lunedì 12 febbraio 2018

Come si cambia il pannolino. Manuale pratico.

Luca.
Da qualche tempo cambiare il pannolino al mitico Luca é diventato una faticata. È incredibile quanto un cosino così piccolo possa essere così sgusciante e anguillesco.

Credo sarebbe più semplice mettere un pannolino a una trota salmonata, pensavo pochi giorni fa.

Conscio della profonda verità di queste parole, mi è tornato in mente un testo vecchissimo che girava su internet molti anni fa quando ancora non esistevano né social media né blog (ora si direbbe un testo virale, all'epoca era semplicemente una mail divertente che la gente si inoltrava l'un con l'altro) dove veniva fatta la stessa associazione bimbo-pesce. 

Ho ritrovato quel testo e ho pensato di riproporlo qui, a beneficio di chi non lo ha mai letto o se lo era dimenticato.. A parte il borotalco che non si usa più, e i ruoli mamma/papà interscambiabili, mi sembra sempre valido. All'autore, sempre rimasto anonimo, continua ad andare ogni merito.

Buona lettura :)


Il Pannolino

Ogni mamma dice: "La cacca del mio piccolino non puzza". Avete mai provato a cambiare il pannolino ad un bambino?

Cose che accadono quando si cambia un pannolino:

Il pannolino può essere cambiato per tre ragioni:

a)         perché lo dice la mamma;
b)         perché lo dice la suocera;
c)         perché il bimbo ha cagato.

Naturalmente il gesto perde, nei primi due casi, gran parte della sua drammaticità. 
Il vero, autentico, cambio di pannolino prevede la presenza della merda.

Di solito accade così:

La mamma prende in braccio il bambino, lo annusa un po' e dice, con voce gaia e piuttosto cretina:
'E qui cosa abbiamo fatto, eh? Sento un certo odorino: cosa ha fatto l'angioletto?'.
Poi la mamma va di là e vomita.

A questo punto si riconosce il padre di destra e il padre di sinistra.
Il padre di destra dice: 'Che schifo!' e chiama la tata.
Il padre di sinistra prende il bambino e lo va a cambiare.

Il pannolino si cambia, rigorosamente, sul fasciatoio.
Il fasciatoio è un mobile che quando lo vedi a casa tua, capisci che un sacco di cose sono finite per sempre, tra le quali la giovinezza.
Comunque è studiato bene: ha dei cassettini vari e un piano su cui appoggiare il bambino.
Far star fermo il bambino su quel piano è come far stare una trota in bilico sul bordo del lavandino. E' fondamentale non distrarsi mai.

Il neonato medio non è in grado quasi di girarsi sul fianco, ma è perfettamente in grado, appena ti volti, di buttarsi giù dal fasciatoio facendoti il gesto dell'ombrello: pare che si allenino nella placenta, in quei nove mesi che passano sott'acqua.

Dunque: tenere ben ferma la trota e sperare in bene.
Una volta spogliato il bambino, appare il pannolino contenente quello che Gadda chiamava "l'estruso". E' il momento della verità. Si staccano due pezzi di scotch ai lati e il pannolino si apre. La zaffata è impressionante. E' singolare cosa riesca a produrre un intestino tutto sommato vergine: cose del genere te le aspetteresti dall'intestino di Bukowski, non di tuo figlio. Ma tant'è: non c'è niente da fare.
O meglio: si inventano tecniche di sopravvivenza.

Io, ad esempio, mi son convinto che tutto sommato la merda dei bambini profuma di yogurt.
Fateci caso: se non guardate potrebbe anche sembrare che vostro figlio si sia seduto su una confezione famiglia di Yomo doppia panna. Se guardate è più difficile. Ma senza guardare? Io con questo sistema sono riuscito ad ottenere ottimi risultati: adesso quando apro uno yogurt sento odor di merda.

