mercoledì 1 luglio 2009

Occhio alla zecca


Né l'orso affamato a caccia per i boschi, né l'alce imbranato che staziona di notte in mezzo alla strada possono competere in termini di pericolosità per l'uomo con la più temibile delle creature che vivono in Svezia: la zecca.
Torniamo ad assumere, dopo tanto tempo, il ruolo di "blog di servizio in ritardo", che tanto ci era caro.
"In ritardo" perché la stagione delle zecche è già iniziata. "Di servizio" perché non è ancora terminata e si fa in tempo a vaccinarsi.

Zecche e Svezia. Un binomio sempre più forte, consolidato nel tempo.
Qui il mutamento climatico non si fa sentire, come accade in Italia, con estati sempre più torride (per quanto l'afa, fino a pochi anni fa sconosciuta, faccia di anno in anno sempre più spesso la sua comparsa e negli ultimi anni mezzi pubblici e negozi inizino a dotarsi di condizionatori, cosa impensabile fino a qualche anno fa). Qui il problema grosso sono gli inverni miti e piovosi (quello passato è stato tutto sommato un'eccezione) e il proliferare tardo primaverile degli insetti.
Tra loro le pericolosissime zecche, portatrici di varie malattie, come la borreliosi o malattia di Lyme (casi riscontrati negli ultimi 20 anni anche in zone alpine italiane), molto pericolosa ma se diagnosticata in tempo curabile abbastanza facilmente con terapia antibiotica, e la TBE, o encefalite trasmessa da zecche (comparsa per la prima volta in Italia nel 1994, in provincia di Belluno, e fortunatamente ancora relegata solo ad alcune aree delle Alpi del nord est), raramente mortale, molto più spesso gravemente degenerativa a livello neurologico e con prognosi variabile a seconda dell'età e del tipo di vita condotta. La TBE non è curabile.
Esiste però la vaccinazione. Viene effettuata in tre dosi, le prime due nell'arco di 1-3 mesi (garantiscono una protezione dell'85%), la terza entro il primo anno, cui seguono richiami triennali.
Qui in Svezia la zecca infetta è presente soprattutto nelle zone costiere del sud e negli arcipelaghi, zone molto popolose o comunque meta di transumanze turistiche estive.


Zone maggiormente a rischio per la TBE


Per quanto l'area di diffusione non sia estremamente estesa, l'ammontare delle persone esposte e la proporzione di zecche infette fa sì che la Svezia al 2008 sia stato il paese con il più alto tasso di encefalite trasmessa da zecche in tutta l'Europa occidentale, con un aumento esponenziale rispetto agli anni passati, aumento che tuttora continua.
La Svezia si sta impegnando enormemente per affrontare il problema. La campagna iniziata qualche settimana fa è imponente:
pubblicità televisive, cartelli per strada, interventi nelle scuole, addirittura il bus per vaccinarsi che gira per Stoccolma.

Fästingbussen

Quest'anno più che mai abbiamo sperimentato la cosa in prima persona. Innanzitutto ci siamo vaccinati, anche se all'ultimo momento. Sono diversi i centri in città in cui è possibile farlo, come Sveavaccin e Centrumkliniken.
Durante la gita in barca a vela, Marta, Nicoletta e Antonio hanno trovato zecche che camminavano sui loro vestiti, in cerca di un punto in cui mordere. Qualche giorno dopo io ne ho incautamente e involontariamente staccata una che mi aveva morso attaccandosi all'interno dell'articolazione del ginocchio e se ne stava lì beata.

Per cui ce la sentiamo di darvi brevi consigli:
- se prevedete un soggiorno prolungato, una lunga camminata in un parco, giornate in giardino o qualsiasi attività da svolgersi in zone umide e erbose costiere o dell'arcipelago, considerate la possibilità della vaccinazione e rivolgetevi al vostro medico o a uno dei centri che la praticano per ricevere consigli e informazioni;
- usate un buon repellente per gli insetti, preferibilmente quelli in cui è indicata l'azione contro le zecche;
- esaminate attentamente i vestiti, gli zaini. Quando possibile, controllate minuziosamente tutta l'epidermide (e dico TUTTA, chi vuole capire capisca...), in particolare dove la pelle è più morbida (i.e. interno ginocchio, gomiti, ascelle, ecc.);
- se trovate una zecca attaccata, rimuovetela cautamente, se possibile usando l'apposito attrezzino, evitando di lasciare la testa dell'insetto all'interno della pelle;
- se la testa dovesse rimanere all'interno, può essere rimossa con l'ago come si fa per le schegge di legno. A questo punto, però, confido che vi siate già consultati con qualcuno ;)















Qualche esempio dei citati attrezzi rimuovi-zecche...



Beh, non vorremmo a questo punto avere scatenato allarmi e panico generalizzato... bastano poche e semplici precauzioni, essere coscienti della cosa, e il resto vien da sé.

Per cui se vi capita, se vivete qui o se siete in vacanza e avete qualche giorno per godervi una Svezia decisamente poco conosciuta alla maggior parte dei turisti italiani, visitate senza indugio il meraviglioso arcipelago di Stoccolma, magari pernottando in qualche isoletta boscosa e facendovi un bel giro in kayak per le acque placide e i paesaggi da fiaba della zona...

E in bocca alla zecca ! (ops, questo forse non dovevo dirlo... ;) )



lunedì 29 giugno 2009

Sailing



Bellissimo, inaspettato. Io ho un po' paura dell'acqua (in particolare quando è tanta, come nel mare) e a nuotare me la cavo appena, per cui una vacanza in barca a vela prima del week-end appena trascorso non l'avrei definita una delle prospettive più allettanti. Mi sono buttato nell'impresa proprio perché mi attirava la dimensione di sfida personale, e soprattutto perché, data la compagnia, ero sicuro che mi sarei divertito.
E così è stato.
Meraviglioso.
Dal primo giorno, quando ci siamo messi i giubbetti salvagente appena usciti dalla marina e tremavamo impauriti a ogni movimento dell' imbarcazione, all'ultimo, quando chiedevamo allo skipper se potevamo andare controvento per poter fare qualche strambatina con la barca piegata di lato.

Siamo stati anche fortunati col tempo, che doveva essere pessimo, stando alle previsioni, e che invece si è dimostrato magnanimo. Abbiamo vissuto un po' di tutto. Dal viaggiare nell'occhio della tempesta, con nuvoloni neri e fulmini che saettavano attorno, al pomeriggio di calma piatta con il sole che picchiava e il silenzio assoluto, interrotto soltanto dal cigolare delle corde.

Ovviamente non ci siamo fatti mancare le libagioni. Barbecue tutte le sere, con salsiccia toscana, roast beef e filetto di maiale. Aperitivi, con coppa e salame emiliani e pecorino più che DOP sardo. E a Midsommar avevamo pure l'intramontabile classico svedese, una buona aringa, accompagnata da un'ottima Vodka russa di 40 gradi che andava giù che sembrava acqua fresca. Per finire, caffè e ammazzacaffè, laddove la parte del leone l'ha fatta il limoncello fatto in casa da Marta. A dire il vero ci sarebbe dell'altro (che dire della pasta all'amatriciana cucinata in barca mentre si navigava?), ma è meglio che lasci stare.... E meno male che si era deciso che si sarebbero fatti pasti frugali perché lo spazio sulla barca era poco.

