sentimenti.

Tramite il suo sito deviantart ho letto qualcosa di più su di lui. Proprio oggi c'è un post che racconta molto della sua vita.
Devo dire che gli ultimissimi lavori a mio parere sono a volte troppo melensi (forse questo è dovuto a necessità commerciali). Trovo molto più originale quando le tenerezze, le frasi carine sono sovrapposte a testi o disegni forti, a volte al confine dello splatter. Li vedo come la versione cruda e postatomica dei fidanzatini di Peynet (che non mi sono mai piaciuti granché).

In ogni caso, bravo.

© Jeff Thomas // Azuzephre

martedì 2 settembre 2008

...

Scusate, oggi sono logorroico (oggi ?).
Non è che voglio recuperare il tempo perduto in poche ore, ma è tutto il giorno che mi frulla in mente questa cosa:

To make a prairie it takes a clover and one bee, -
One clover, and a bee,
And revery.
The revery alone will do
If bees are few.

from "Poems" by Emily Dickinson (1830-1886), published 1896

martedì 5 agosto 2008

regnet öser ner

di rientro, con la faccia cotta dal sole, ecco che diluvia...



So I pull my Stockings off
Wading in the Water
For the Disobedience's Sake [...]




Così mi tiro via le Calze
Sguazzando nell'Acqua
Per il Gusto di Disubbidire [...]

Emily Dickinson

venerdì 27 giugno 2008

koes


http://www.koes.it/

ecco dov'eravamo il 29 maggio: al vernissage di andrea, arrivato a stoccolma quasi per caso... nelle foto anche gli aristocrats, il gruppo di michele, con i loro strumenti.

il gorilla è bellissimo!
disegni di andrea "koes"

Prendo la parola io (Davide) per fare notare come ancora una volta questo blog si dimostri un blog di servizio del piffero. Come diceva Giusi, la mostra è stata inagurata il 29 maggio e purtroppo, è appena finita O_o. Per scrivere il post abbiamo aspettato proprio la fine. Beh, meglio che niente (credo).

È andata molto bene, a detta anche dello stesso Andrea. Se vi piacciono i suoi lavori tenete d'occhio il suo sito, a breve ci saranno degli eventi in Italia. Andrea oltre che pittore, è un artista grafico e disegna di tutto, da magliette a tatuaggi.
Anche qui, apro una piccola parentesi che richiudo subito, in Italia uno si sbatte come un pazzo per fare qualcosa (e bisogna conoscere la gente giusta, frequentare gli ambienti giusti, e soprattutto avere studiato con determinati professori, nonché a volte pure pagare di tasca propria). Qui lui è arrivato, ha fatto vedere i suoi lavori ad alcune persone ed è partita la mostra personale in centro. Al vernissage, con sua stessa sorpresa, ha venduto metà dei lavori.
Parentesi chiusa.

Gli Aristocrats al vernissage di Andrea "Koes".
Immagini di proprietà di "Koes" - www.koes.it


... e chi più ne ha più ne dipinga.

sabato 21 giugno 2008

ett tecken på sommaren


un simbolo dell'estate...


di che si tratta?

***

post scriptum: visto che l'indovinello è stato indovinato, ecco un paio di foto.
fragole svedesi DOP!







qualcuno ha ricette interessanti con le fragole???





io per ora sto pensando al cocktail di elena dell'altra sera, con fragole, vodka e acqua tonica. non so in che proporzioni fossero gli ingredienti, ma il risultato era davvero... BOOM!!!

giovedì 27 marzo 2008

Grandi Musicisti

Da oggi voglio inaugurare uno spazio culturale interno al blog. Mi sono accorto che scrivo troppe str...upidaggini e non posto mai niente di serio. Quelli che vi propongo oggi sono dei grandi musicisti cecoslovacchi, purtroppo non noti al grande pubblico. Io li ho conosciuti grazie a Marco, il fratello di Giusi, e hanno riscosso grande apprezzamento tra i miei contatti in facebook.
Quindi rilassatevi, abbassate le luci e guardate il video, fino in fondo.

giovedì 13 marzo 2008

"Have you ever heard of a man called... Hercule Poirot?"

