e parlo sia del figlio di odino, personaggio tanto caro ai vichinghi, che per l'appunto si definivano il "popolo di thor", sia de il mitico thor, nato in casa marvel.
sì, dai, quello che con la sua incredibile forza faceva roteare un martello magico, il mjöllnir, per poi sfrecciare in aria come un razzo, violando il principio di conservazione della quantità di moto.
suona, anzi rimbomba proprio, come una strepitosa baggianata. e invece no.
ed è precisamente con il fragore di un tuono - o di una martellata? - che sarebbe bello acclamare il libro in grado di spiegare la plausibilità - dal punto di vista strettamente fisico - di un martello come mezzo di trasporto (gulp).
oddio, forse non è un caso che il martello sia un simbolo tanto diffuso in scandinavia...
thor e il pantheon norreno sono scomparsi in pasto al ragnarök, che non è un ripugnante mostro gambuto che si cela nelle profondità lacustri di queste zone (come invece io me lo immagino). la fisica dei supereroi, tradotta per einaudi dal nostro super-lilli, avrà tutt'altro destino!
p.s. per i traduttori o quelli matti come i traduttori: non mi stupisce che "giovedì" si dica torsdag in svedese, danese e norvegese. ma il finnico torstai non me lo aspettavo. mi chiedo se anche gli altri giorni della settimana si ispirino a qualche divinità... e perché mai gli islandesi si sono sognati di dire "quinto giorno" - come i portoghesi del resto, ma questo non c'entra - ignorando il culto di thor?