Abbiamo visto bellissime isolette, in particolare quelle del gruppo di Lilla Nassa, e ambienti perfetti per un film fantasy, con panorami mozzafiato e natura incontaminata.

Che bello navigare, farsi spingere dal vento, affrontarlo, imbrigliarlo e guidarlo con movimenti studiati e conoscenze che il genere umano ha acquisito in tempi antichissimi.
Bello.
Non sentire bisogno di internet e del cellulare per un po', essere liberi di dire tutto ciò che ci viene in mente, sempre felici, anche delle zanzare che ci martoriavano a centinaia.
Abbiamo noleggiato la barca a Djurö: un'Arcona 370, 13 metri e 6 posti circa. Insieme alla barca ci è stato fornito il bravo skipper Rikard, ex marinaio militare e ora velista, molto alla mano e simpatico.
La ciurma era composta da 6 intrepidi: Nicoletta, Marta, Mauro, Antonio, Giusi e io.
Per l'occasione abbiamo deciso di fare un post un po' particolare: abbiamo chiesto ai nostri compagni di viaggio se se la sentivano di raccontare qualcosa di loro gradimento pescando tra gli innumerevoli aneddoti, e loro hanno accettato...
Et voilà:

Parte prima: il racconto di Antonio
Il salmone volante

Il momento è di calma apparente. Mare piatto, sole a picco, tutto l'equipaggio rilassato. Si decide così di fare un cambio di mansioni, promuovendo il mozzo di quarta classe Antonio a provvisorio comandante della nave. Il mozzo, da esperto pescatore, si mette a pescare la cena per la sera mentre disinvoltamente controlla il timone della nave con il piede destro, ricordando vagamente il famoso Sampei dei cartoni animati.

Antonio Sampei (mentre lo skipper non guardava)

Il dolce rollio della barca nella tarda ora pomeridiana stimola un leggero languorino negli stomaci dell'equipaggio. Per placarlo il capitano in seconda Nicoletta decide di dispensare biscotti al cioccolato – ultimo rimasuglio delle scorte della ciurma – a ciascun membro dell'equipaggio.
Tutto è calmo.
Il capitano Nicoletta porge il pacchetto al capitano-mozzo in quarta Antonio.
Tutto è sotto controllo.
Ma proprio nel momento del passaggio, una brusca folata di vento inclina la barca su di un lato esponendo la plancia al mare aperto. Un salmone volante ghiotto di dolciumi spicca il volo dal mare increspato e con un sol colpo di coda azzanna il pacchetto lasciando il povero mozzo con un piccolo pezzo di carta fra le mani.

Tutti hanno gustato il biscotto al cioccolato, tranne il povero mozzo e il capitano in prima che era intento a dormire.

Bisogna sapere che Antonio, quando succede qualcosa che lo vede protagonista, addita sempre come responsabili animali selvatici tutti particolari che, a suo dire, sono i veri colpevoli dell'accaduto. Ora noi non ci sogneremmo mai di mettere in dubbio le sue dichiarazioni (per carità), né di disquisire sulla reale esistenza dei suddetti, ma quello che abbiamo visto coi nostri occhi è stato che Nicoletta ha dato il pacchetto aperto ad Antonio, il quale l'ha preso per la debole striscia di plastica che ne spuntava fuori. Il tempo di un battito di ciglia, si è udito un pluf e Antonio aveva il pezzetto di plastica in mano e gli occhi sbarrati con un'espressione sorpresa e vagamente colpevole. A ciascuno la propria interpretazione dei fatti.

Parte seconda: il racconto di Marta
Il capriolo del Baltico

Midsommar perfetta in barca a vela, nella migliore tradizione svedese. Non è semplice scegliere il momento più bello, ce ne sono tanti, tantissimi; sono stati quattro giorni di momenti belli.
La cosa più importante? La compagnia di amici veri. E' difficile trovarne, di amici veri, di quelli con cui non hai mai bisogno di trattenere un pensiero, una riflessione… ma questo è un altro post ;)
Prima di esporre il mio personale ricordo, un semplice quesito: qual è la dinamica che definisce il ruolo delle persone in un gruppo? Perché su sei, due vengono ‘scelte’ per assumere il ruolo di ‘mozzo di quarta classe’, mentre altre vengono innalzate a ruoli di ben altro spessore?
Commentate gente, commentate!

Antonio e Marta: mozzi di quarta classe, con il compito alla sera di aiutare il nostro skipper, Rikard, a ormeggiare la barca nei porti naturali scelti per trascorrere la notte.
Mauro e Nicoletta: aiutanti al timone di Rikard, capitani temporanei con la responsabilità di far navigare la barca.
Davide: barman di fiducia di tutti noi, quello a cui non si può mai dire di no. Il barman perfetto, come ha commentato qualcuno, quello che ti segue ovunque!
Giusi: ‘allt i allo’, come si dice qui, sempre presente a sostenere tutti… in tutti i sensi e soprattutto a documentare!
Sia chiaro, non mi lamento, si tratta del famoso diritto di mugugno di cui Antonio parla spesso e che io... noi... non gli riconosciamo mai.
Ciò che mi piace di più ricordare sono gli attimi di puro panico e grasse risate ogni volta che dovevamo attraccare, condivisi prima con Antonio a prua, e con tutti gli altri subito dopo.
La prima sera, in approdo davanti a un'isoletta disabitata e con un freddo assurdo, ho chiesto ad Antonio di saltare: da quel momento lui è diventato il ‘capriolo del Baltico’.
Coraggioso, ma MAI abbastanza per il nostro skipper.
Io ero quella che doveva occuparsi delle cime.
Non siamo quasi mai stati all’altezza delle aspettative di Rikard, noi due mozzi di quarta classe ... a differenza di altri che non commettevano mai errori, pur avendo mansioni di gran lunga ‘superiori’ alle nostre! (Marta si riferisce a uno dei tormentoni del viaggio: la supposta predilezione dello skipper per Nicoletta, in effetti rararmente da questi ripresa :) NdB.)
Le cime erano sempre corte, troppo corte per il capitano. Io imploravo ogni volta l’aiuto di Mauro per fare il nodo di congiunzione, ricevendo uno sguardo di disprezzo dallo skipper.
Fermarsi con una barca di tredici metri non è proprio semplice, bisogna calare l’ancora e lentamente avvicinare la barca agli scogli fino a una distanza ‘possibile’ e da li’, leggeri come caprioli, saltare giù...