Se gli anni '80 sono stati, fra le altre cose, gli anni del Walkman, ora siamo agli anni del lettore mp3.
Una cosa che mi fa sorridere è vedere come la situazione si sia in qualche modo ribaltata. Negli anni '80 i più fanatici avevano degli scatolotti di walkman di medie dimensioni dotati di microcuffie, più piccole erano e meglio era. Ora (non so se vi sia mai capitato, ma qui è abbastanza frequente), si vedono ragazzini che girano con microscopici lettori e megacuffie imbottite da deejay.


Che sia iPod, cellulare (vera nuova mania) o lettore puro e semplice, ne siamo letteralmente invasi. In metropolitana praticamente ce l'hanno tutti quanti. Sarà capitato un po' a tutti almeno una volta di chiedersi che musica stia ascoltando la persona seduta di fronte. Un distinto signore in giacca e cravatta che si ascolta il reggae, un ragazzino vestito di cuoio e dai jeans laceri che si bea di Mariah Carey, e così via. E' vero che a volte il volume della musica è tale da non lasciare molto spazio all'immaginazione...

Di recente ho trovato anch'io il tempo di aggregarmi alla folla degli utenti di lettore mp3. Il mio è di marca anonima, comperato in un ipermercato due o tre anni fa a 20 euro, ma va benissimo. Solo che nel mio caso indovinare che cosa stia ascoltando è già più difficile.

Audiolibri.

La trovo una cosa entusiasmante. Il primo che ho ascoltato è "The Zombie Survival Guide: Complete Protection from the Living Dead" di Max Brooks. Molto carino, a tratti (pochi) un po' lento, ma a suo modo geniale. Se avete tempo, date un'occhiata anche al sito appena linkato, per essere il sito di un libro è fatto bene. E se invece volete più dettagli, chiedete a Stefano nei commenti, lui è il traduttore dell'edizione italiana!!! (Einaudi).


Da un po' di tempo sto ascoltando "Murder in Mesopotamia" di Agatha Christie. Non è un audiolibro nel senso vero e proprio del termine, ma uno sceneggiato della BBC radio, fatto mooolto bene, con suoni, effetti, musiche di sottofondo. Dopo un lungo prologo, la Lady di turno è stata uccisa. Proprio questa mattina, vista l'incapacità dei protagonisti di risolvere il mistero, il dottore ha chiesto al capitano:


"Have you ever heard of a man called... Hercule Poirot?"

E io ho sorriso.




Ok, sono solo cinque minuti al giorno, mentre si sale sull'autobus, si sobbalza in metropolitana o si cammina per un lungo viale, ma perché sprecarli guardando le scarpe del vicino?

E chi più ne ha più ne ascolti.

mercoledì 5 marzo 2008

Apology

Ecco, chiediamo scusa ai nostri lectores aficionados perché è da un bel po' di tempo che non postiamo più nulla.
Sarebbe troppo semplice spiegarlo col fatto che siamo oberati di lavoro, sarebbe.
Ma la verità è che siamo oberati di lavoro, ecco.
Forse, dico forse, per quanto riguarda la mia medesima persona stessa, le cose andranno un pochino migliorando verso la fine di questa settimana. Per cui se il tempo me lo permette (nel senso che se piove lo faccio, altrimenti vado fuori a mangiarmi un gelato), posterò un riassunto delle nostre mirabolanti avventure, vissute ai limiti dell'incredibile (oddio, starò esagerando?) nell'ultimo periodo.


Bella questa immagine, eh? Non c'entra niente.