Impugnare con la mano sinistra le caviglie del bambino e tirarlo su come una gallina.
Con la destra aprire la confezione di salviettine profumate e prenderne una. Neanche il mago Silvan ci riuscirebbe: le salviettine vengono via solo a gruppi di ottanta. Scuotete allora il blocchetto fino a rimanere con tra le dita un numero inferiore a cinque salviette. A quel punto, di solito, la gallina-trota, stufa di stare appesa come un idiota, dà uno strattone: se non vi cade, riuscirà comunque a spargere un po' di cacca in giro.

Tamponate ovunque con le salviettine profumate. Ritirate su il pollo e con gesto rapinoso pulite il sedere del bambino. Posate le salviettine usate nel pannolino e richiudetelo.
A quel punto la vostra situazione è: nella mano sinistra un pollo-trota coi lineamenti di vostro figlio. Nella mano destra, una bomba chimica.

NON andate a buttare la bomba chimica: la trota scivolerebbe per terra.
Quindi, posatela nei paraggi (la bomba, non la trota) registrando il curioso profumo di yogurt che si spande per l'aria. Senza mollare la presa con la mano sinistra, usate la destra per detergere a fondo e poi passate all'olio. Ve ne versate alcune gocce sulla mano.

Esse scivoleranno immediatamente giù verso il polso, valicheranno il confine dei polsini, e da lì spariranno nell'underground dei vostri vestiti. La sera ne troverete traccia nei calzini. Completamente lubrificati, passate alla Pasta di Fissan, un singolare prodotto nato da un amplesso tra la maionese Calvè e del gesso liquido. Ne riempite il sedere del pollo e naturalmente ve ne distribuite variamente in giro per giacche, pantaloni, ecc. A quel punto avete praticamente finito. A quel punto il bambino fa pipì.

Il bambino non fa pipì a caso. La fa sul vostro maglione. Voi fate un istintivo salto indietro.
Errore.

La trota, finalmente libera, si butta giù dal fasciatoio.
Ritirate su la trota e non raccontate mai alla mamma l'accaduto.

Prendere il pannolino nuovo. Capire qual è il lato davanti (di solito c'è una greca colorata che aiuta, facendovi sentire imbecilli). Inserire il pannolino tra le gambe del bambino e chiudere. Il sistema è stato studiato bene: due specie di pezzi di scotch e il pannolino si chiude. Si, ma 
quanto si chiude? Così è troppo stretto, così è troppo largo, così è troppo stretto,così è troppo largo. Si può arrivare anche ad una ventina di tentativi. E' in quel momento che il bambino comincia ad intuire di avere un padre scemo: giustamente manifesta una certa delusione, cioè inizia a gridare come un martire. Da qui in poi si fa tutto in apnea e in un bagno di sudore.

Nonostante i decibel espressi dal bambino, mantenere la calma e provare a rivestire il bambino. E' questo il momento dei poussoir (bottoncino a clip, NdR). Quando Dio cacciò gli uomini dal paradiso terrestre disse: partorirete con dolore e dovrete chiudere le tutine dei vostri figli con i poussoir.

Per chiudere un poussoir bisogna avere: grandissimo sangue freddo, mira eccezionale, 
culo della madonna.
Il numero di poussoir presente in una tutina è sorprendente e, perfidamente, dispari.

Se nonostante tutto riuscite a rivestire il bambino, avete praticamente finito.
Vi ricordate che avete dimenticato il borotalco: il culetto si arrossirà. Pensate ai bambini in Africa e concludete: si arrossirà, e che sarà mai? Quindi prendete il bambino e lo riconsegnate alla mamma. Lei chiederà: 'L'hai messo il borotalco?'. Voi direte: 'Sì'. Con convinzione.


Ripercussioni fisiche e psichiche. Fisicamente, cambiare un pannolino, brucia le stesse calorie di una partita di tennis. Psichicamente il padre post-pannolino tende a sentirsi spaventosamente buono e in pace con se stesso.