Prima sera, giovedì, un'isola piccola e bassa, noi soli into the wild. Primo attracco tutto perfetto, il capitano non può lamentarsi di noi.
Il posto è bellissimo ma c’è un gran vento che spinge la barca contro gli scogli. La barca tocca una, due, tre volte e Rikard dice che dobbiamo spostarci. Io e Antonio, dopo esserci rivestiti da velisti veri, usciamo fuori e andiamo a prua a liberare la barca mentre Rikard tira su l’ancora, al freddo e sotto la pioggia. A un tratto vedo Antonio e il capitano che confabulano, la barca si riavvicina all’isola da un’altro lato della caletta rispetto a dove avevamo attraccato e Antonio scende dalla barca.
All’improvviso è solo sugli scogli... e la barca si allontana.
Da vero capriolo comincia a correre saltando da un sasso all’altro, arriva dalla parte opposta della caletta e comincia a tirare fuori dall’acqua una cima che non finisce mai... lunga, ma lunga di quelle che piacciono tanto a Rikard!
Tutti noi siamo sulla barca a guardare, intanto Antonio recupera la cima e anche la sua posizione, solo sullo scoglio... mi guarda molto perplesso e grida: ‘E adesso?’
Ce lo siamo chiesto anche noi, e adesso che facciamo?
Alla fine siamo andati a ripescarlo e dopo essere ritornati al largo abbiamo rifatto tutta la procedura di attracco, riuscita anche questa volta perfettamente!
Bravi, siamo stati bravi (e brave)!
Ma a Biskopsö, isola conosciuta per la presenza di cervi, tutto cambia.
Ci fermiamo solo un momento, la mattina di sabato per fare una passeggiata sull’isola, nel bosco per cercare di vedere i cervi, anche se più che altro abbiamo trovato zecche, uno degli animali più diffusi in Svezia.

L'approdo a Biskopsö

Antonio e io a siamo a prua: ormai siamo diventati bravissimi nell'approdo e siamo sicuri di noi, ma ora ci troviamo di fronte a una parete VERTICALE e ci rendiamo conto che Rikard punta direttamente a quella. Mi giro verso Rikard, in cerca di conforto, lui mi guarda impassibile e indica la parete; contemporaneamente Antonio mi dice di aver individuato un piccolo scalino dove la manovra sarebbe molto più agevole e me lo indica. Lo scalino lentamente scompare di lato mentre la prua punta inesorabilmente verso LA PARETE: "Devi saltare Antonio, salta, devi essere coraggioso!"
"Ma tu sei pazza", mi risponde il capriolo! Me ne rendo conto perfettamente, ma io e te, capriolo, siamo SOLO due mozzi di quarta classe!
Abbiamo esitato entrambi... e alle nostre spalle Rikard, che ci guarda disgustato, all’improvviso mi sposta di lato e incuneandosi tra noi salta si lancia sulla parete a 53 gradi, con i suoi stivali di gomma blu.

Foto dalla parete ad approdo avvenuto. In effetti l'inclinazione è notevole.

Sento ancora il suono dello schiaffo morale che ci ha dato... più a te, Antonio, che a me. In quell’istante abbiamo perso i pochi punti guadagnati nei giorni precedenti, per sempre. Mozzi di quarta classe for ever! Be brave, be brave!

Però a me, come ad Antonio, credo, questo ruolo è piaciuto!

Avendo già navigato parecchio in passato, Marta era la più esperta di tutti. Soprattutto all'inizio, era quella che prima di tutti recepiva cosa lo skipper voleva che facessimo ed eseguiva. Rikard doveva sempre dirci di andare ad aiutarla. Antonio, da vero gentleman, in occasione del primo attracco è stato lesto a offrirsi per il salto sulla roccia. A mio parere, la cosa gli è piaciuta così tanto che ci hanno preso gusto. Per l'ultimo attracco, ad esempio, quando si riportava la barca in marina, eravamo ancora distanti dall'arrivo che loro avevano già preparato scaletta e cime, e Antonio era prontissimo a saltare, carico come una molla. Purtroppo avevano dimenticato che ci attendeva un pontile, cui la barca sarebbe stata accostata. Appena se ne sono resi conto, ho visto un'ombra di delusione attraversargli il volto, e mestamente hanno ritirato scaletta e cime.


In attesa dei racconti di Nicoletta, Mauro e Giusi...

giovedì 18 giugno 2009

Ah, il teatro...!



Ah, che bello il teatro! Soprattutto se a recitare sono gli amici di tutti i giorni e se la commedia è un classico, godibile e senza tempo.
Questa sera siamo andati a vedere le prove generali dello spettacolo che si terrà domani, giovedì 18 alle 20.00, all'Istituto italiano di cultura di Stoccolma: "L'avaro" di Moliére. Per essere attori non professionisti se la sono cavata proprio bene, grandissimi complimenti.
Si sono preparati e ce l'hanno messa tutta, lo spettacolo fila liscio e veloce e noi ci siamo divertiti un sacco a vederli. Purtroppo, anche se siamo tra i fan più accaniti, mancheremo alla prima di domani sera, causa partenza per il viaggio in barca nell'arcipelago, e la cosa ci dispiace molto...

Ma straconsiglio a tutti quelli che sono in città di andarci. Anche perché l'occasione è letteralmente unica, dato che non sono previste repliche. Pensate, tutte queste settimane di fatica, studio, prove, scampoli di tempo faticosamente ritagliati nella giornata lavorativa e nei week-end, tutto per una sola serata.
Per l'ingresso è richiesto il misero contributo di 50 corone, onde aiutare i ragazzi a rientrare almeno in parte delle spese che hanno dovuto sostenere (pulizie, elettricità, custode, ecc. ecc.).

Come per le grandi compagnie, anche noi affiggiamo in cartellone alcune foto della prova di stasera.


Arpagone e Valerio


Arpagone, Frosina e Mariana



Arpagone e Don Anselmo


Frosina

La compagnia al completo



Quindi, ricapitolando:

L'avaro
Una commedia in italiano per italiani e italofoni a Stoccolma
Giovedì 18 giugno 2009, ore 20:00

lunedì 8 giugno 2009

Pirati svedesi all'arrembaggio di Bruxelles




Sembrava una barzelletta, ma ce l'hanno fatta. Si sono presentati alle elezioni con un unico, solo obiettivo: far eleggere un loro rappresentante per portare in Europa il problema del file sharing e del diritto alla privacy su internet. Programma pirata, simbolo pirata. Partito pirata. Si può dire di tutto, l'argomento si presta a ore e ore di discussioni polemiche, ma a mio parere se è innegabile che diritti di produttori di musica e film vengano immancabilmente violati da anni tramite il download selvaggio e il file sharing, è anche vero che a un occhio più attento anche le rappresaglie sono spesso selvagge, e che forse un limite dovrebbe essere definito. Io non sono un esperto in materia e purtroppo non ho ora il tempo di documentarmi sufficientemente, ma basta cercare un attimo su google e si scopre che in molti stati i poteri di chi indaga su presunte violazioni di questo tipo sono praticamente infiniti.
Capisco, concordo e sostengo tutori dell'ordine che a seguito di sospetti o denunce possano frugare nella vita di presunti pedofili, mafiosi ma anche criminali vari di ogni tipo. Sono più scettico quando sono permessi controlli random a campione per vedere se e cosa scarica il signor Rossi (non dimentichiamo che scaricare di per sé non è assolutamente un'attività illegale, che esiste un sacco di software e materiale vario libero da copyright, checché ne dicano i giudici che anni fa hanno condannato l'inventore del BitTorrent.). Poi anche sul discorso del copyright ce ne sarebbe da dire... che i bisnipoti di chi 90 anni prima ha fatto un jingle continuino ad arricchirsi coi diritti... (un piccolo esempio, Happy Birthday to You, 1893) mah...vabbe', sto andando fuori argomento. E' comprensibile che chi si senta derubato del proprio lavoro cerchi di ricorrere a ogni mezzo possibile per "difendersi", no matter what. Ma dal comprendere al permettere che un cartello di multinazionali (ma non era proibito?), più o meno a base statunitense, dettino legge (nel senso a volte letterale di "dettare le leggi") all'incirca in ogni paese del mondo e che ancora denuncino "secondo la legge americana" persone che vivono e piratano in nazioni che con l'America non hanno nulla a che fare, questo a molti può dare fastidio.