Già che ci sono, ieri ho trovato in rete un brano preso da un libro di Mark Leyner che mi piacerebbe sottoporvi. Mark Leyner è un autore che mi va a genio (chi mi conosce, appena letto il testo capirà perché), di cui ho letto purtroppo solo un paio di libri. Questo, il suo libro d'esordio, si intitola "Mio cugino, il mio gastroenterologo" (trad. italiana di Dario Fonti, sono stato bravo, Giusi ?), e inizia in maniera folgorante.
Buona lettura.

ero un puntino infinitamente caldo e denso.
per evitare di schiacciare quei brandelli di pelle morta grigliati al sangue ero costretto a sterzare continuamente a destra e a sinistra, procedendo in uno zig-zag folle e incontrollato. guidavo come meglio mi permetteva il mio macinino coreano, ma la testa era altrove. erano giorni che non mangiavo. stavo letteralmente morendo di fame. improvvisamente, dopo la cima di una collina, un neon intermittente emerse dalla nebbia: PROSSIMA USCITA FOIE GRAS E HARICOTS VERTS. controllai sulla guida: cibo ottimo, ambiente antipatico. stavo abusando di un ormone estratto illegalmente da ghiandole pituitarie di cadaveri e mi sentivo annegare in un marciume escrementizio, ma la prospettiva di avere qualcosa di buono da ingollare mi tirò su. chiesi alla cameriera quale fosse la soup du jour e lei mi rispose zuppa primordiale: ammoniaca e metano mixati con acqua dell'oceano fulminata dal temporale. oh, prenderò una ciotola di quel brodo embrionale, le dissi, sentendomi subito meglio; ma non appena lei se ne andò, il mio buonumore finì per essere disintegrato dall'ambiente antipatico. i buttafuori stanno addosso a un gruppo di teppistelli che vogliono ubriacarsi; invece di controllarne i documenti, li sottopongono a un test al radiocarbonio per determinare la loro età. un fighetto della A&M a un tavolo vicino al mio chiede delle pastiglie antiulcera tritate sulle fettuccine e due camerieri untuosi se lo coccolano brandendo pepiere grosse come mazze. me ne torno in macchina a pettinarmi narcisisticamente la chioma corvina nello specchietto retrovisore e butto un occhio alla guida. c'è una locanda nella zona (si chiama riccioli d'oro) ed è frequentata da pastori. dopo una lunga giornata passata ad accudire le pecore, tosarle, suonare i corni per invocare le muse e conversare in egloghe è finalmente l'ora di una birretta e il riccioli d'oro straripa di arcadiani che hanno appena lasciato gregge e luce del sole per il fascino morboso e collettivo dell'amplesso sociale. tutti vorrebbero essere serviti da kikugoro. indossa un kimono in seta blu pallido e un caffetano broccato con crisantemi in oro e argento tra i cui petali si nasconde un piccolo ventilatore. il suo viso è truccato e incipriato per sembrare candida porcellana. un bovaro di oltreconfine ordina un biggo makko.


ma kikugoro lo rimprovera: "questo non è un makudonarudo". prende un lungo cilindro di arseniuro di gallio e ne taglia una fetta sottile che gli serve con salsa di soia, wasabi, zenzero sciroppato e daikon. "conduce gli elettroni dieci volte più veloce del silicio... è buono, mangia, gaucho-san, mangia" gli dice, inchinandosi.mia sorella è il bel giorno. oh, bel giorno, sorella mia, soffiami il naso, cullami in tessuti che sanno di fresco. mi nutro al capezzolo adamantino, succhio latte dal bel giorno e, per la prima volta dal 1956, faccio un ruttino in braccio al bel giorno. oh, bel giorno, lavami nel tuo lago limpido e azzurro. mi sono fatto un overdose di televisione, sono catalettico e cianotico, fammi rivivere nella tua doccia di gelida luce e fammi camminare nella tua antica piazza acciotolata. oh bel giorno, baciami. la tua bocca è come il columbus day. sei un mentolato profumo autunnale. i miei polmoni hanno sete di te. resuscitami, non sprecherò i tuoi gas tonici. gonfiami, ché io possa innalzarmi nei cieli e piangere la monotona topografia della mia vita. oh, bel giorno, sorella mia, soffiami il naso e avvolgimi nel tuo gaio splendore. andiamo a pranzare in un déor. i tuoi club sandwich sono imbottiti di fertile terriccio e vento olezzante di vecchi giornali. i tuoi stuzzicadenti stuzzicosi sono gli alberi caduchi dei giorni di scuola.