Per almeno tre ore è convinto di avere la nobiltà d'animo di Madre Teresa di Calcutta.

Quando l'effetto svanisce, subentra un irresistibile desiderio di essere single, giovane, cretino e un po' di destra. Alcuni si spingono fino a consultare il settore 'Decappottabili' su Gente & Motori. Altri telefonano ad una ex-fidanzata e quando lei risponde mettono giù. Pochi dicono che devono andare a comprare le sigarette, escono e poi, tragicamente,  ritornano.
In casa li avvolge la sicurezza del focolare, il tepore dei sentimenti sicuri, e un singolare, acutissimo profumo di yogurt.


Un anonimo neo-papà

mercoledì 7 febbraio 2018

La gara delle gare. Sondaggio a valore universale.


Ci siamo.

La gara sta per cominciare. O meglio La Gara, con le maiuscole bene in evidenza. Il contest dei contest, quello che sta già appassionando grandi e piccini.
No, non sto parlando del festival di Sanremo, non scherziamo... Parlo di roba seria! No, nemmeno il Melodiefestival c'entra, no. Più seria ancora, vi dico (sì, è possibile...). Le olimpiadi? Suvvia. Molto, molto di più!

A vari anni dalla presa di coscienza del problema, è ora giunto il momento di mettersi in gioco in prima persona e fare la propria parte perché il dubbio eterno, che angoscia chiunque, sia che in Svezia ci viva o vi si trovi invece solo di passaggio, venga finalmente risolto, una volta per tutte. Bisogna decretare un vincitore. Il paese lo chiede.


Qual è la migliore brioche del Pressbyrån?


Per "brioche" intendo il dolcetto in vendita accanto al caffè nello scaffale apposito, che sia biscotto o meno, duro o morbido (per Pressbyrån si intende invece pressbyrån. Cioè la catena di edicole/tabaccai/negozietti sparse per tutta la Svezia accanto a fermate di metro e bus).
Chiamatela brioche, ma  anche "pasta", "bulle", "cookie", quello che vi pare. L'importante è che si stabilisca chi vince.

Fortunatamente (meno male!) siamo nel periodo della democrazia digitale, e quindi legittimati a stabilire verità assolute a colpi di (pochi) clic. Perché non approfittarne con un bel sondaggione? Serve un volontario che scatti qualche foto delle brioche (l'immagine, si sa, parla più di cento parole, specie quando le parole non le legge più nessuno) e  nel tempo libero le organizzi in una pagina web (e ce l'abbiamo, codesto volontario sono io!!!). Serve una connessione internet (abbiamo pure quella, a scrocco nel bar che mi funge da ufficio). Et voilà. Che la lotta sia intensa, cruenta e senza tregua.


domenica 4 febbraio 2018

Nursery Rhymes Battle.

La seconda parte della domenica mattina la si passa al Bullar&Bröd, un' ottima panetteria/forno/caffè a Valhallavägen, tra le due uscite della fermata metro di Tekniska Högskolan. L'abbiamo "scoperta" per puro caso, mentre, disperati, stanchi e trafelati, cercavamo un posto dove sistemarci e mangiare qualcosa dopo la prima lezione di danza di Annika.


Un locale enorme, per più della metà adibito a forno, sempre molto affollato nonostante la vastità degli spazi, con qualche tavolino e SENZA wi-fi (di sicuro una scelta precisa). Ottimo tutto: pane di qualità, panini caldi e freddi su ricette gustose e originali (esempio, fetta di pane grigliato, con avocado, cipolle caramellate e altre cosine), pizzettone (fantastico impasto, morbido e leggero, yumm), "bulle" (le paste, brioches, quelle cose lì insomma, buonissime sia nelle versioni tradizionali che nelle creazioni originali).
Scopro or ora che è un posto nuovo nuovo, creato l'anno scorso da Gabriel di Grado, premiato fornaio e vincitore del titolo di miglior panettiere di Svezia nel 2015, e dalla sua compagna. I prezzi sono elevatucci, soprattutto per panini e pietanze calde. Ma che buono!