In molti paesi del mondo, dicevo, ma non in tutti. In Svezia fino a poco tempo fa non era così, e uno dei più famosi e longevi siti dove era possibile trovare file torrent aveva bellamente sede a poco più di un chilometro da dove mi trovo in questo momento. Il fortunato logo di PirateBay, una nave di bucanieri con le vele spiegate, era da anni un'istituzione qui in Svezia (ma lo è ancora). Poi anche qui è passata una legge (1 aprile), il sito è stato chiuso, i tipi del sito sono stati denunciati, c'è stato il processo in cui sono stati condannati (il 17 aprile, tutto rapidissimo. Un anno di carcere a testa più 3,8 milioni di dollari di multa. Ciumbia!). Ci sono state pure le susseguenti polemiche quando è emerso che il giudice era non ricordo più in che maniera collegato con le major (verrà sicuramente fuori nei commenti al post, ora davvero non ho tempo di circostanziare tutto quello che scrivo. Del resto questo è solo un post amatorialissimo, fatto mentre sono bloccato in una mezz'ora vuota sul lavoro... perdonatemi). Se non sbaglio sembra pure che il processo stesso debba essere rifatto... Ahhh... in questo esatto momento su "The local" pubblicano l'ultim'ora in cui la Corte distrettuale di Stoccolma ha dichiarato che il giudice non è stato influenzato "dalla sua appartenza a diverse organizzazioni che difendono il copyright". Ehi, ma ora leggo che la Stockholm District Court è la stessa che a suo tempo aveva scelto il giudice... Ma grazie al... ops, scusate... :)




Comunque, come si può notare, si parla di avvenimenti recentissimi e in continua evoluzione... Le sentenze, il clamore, tutto questo è avvenuto a breve distanza dalle elezioni di ieri, e gli scottati "avversari" politici dei partiti "normali" reputano questa concomitanza come la principale causa della strepitosa affermazione dei pirati. Se a detta di alcuni sono solo un pugno di sgangherati fanfaroni dalle idee confuse, il fatto che si siano beccati un seggio sui soli 18 totali a disposizione dell'intera nazione (7.1% dei voti) deve fare capire a tutti che il problema deve essere affrontato, e che un'opinione chiara deve essere espressa da ogni partito, di destra o di sinistra.

Chiara, e in periodo elettorale.

Dico questo, (e chiamo la loro affermazione "strepitosa") perché nella fascia di età under 30 (non solo diciotteni, quindi) il partito pirata ha ottenuto il 19% dei voti! Tra i giovani, vari analisti politici lo reputano il primo partito in assoluto, sorpassando addirittura Social Democratici e Moderati.

Anche se i Pirati non otterranno niente, se anche il tutto si dimostrerà una bolla di sapone, io se fossi un dirigente di uno degli altri partiti, storicamente da sempre alla caccia dei nuovi elettori, terrei gli occhi bene aperti e cercherei di farmi un'opinione precisa in materia. E chissà che il successo del piccolo gruppo di fanfaroni non accenda gli animi anche negli altri paesi, e che nuovi corsari e filibustieri non vengano fuori da qualche altra parte... Del resto il mare è grande e selvaggio, i galeoni passano carichi dell'oro delle gabelle e in molti sentono il bisogno di una nuova Tortuga.

martedì 26 maggio 2009

vår ruset...

la corsa (e l'ebbrezza) della primavera...

sono molteplici gli eventi podistici organizzati a stoccolma fra primavera ed estate: maratone, marce, corse... tutte occasioni per godere dell'esuberanza del verde e della luce scandinava.

proprio stasera si terrà la vår ruset, una gara nata del 1989 e dedicata alle donne che si svolge in ben 17 città della nazione, con picnic finale. a stoccolma, in zona universitet-ekoparken.
il messaggio di fondo? rispettare l'ambiente e consumare prodotti biologici (la coop svedese è lo sponsor principale).

è tardi per iscriversi all'evento, ma lancio un'idea. cerco volenterose per formare un gruppo che partecipi alla tiejmilen, altra corsa al femminile, che si terrà il 30 agosto. 10 chilometri intorno a djurgården... chi ci sta?

domenica 24 maggio 2009

Vieni a zappare a Skarpnäck

Questo lunghissimo weekend, iniziato ben mercoledì sera, essendo giovedì festa nazionale (Ascensione), e non ancora terminato, si è rivelato intenso e pieno di sorprese.
In particolare mi preme ricordare proprio l'evento di giovedì mattina.

Tutto ha origine molto tempo fa, quando Marta e Alessandro hanno affittato dal comune (credo, attendo correzioni), due piccoli rettangoli di terreno coltivabile ai margini della città, non lontano dalla loro abitazione. Località Skarpnäck.
Il nome che qui gli danno è ... (inserire prego.), e in sostanza si tratta di terreni anche di ampie dimensioni, suddivisi in tantissimi piccoli lotti, dove non è permesso risiedere né tantomeno costruire, ma solamente coltivare. E' una cosa che c'è anche in tante città italiane, niente di sbalorditivo. Generalmente ad affittare questi piccoli appezzamenti sono persone anziane, ma non mancano le giovani coppie e i gruppi di amici che vogliono sperimentare il loro pollice verde e magari mangiare ogni tanto qualche cosa coltivata con le proprie mani.
Ma l'orto va curato. E per l'appunto questo era il periodo in cui andava vangato e seminato.

Per cui Marta ha chiamato a raccolta gli adepti. Purtroppo improvvisi impegni di lavoro sono comparsi più o meno uniformemente attraverso tutto il vasto gruppo di amici.
Alla fine comunque uno sparuto manipolo di volontari (Mauro e io), ha per una giornata accantonato i pressanti obblighi lavorativi e si è presentato, impavido ed entusiasta, al luogo e all'ora convenuti (più o meno), pronto a buttare il cuore oltre l'ostacolo.
Dopo un breve rifornimento di sementi, terra e piantine alla serra più vicina, il lavoro è cominciato.
Non dovrei dirlo io, ma siamo stati proprio bravi. Sapientemente diretti da Alessandro, nostro vate e nume tutelare, nonché primo infaticabile lavoratore, abbiamo vangato, zappato, fatto solchi quando c'era da fare solchi, buchette quando necessitavano buchette, seminato, ricoperto le semine più delicate, innaffiato... insomma, messo le basi per quello che sembra diventerà un bell'orto, pronto a suscitare le invidie delle più esperte (benché attempate) vicine. Fragole, zucche, fagiolini, prezzemolo, insalata (3 tipi diversi), carote, rucola, rape rosse, rabarbaro e presto zucchine e cipolle....
Eccovi qualche foto.

