giovedì 18 giugno 2015

Zero energia


Alla fine è successo.
Sapevo che sarebbe accaduto, ma non ci credevo fino in fondo.
Più o meno come quando si dice: "Ti immagini se..." Ecco, una cosa così.
Ed è successo.
Questa mattina, appena sveglio, allungo la mano sul comodino per prendere il cellulare e mi accorgo che è scarico.
"Beh? Che cosa c'è di strano? I cellulari sono spesso scarichi, specie gli ultimi modelli."
Certo, ne sono consapevole, un attimo di pazienza...
Mi alzo, vado in cucina, prendo il tablet sul tavolino. Lo apro e mi accorgo che non si accende. Totalmente scarico.
Volevo leggere un messaggio sul meeting di oggi, una seccatura, ma pazienza.
Leggermente indispettito, proseguo con le attività della mattinata. Giunto al punto di lavarmi i denti, lo spazzolino elettrico non funziona: manco a dirlo, scarico. Uffa. Vabbe', c'è comunque l'altro spazzolino.
Mi guardo allo specchio, sembro un porcospino uscito dalla galleria del vento. È ora di sistemarsi la barba. Ogni gentiluomo barbuto deve obbligatoriamente sistemarsela almeno una volta alla settimana. È passato un mese, quindi è ora. O meglio sarebbe ora, visto che il tagliabarba non va, scarico pure lui. Non mi sorprendo del fatto in sé, dato il lungo tempo trascorso, ma la coincidenza si fa comunque curiosa.
Punto proprio dalla curiosità, decido di vedere se c'è qualche altro apparato ricaricabile che è in situazione di carenza energetica.

Ora, potrà sembrare strano, ma giuro che quello che segue è la mera descrizione dei fatti, nulla è stato romanzato o alterato al fin di suscitar stupore.
Di fianco al tablet c'è il portatile. Lo apro e provo ad accenderlo... Esatto, indovinato. Kaput.
Con la coda dell'occhio vedo il cordless abbandonato sul divano, mi avvicino, lo afferro sapendo già cosa avrei visto sul display. Nulla, perché ovviamente è scarico. E per forza.
Apro il cassetto della scrivania per controllare l'accoppiata lettore mp3 e portatile piccolo. Pam, pam, scarichi entrambi. Così, uno dietro l'altro. Relegati al ruolo momentaneo di costosi fermacarte...
Mi fermo, ho un'idea.
Mi avvio fiducioso e tronfio verso il cassetto della scrivania, pregustando la vittoria finale. La carica del lettore ebook di solito dura un tempo enorme, ben più di un mese, e anche se non lo uso da un po'... Apro il cassetto, estraggo il lettore, ne sollevo la copertina. Disappunto. Di solito la carica dura un mese, di solito, ma non questa volta. Il lettore è una spenta pagina bianca.
Mi guardo attorno. Non ho nient'altro da controllare.

È. Tutto. Scarico.

Che sta succedendo? Oddio, e se fosse un'onda elettromagnetica? Di quelle che vengono con la guerra atomica?
O non è che magari, forse, conviene rendersi conto che oramai gran parte di ciò che ci circonda vuole essere ricaricato di continuo? Oggetti famelici che non sopportano di stare lontani più di qualche ora dalla madre elettrica, dalla quale succhiano voraci energia che consumano velocemente in tempi ogni giorno più brevi. Energia, energia da bruciare, da buttare, per schermi sempre più grandi e sempre più nitidi, per rumori sempre più forti, segnali sempre più lontani...
Consumare e ricaricare, ricaricare e riconsumare, in un vortice a spirali sempre più strette.

Sì, forse, ma forse, anche l'onda elettromagnetica e la guerra atomica di cui parlavo prima. E chi l'ha detto che non sia così? Ohi, io non escludo niente a priori. Uno ci scherza, poi va a finire che...
Brivido.
In camera, Annika si muove nel sonno e urta uno dei suoi pupazzi. "Ti voglio bene", le replica convinto il peluche.
Sorrido, tranquillizzato, e comincio la mia colazione.

mercoledì 3 giugno 2015

Tetris

Nell'ambito di un vasto e complesso progetto volto a rendere la nostra casa presentabile, stiamo da qualche tempo cercando di limitare l'accesso al divano del più simpatico e peloso componente della famiglia.
Magellano ha improvvisamente acquisito questa abitudine qualche anno fa, dopo il soggiorno estivo presso un pensionato molto accogliente (pure troppo) e da allora non se ne è più liberato.
Così,  dopo aver provato a fornirgli come cuccia una nutrita serie di cuscini e coperte che lui trovava sì accoglienti, ma mai come i cuscini del sofà, abbiamo investito i nostri soldi e le nostre speranze in un megacuscione-supermorbidoso-coccolone. Gli piace, e di questo siamo contenti. Ma la calda accoglienza e il senso di sicurezza forniti dalla sua nicchia abituale non hanno rivali.
Per cui, nonostante lo vediamo addormentarsi nella sua cuccia, la mattina lo troviamo ronfare sul divano.
La soluzione al problema, a dire il vero ci è sembrata abbastanza semplice. Basta coprire ogni sera il divano di cuscini e si può stare ragionevolmente tranquilli. Il Mago è infatti molto rispettoso delle nostre cose, e non le tocca. Che bravo cane, eh?
E così abbiamo fatto.
Cuscini disposti accuratamente in maniera da coprire tutto lo spazio, come da foto seguente.


Cane di dimensioni medio-grandi.


Problema risolto, giusto?
Sbagliato.