Insomma, manco a dirlo, il posto è diventato un appuntamento fisso del dopo-danza e anche oggi eravamo lì in situazione di relax massimo.  Sia chiaro, parlo relativamente a quanto di relax ne può permettere una coppia di bimbi di 3.5 e 0.5 anni circa, spesso entrambi in condizione di veglia. Ergo, stando larghi, tra un decimo ed un ventesimo dello svacco medio in assenza di figli.
Ok, per essere precisi diciamo che ce ne stavamo là relativamente tranquilli, usufruendo di una percentuale vicina al 100 del MRPP1F (Massimo Relax Possibile con Più di 1 Figlio).

Annika, all'improvviso, mi chiede di inventare una filastrocca. Bum. Non si scappa. La vuole. Lì, in mezzo alle chiacchiere soft, da domenica mattina, degli altri avventori, e ai profumi delle prelibatezze che escono dal forno. Una impro-filastrocca, originale, ora. Sorride già, gustandosi l'attesa. Filastrocca? La cosa mi sorprende un pochino, perché non è che sia un gioco, un passatempo al quale ricorriamo così spesso, anzi... Ma, al tempo stesso, la cosa non mi sorprende tanto, visto che stiamo parlando di Annika. E poi un paio di giorni fa abbiamo riso mentre giocavamo coi lego e facevamo pronunciare sciocchezze ai pupazzetti. Credo si riferisca a quello. In ogni caso serve una filastrocca. È urgente, me lo richiede. E, conoscendola (e la conosco), ne serve anche una buona. Perlomeno decente.  Non è che basti riciclare due scemenze, magari senza rima o fuori metrica. Vero, potrei sempre dire che sono stanco, o spiegare che non è una cosa immediata, eccetera, non sarebbe un grosso problema cavarsela...
Oppure potrei provare.

Luca dorme beato, infagottato nel suo morbido passeggino. Giusi è in attesa di vedere che succede. Abbiamo finito le nostre pizzette, non c'è tantissimo altro rimasto da fare.
Bene, e filastrocca sia, prima del caffè. Mi concentro.

Nursery Rhymes Battle.

Phase one

"Non si dorme tra le rose!",
-dice a Luca il giardiniere-
"Ma son belle e odorose,
e qui non mi puoi vedere!"

Applausi, sorrisoni. Beh, ho giocato sporco, ho tirato in ballo il fratellino.. Comunque: Phase One completed. Clap, clap. Grazie, grazie! Fiuuu...Sollevo mentalmente una coppa dorata, mentre orgoglioso mi godo il temporaneo riposo.
Perchè sappiamo tutti che ci sarà una Phase Two. E infatti, dalla platea: "Un' altra, un' altra!". Bene, una per uno, giusto. Mi ri-concentro.

Phase Two:

Annika spezza la pizza a pezzi,
ma la pizza non ci sta:
"Se mi spezzi in tanti pezzi,
poi mi butti per metà!"

Tripudio. L'abbinamento personaggi reali-storie di vita vissuta ha successo. La folla festante mi porta in trionfo. Phase Two completed.

Ora, sarebbe bello che questa storia avesse un seguito, e avrebbe di certo potuto. Infatti la richiesta di un'altra impro-filastrocca è stata immediata e puntuale. Ma chiunque sia genitore o abbia dimestichezza coi bimbi sa che alcune richieste vanno un po' contenute prima che sia troppo tardi e si venga catturati in una spirale senza fine. E certi svaghi sono un lusso effimero e breve quanto la pipì di una farfalla.
Tutto bene, questo è un grande pubblico, sa capire. È bastato un abbraccio, una battuta divertente e la promessa che ci rifaremo stasera, prima di andare a nanna, quando la battaglia di impro-filastrocche non avrà tregua.