Alè, al lavoro. Notare la mia tecnica. A mia discolpa devo dire che avevo una pala cortissima!


Mauro viene circondato da Alessandro, che gli taglia ogni via d'uscita. Scacco matto.

Si fa tutto come si deve. Anche i vialetti interni.


Semina. I semi delle carote vengono venduti già in striscioline. Pratico.

Pausa pranzo. Ci si rifocilla.

Esce il sole. Mauro innaffia con aria estremamente professionale.

L'orto finito. Carino, no?


Mi sono divertito un sacco, e sono tornato a casa rilassato e nemmeno troppo stanco.

Ma soprattutto rilassato...

mercoledì 13 maggio 2009

pippi calzelunghe, piccola grande cuoca

... se l'ultimo post di davide aveva, in via eccezionale, un titolo in svedese, il mio di adesso, dopo un silenzio di due mesi, ha un titolo in italiano.

e l'occasione è veramente ghiotta!

a novembre dello scorso anno ricevemmo un'e-mail da elisabetta tiveron, una blogger come noi, della stessa età di davide, con una predilezione per la storia sociale dell'entroterra veneziano e la passione per la cucina e le tradizioni culinarie considerate minori.

da qualche anno elisabetta si dedica con successo alla consulenza in ambito ecogastronomico e si è imbattuta nel nostro blog facendo ricerche sulla mia (e sua) amatissima pippi e sulle ricette del sud della svezia (temi di per sé sufficienti per attirare ipso facto il nostro interesse, come potrà immaginare chi ci conosce bene).

il risultato del suo impegno, di cui siamo felici di poter dare notizia nel nostro spazio, è appena stato pubblicato da il leone verde edizioni.

pippi calzelunghe, piccola grande cuoca è un percorso fra cibo e letteratura, entrambi nutrimenti per l'anima, e non potrà che spiccare fra le novità più stuzzicanti della fiera del libro di torino. "leggere è un gusto!"




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mercoledì 6 maggio 2009

Majblomma


Questa volta sono io a intitolare un post con una parola svedese. Fiore di Maggio. Bello, no?

I fiori sono di carta, e sono colorati. Sono montati su spillettine, ma non solo. Ogni anno un colore diverso. Ogni anno, sin da Aprile, per le strade di ogni città svedese si possono incontrare bambini che li vendono. E' una lodevole iniziativa benefica nata addirittura nel 1907, a Göteborg, grazie al lavoro di un'intraprendente signora del luogo, Beda Hallberg.


Una parte dei fondi raccolti rimane alla classe dei bambini che vendono i fiori ed è utilizzata per piccole attività, un'altra parte viene data all'omonima associazione che coordina la gestione di varie iniziative, tutte rivolte ai bambini ("Barn hjälper barn" è il motto). Dal sostegno ai bambini portatori di handicap, ai contributi per comprare occhiali e vacanze in colonia per i bambini provenienti dalle famiglie meno agiate. La tradizione è molto forte e molto sentita in Svezia e si è diffusa anche in altri paesi scandinavi.

A onor del vero c'è anche un piccolo strascico polemico. Fino al 1997 i fiori erano prodotti in Svezia, poi la fabbrica ha chiuso e la produzione è stata spostata in Cina, con un notevole aumento degli introiti e della produzione stessa. Nulla da dire dal punto di vista economico, ma in un paese dove i diritti dei lavoratori sono sacri, le foto delle fabbriche cinesi e i miseri guadagni degli operai non sono piaciute.
Ma rimane comunque una bella iniziativa. I colori di quest'anno sono il rosso e il rosa. Eccone qui uno.

martedì 14 aprile 2009

Ecco qua...


Ne sono successe di tutti i colori in questo periodo. Giornate buffe, strane ricorrenze, novità.
Purtroppo ci siamo allontanati un po' dal blog e non abbiamo aggiunto nuovi post come invece avremmo voluto e come eravamo soliti fare per descrivere la nostra vita in Svezia.
Ma l'evento principale è di sicuro che siamo andati incontro a un ennesimo cambiamento. In breve, ho terminato il vecchio contratto, quello che per la legge svedese doveva obbligatoriamente essere l'ultimo come Post-Doc e ho iniziato non uno, bensì due nuovi lavori. Nella pratica quello che faccio ora non si distanzia poi molto da quello che facevo prima. Ma sotto altri punti di vista le differenze ci sono, eccome.

Prima di tutto la casa. Giusi in questo momento è in Italia, non solo per le vacanze di Pasqua, ma perché ha letteramente smontato l'appartamento a Bologna, venduto il vendibile, traslocato il traslocabile, dipinto il dipingibile.
Basta.
Nessuna più "connessione" con l'Italia. Ora è diventato solo il posto per andare a trovare parenti e amici che ci vivono.
Noi siamo a Stoccolma.
Può sembrare un cambiamento da poco, ma non lo è. Disfarsi di mobili e soprammobili scelti con cura per durare a lungo termine è stata un'operazione come previsto dolorosa.
Significa anche staccarsi ancora un po' di più dai genitori, dalla famiglia, dagli amici. Un prezzo pagato a cuore non leggero, e con cui diventa più difficile convivere ogni giorno che passa. Ma una scelta obbligata, per poter sopravvivere. Via dal paese che amo, e che ora anche odio per avermi costretto ad abbandonarlo.
Sì, gente. Siamo noi, trentenni, quarantenni. Ci siamo fatti il mazzo per studiare e/o crearci competenze, siamo arrivati alla vita, quella vera, carichi dei nostri sogni, pronti a buttare il cuore oltre l'ostacolo e a fare di tutto per realizzarli. Ma il cuore ci è stato ributtato indietro. Dalla palizzata ci è stato detto che se volevamo potevamo entrare, ma i nostri sogni dovevamo lasciarli fuori.
Siamo noi, con la nostra valigia di cartone lucida lucida, abbonati alle linee low-cost, noi che abbiamo mollato tutto solo per poter alzarci la mattina, guardare dalla finestra e poter respirare.
E il prezzo di quel respiro vale tutto l'oro del mondo, vale le lacrime di rabbia nel non poter vedere crescere la propria nipotina, la frustrazione di non poter fare due risate a tavola col proprio padre ed essere seppellito di cibo dalla propria madre, vale mille altre cose ancora.

È il respiro, lento e triste, di noi nuovi emigranti.


Cena a casa di Mauro, qualche giorno fa


venerdì 13 marzo 2009

E cammina, cammina... arrivarono in Arizona


Chiunque si trovasse a passare per qualche giorno nei vari dipartimenti del Karolinska Institute, non potrà fare a meno di notare con una certa frequenza il ripetersi della stessa scena. Due o più persone che si incontano per i corridoi, a pranzo, sui sofà della sala comune, in caffetteria, in cucina (eh, sì, ci si tratta bene qui), che dopo essersi salutate si chiedono a vicenda: "A quanto sei oggi?" E prima di rispondere controllano un contapassi attaccato alla cintola: "Seimilasettecentootto". "Ah, beato te! Io sono ancora a quattromilaedue. Stasera mi tocca dell'extra jogging".
La competizione non è ancora iniziata, ma tutti sono già eccitatissimi.


Quale competizione? Qualche tempo fa è comparso un avviso: l'Università dell'Arizona (ASU) e il Karolinska Institute di Stoccolma (KI) hanno dato il via al progetto ASUKI. Ora, pur facendone parte come verrà a breve rivelato, non ne conosco tutti i dettagli e al momento non riesco neppure a documentarmi, per cui mi limiterò a fornire nformazioni di massima e a riportare i dovuti link.
Si tratta di reclutare il maggior numero possibile di individui fra tutti i dipendenti e gli affiliati alle due strutture (dai dottorandi in su, per intenderci) in team di 3-4 persone, fornirli di contapassi, di un elaborato questionario e di una buona motivazione per camminare ogni giorno per almeno 10.000 passi.
La buona motivazione risiede principalmente nel fatto che la squadra che supera per più giorni questa soglia vince un viaggio e un soggiorno in Arizona. Un altro team vincente sarà sorteggiato fra tutti i partecipanti, e altri ricchi premi e cotillon saranno distribuiti agli sconfitti.
E' un progetto scientifico: alla fine dei SEI MESI (lo enfatizzo perché a me era stato detto due mesi, sennò col cavolo che mi beccavano), con un altro questionario e, pare (ehm, non ho letto bene) alcune visite mediche volontarie e random, verranno valutate numerose variabili relative alla salute psicofisica dell'individuo.


Io sono stato reclutato all'ultimissimo momento, poco prima della scadenza del termine per iscriversi, e ho già ricevuto il mio contapassi (che poi potrò tenermi... vabbe', è una robina da 5 euro), con su scritto ASUKI. Non ho ancora compilato il questionario perché non ne ho voglia, ma lo farò prima di lunedì, quando la gara avrà ufficialmente inizio. Ho però scoperto che praticamente TUTTI sono iscritti e fanno parte di qualche team.
Il nostro si chiama Data Rats ed è il team più improbabile che si sia mai visto: Capogruppo Jingmei, dottoranda di Singapore con una passione per tutto ciò che è fashion e ritmi tutt'altro che sportivi, diciamo rilassati. Poi Lovisa, anche lei dottoranda ma stoccolmese doc, ipersportiva, iperginnica, che attualmente segue almeno 4 corsi fra danze orientali, fitness, e svariate altre attività (di quelle robe che, quando le vedo scritte sul tabellone in palestra, mi ritrovo per una metà atterrito al pensiero di che cosa si riesca a studiare per spillare quattrini alla gente e per l'altra ammirato per la fantasia che gli addetti ai lavori dimostrano nel combinare pratiche etnico/ginniche con la svariata e perennemente in rinnovo accessoristica da palestra).
Segue Lisen, ricercatrice svedese, che vive in un paesino appena fuori Stoccolma, neomamma per la seconda volta che si è imposta di camminare un po' di più per tornare in forma. Dulcis in fundo, io, che da bravo italiano avevo già studiato un modo per attaccare il contapassi ai conigli.
Insomma, al di là di ogni speranza.

L'idea del coniglio che corre al mio posto è in realtà abbastanza inutile per un motivo che farà inorridire tutti gli italiani che leggono (e cioè, credo, più o meno tutti quanti). Tenetevi forte. Inizia come una barzelletta (e forse lo è):
sapete come fanno a controllare quanti passi ogni persona compie ogni giorno?
No, i risultati non vengono trasmessi automaticamente dal contapassi al centro di raccolta dati via internet, sms, ecc...
No, non vengono nemmeno immagazzinati dall'aggeggio e poi scaricati alla fine del concorso...
Vi arrendete?
Ok, ve lo dico io. Siete seduti? Bene.
Semplice, ce lo chiedono. E noi, cortesemente, glielo diciamo.
In breve: si fidano.

Scusate, faccio fatica a scrivere perché l'eco delle risate di scherno proveniente dall'Italia intera copre i miei pensieri, ma questo è il succo. Noi segnamo su un foglio quanti passi facciamo e poi entriamo in internet e lo scriviamo. Punto.

Chiudo volutamente qui il discorso, aggiungendo soltanto che, quando ho detto a Lisen "Ma così chissà in quanti fregheranno!", ho ricevuto per tutta risposta uno sguardo inorridito e un "Starai scherzando, vero?"

Io e Lisen che ci alleniamo in una tiepida giornata primaverile a Stoccolma

Comunque, scherzi a parte, ho intenzione di provarci sul serio, e anche le altre del mio team hanno la stessa spinta. Non sottovalutiamo la bi-mamma, che alla mattina quando arriva in ufficio ha già al suo attivo quasi cinquemila passi, spesi solo per rincorrere i bambini per casa e accompagnare il più grande all'asilo e la piccolina dalla nonna. Jingmei ha già iniziato ad andare tutti i giorni a fare la spesa a piedi. Lovisa è una sicurezza, manterrebbe senza fatica una media ben più alta.

E dal canto mio, io non ho nessuna intenzione di barare, o comunque intendo farlo il meno possibile.
Promesso.

Arizona, arrivooooooooo!

Io finalmente arrivato in arizona, a piedi.

domenica 8 marzo 2009

radio 24

il riposo del guerriero

stefano gallarini, di radio 24, ha intervistato davide su come si vive a stoccolma, nell'ambito di un gioco a premi che mette in palio voli per le capitali europee. il tempo a disposizione era poco, ma chi avrà modo di ascoltare anche le interviste successive avrà un bel quadro della città.

per chi è di fretta, la voce di davide compare più o meno a metà del file audio.

sabato 7 marzo 2009

EU:s miljöhuvudstad

capitale verde europea

sono appena arrivata e ho scoperto che c'è verde ovunque! e blu, quello del cielo, del mare, dei laghi, dei canali che dividono le isole su cui è fondata la città stessa. i parchi e i giardini che tappezzano i quartieri sono un'esplosione di colori e ogni angolo di vegetazione ti tenta con un'improvvisa ondata di profumi: lillà, sambuco, caprifoglio... e c'è sempre vento, tanto vento, quasi a voler dare vita a quello che sembra un quadro! mi incanta, stoccolma, con i suoi tetti spioventi stagliati in un cielo imprevedibile...


ho ripescato questa vecchia e-mail, scritta a un'amica nel maggio di due anni fa, cercando di ricordare le mie prime impressioni sulla città. non mi ero sbagliata. a dimostrarlo c'è il riconoscimento appena ottenuto da stoccolma, che nel 2010 sarà la prima capitale verde europea. già, stoccolma ha vinto la prima edizione del nuovo premio istituito dalla commissione europea per incoraggiare le città a migliorare la vita urbana. e con il 95% degli abitanti - dico il novantacinque per cento! - che vive a una distanza massima di 300 metri da aree verdi, stoccolma non ha rivali (per ora). auguriamoci che siano sempre più numerose le città che intendano seguire il suo bell'esempio.

venite a trovarci a maggio e vi accorgerete di come il verde aumenti la qualità della vita, contribuendo a favorire la biodiversità, salvaguardare l'ambiente (riduzione del rumore e purificazione dell'acqua) e, aspetto non meno importante, a creare possibilità di svago (con grandi e piccini che rispettano, si godono e vivono la natura a loro disposizione fino in fondo, in qualsiasi momento della giornata, in tutte le stagioni dell'anno).

ecco un video di presentazione delle città finaliste:


giovedì 26 febbraio 2009

Laser, conigli e principesse

Può succedere quando meno te l'aspetti di avere una settimana strana. Magari una settimanina che parte bella tranquilla e che poi all'improvviso svolta e si trasforma in un grammelot dadaista.

L'altro giorno Mauro mi fa: "Ci vieni al Laserdome?" Il laserdromo, a mio parere, è una di quelle cose decisamente anni '80, ma che al contrario delle giacche con le spallone e dei Duran Duran, non schiatta mai. Ci sarà un perché, mi sono chiesto.

Questa curiosità, unita al fatto che negli anni '80 ero troppo timido per fare qualsiasi cosa che comportasse un'aggregazione sociale anche minimerrima e perciò non l'avevo mai provato, mi ha spinto a rispondere: "Orpo!" nonostante fossi stanco morto stremato per motivi tuttora a me stesso ignoti.
Organizzazione Sandrino, che quando si tratta di aperitivi fancy o laserdromi non sbaglia mai. Ci troviamo a Rådsmangatan (beh, "troviamo" è una parola grossa. Quando ti dai appuntamento a Rådsmangatan devi mettere in conto un quarto d'ora al cellulare, con relativi: "Dove sei?" "Vicino al PressByran". "Anche io". "Ma non ti vedo". "Alza un braccio". "Fatto". "Ah, ti ho visto... 'spetta... No, non sei tu". "Sono quello con la sciarpa a striscie". "Non vedo ne sciarpe nè strisce". ecc. ecc.). Alla spicciolata si radunano 16 persone. Tra queste, 11 mi sono totalmente nuove. Ricordo che erano tutte persone simpatiche, ma non ricordo né il nome, né la nazionalità di nessuno, grossomodo metà fanciulle e metà fanciulli.




Abbiamo preso il locale tutto per noi e ci siamo divertiti un sacco. Io me la sono cavata abbastanza bene, arrivando nel primo round 8º su 16 e nel secondo 6º su 12, seguendo un'onorevolissima linea di tranquilla e sobria medietà che ben mi si confà, in puro stile lagom.
Sono stato massacrato da Sandrino. Sono stato inseguito come un pollo da una ragazza che zitta zitta quatta quatta tomo tomo cacchio cacchio mi sparava alle spalle, aspettava che tornassi attivo e mi risparava, e così via per minuti interi, mentre io ignaro combattevo con il nemico che mi stava di fronte. Ho rambescamente saltato da un riparo all'altro, svoltato velocemente angoli a pistola spianata, colpendo in fronte in un'occasione un'altra ragazza che continuava a ripetere poco furbescamente l'errore di sporgere dall'angolo prima con la testa poi con la pistola. Ho cavallerescamente chiesto scusa e alzato le braccia offrendomi alla giusta e meritata esecuzione.
Insomma divertente. Andateci vestiti leggeri, che si suda.
Per la cronaca, alla fine ha vinto proprio Mauro, notevolmente dotato di una midiciale miscela di maestria tattica e precisione di tiro. Che facesse sul serio lo abbiamo capito quando prima di entrare si è andato a cambiare in bagno ed è tornato tutto vestito di nero.

Tornando a casa mi sono fermato a comperare del sushi per Giusi e dei broccoli per i conigli. Ah, non ho ancora detto dei conigli? Si chiamano Luna e Gimli, vivono nel nostro soggiorno, all'interno di un recinto che occupa un quarto circa della stanza. Fanno tante palline di cacca, mangiano continuamente e, con grande disappunto di Giusi, non si lasciano prendere in mano per farsi accarezzare. In pratica li puoi solo guardare dormire e litigare. E pulirsi le orecchie con entrambe le zampine anteriori unite. Quello è molto divertente.
Ce li hanno portati qualche giorno fa Daniela e Andre, due nostri amici tedeschi che ci hanno chiesto di ospitarli per due settimane. A dire il vero noi ci aspettavamo una gabbietta di medie dimensioni e conigli relativamente proporzionati. Invece il tutto è arrivato in scala 4:1, con in più un sacco pieno di fieno e uno di segatura.
Luna in particolare non ha gradito il cambio di residenza e ha reagito inquieta provocando e combattendo il povero eunuco Gimli, nonché lanciando di tanto in tanto grida ventrali mai udite prima dagli stessi proprietari. Ora le cose sembrano essersi calmate, ma la prima notte è stato un incubo.
Alzarsi alle 3:30 per andare a rimproverare un coniglio che non sta zitto non ti fa sentire la persona più brillante dell'universo.

Da qui all'evento della settimana per alcuni e del mese per altri, il passo è breve.
L'evento: il fidanzato della principessa Victoria le ha chiesto di sposarlo. E lei ha risposto: "Ja, ja, ja". Virgolettato su tutti i giornali. Che c'entra coi conigli e il laserdromo? Ma come? Questa è schizofrenia narrativa pura, senza la necessità di un minimo sforzo immaginativo, visto che è tutto vero e concomitante.

L'erede al trono di Svezia Victoria. L'unica donna al mondo erede al trono.
Ah, strano come gli svedesi si ostinino a negare ciò
che a suo tempo fece scalpore e di cui sarebbe
educativo per molte ragazzine di questo paese parlare,
e cioè i suoi passati problemi di anoressia
e come ne è felicemente uscita.

Comunque, la principessa si sposerà. Quando non si sa, ma la cosa pare certa: si farà.
Victoria sarà la prima regina (nel senso di capo della monarchia, non di moglie del re) dopo tantissimo tempo (credevo la prima di sempre in Svezia, ma ieri sono stato smentito da un collega svedese, mah... Attendo ulteriori lumi dai lettori). In passato il titolo veniva trasmesso da padre a figlio maschio, e le figlie femmine non potevano essere eredi al trono. Ora, in virtù della tanto sbandierata parità svedese tra i sessi (e, dicono i maligni, anche grazie al fatto che Victoria è quella un pelo più sveglia tra i figli di re Gustav, che pare non brillino certo per intelligenza e carisma... ma, aggiungo io, questo non mi sembra sia mai storicamente stato un problema per nessuna casa regnante), la costituzione è stata modificata e Victoria sarà regina.
Che bello!
C'è la favola del Cenerentolo moderno, venuto a Stoccolma da un minuscolo paesino del centro-nord del paese, figlio di un impiegato ai servizi sociali e di una bancaria, prima personal trainer e poi proprietario di una palestra in città (oh, che volete! Queste sono le favole moderne, o così o niente!)
C'è anche l'anello (che anello regali all'erede al trono? Entri in gioielleria e dici: "Vorrei fare bella figura, ma non posso spendere più di tanto. Ho solo i soldi dell'ipoteca sulla palestra, in più posso aggiungere un corso di kick boxing in omaggio, che per un gioielliere al giorno d'oggi può tornare utile..."), sul quale si è scatenato il gossip di mille Alfonsi Signorini.
C'è un lungo fidanzamento, sei anni (o sette, boh), che alcuni dicevano dovesse durare per sempre, c'è l'opposizione dei tradizionalisti che non vedono di buon occhio il diluirsi della purezza metilenica del blu circolante per i regali vasi sanguigni, c'è tutta una sorta di eccitazione popolare, in cui tutto è frizzantemente proiettato verso il futuro.
C'è il primo ministro (credo, o comunque chi è preposto alla cosa, ora non ricordo, ma un signore dalla faccia seria, ho visto la foto...), che si dice contento e dà la sua benedizione, perché il giovine è un bravo ragazzo. Sì, perchè in Svezia, senza l'autorizzazione statale, l'erede al trono non si può sposare. Toh mo'.
C'è la domanda più attesa, che ha lasciato per ore trepidante l'intera popolazione. "Ma Victoria, anche tu hai sentito il 'click'?".
Questo perché il buon Gustavo, l'attuale re, nella sua giovinezza disse di essersi accorto che la futura regina brasilo-teutonica Silvia era "quella giusta" perché non appena la incontrò sentì un "click". I bravi giornalisti hanno aspettato trent'anni, ma ora sanno cosa chiedere.
Victoria ha molto diplomaticamente risposto che il loro amore è nato e cresciuto piano piano nel tempo, acquistando lentamente spessore, come un buon vino in barrique (la cosa del vino in barrique, Victoria non l'ha detta, l'ho messa io...), che il principe consorte Daniel, detto Bobo (Principe Bobo...che ridere!), è stato prima di tutto sempre il suo migliore amico... ecc. ecc. Toh mo'.


Il re Gustaf. Non sembra un po' Braccio di Ferro e un po' Capitan Findus?

Ce ne sarebbero ancora, di chicche simili, ma non voglio elevare ulteriormente i contenuti di questo blog, per cui la pianto qui.
Del resto devo sbrigarmi ad andare a comperare ancora broccoli per i conigli prima che i negozi chiudano. Orpo, come gli piacciono i broccoli! Tra loro e Giusi, che ogni tanto se ne frega un po' per pranzo, non sto dietro a comprarne...

Saluti,

D

martedì 10 febbraio 2009

en klump i halsen

un groppo in gola.

un paio di giorni fa, il mio caro amico mario di milano mi ha mandato un sms: è al karolinska che lavora davide? stasera rai tre manda in onda un servizio di "presa diretta" sulla scuola.

il termine di paragone, ancora una volta, è la svezia...

lunedì 9 febbraio 2009

obs! halt väglag

attenzione, strade scivolose!


il problema è il ghiaccio ricoperto di neve.
e non vi dico in discesa...




indovinate chi ha lasciato queste tracce scomposte sulla spruzzata bianca della scorsa notte!

giovedì 29 gennaio 2009

lagom...

... ovvero come vivere da patate lesse ed essere felici!

lagom /ˈlaːˌgom/ significa né troppo, né troppo poco. ma non è semplice tradurre con una sola parola quello che a detta di tanti è intraducibile in italiano, un aggettivo (e anche avverbio) che indica un concetto di sufficienza, moderazione, appropriatezza, convenienza e conformità insieme. un'ottimale condizione intermedia.

lagom è la forma mentis del medelsvensson, il mario rossi della svezia. è l'amico che si guarda bene dal darti troppe informazioni riguardo ai propri successi e allo stesso modo preferisce non sentirti dilungare circa i tuoi, di cui potrebbe anche essere un filo invidioso. lagom è la carne cotta al punto giusto. è l'atteggiamento di chi evita di mostrare troppo entusiasmo e anche quello di chi non si lamenterebbe mai a voce alta, nemmeno sotto tortura. lagom significa rifuggire qualsiasi ostentazione e rammentare di non ringraziare mai con troppa enfasi. è lo stesso design svedese (e scandinavo tutto), per certi versi. è l'esatta quantità di caffè da bere al fika aziendale del venerdì pomeriggio, la congrua porzione di purè che ci si serve in piena autonomia dalla zuppiera al centrotavola. è l'ospite che ti accoglie in casa propria senza invitarti a sedere e non perché preferirebbe vederti levare l'ancora quanto prima, ma perché ritiene sia doveroso lasciarti la possibiltà di scegliere. in fondo, lagom è la socialdemocrazia che si è fatta promotrice del cosiddetto modello svedese.

insomma, uno stile di vita ecosostenibile in cui tutti ottengono la propria parte senza prevaricare sugli altri. hmm, bello. e dico sul serio. ma se è vero che mi sono sempre sentita più lagom che individualista, l'idea a volte mi mette i brividi. che a essere lagom ci si tarpi un po' le ali da soli?


p.s. leggendo un bel blog scovato di recente, sono venuta a conoscenza di un nuovo concetto, a mio avviso in parte assimilabile a quello di lagom: la legge di jante. occorre solo capire fino a che punto la scandinavia si stia scostando dalla severità di questo codice e se sia un bene o un male...

mercoledì 28 gennaio 2009

World Pillow Fight Day

Stoccolma è città d'Europa. È anche città del mondo.

Lo si deduce, tra le altre cose, da una serie di importanti iniziative che coinvolgono i siti urbani dal maggior respiro internazionale.
Dopo una sola edizione, è già diventato un evento irrinunciabile il Worldwide Pillow Fight Day, organizzato dal Pillow Fight Club. Il successo del 22 marzo 2008 è stato tale che moltissime città (tra le quali Bologna) si sono organizzate e hanno riproposto la cosa in maniera autonoma, e che si è già fissata la data della seconda edizione mondiale, il 4 Aprile 2009.


Foto dell'edizione stoccolmese del 2007


Circa 25 città in tutto il globo hanno aderito e sono pronte a smazzuolarsi di cuscinate in contemporanea. Viene tutto deciso e organizzato tramite il passaparola, sia reale che tramite internet, e come per il Fight Club di Chuck Palahniuk, a cui gli incontri sono dichiaratamente ispirati (con la minima variante che invece di prendersi a botte ci si prende a cuscinate), bisogna osservare rigide regole:

1) Parla a tutti del Pillow Fight Club.
2) Parla A TUTTI del Pillow Fight Club.
3) Se qualcuno si lamenta o non ha il cuscino, non può essere colpito.
4) Tutti possono partecipare.
5) La battaglia inizia all'ora esatta stabilita - NON PRIMA.
6) Niente cuscini rinforzati o con oggetti all'interno.
7) Le battaglie vanno avanti fino all'ultimo.
8) Se è la tua prima volta al Pillow Fight Club, sarai invariabilmente impiumato.

Se qualcuno volesse organizzare l'evento nella propria città ed essere incluso nella lista internazionale, basta seguire le indicazioni del sito e comunicarlo al Pillow Fight Club. Per il momento nessuna città italiana lo ha ancora fatto, ma chissà...

venerdì 23 gennaio 2009

lars demian



så går det till.

l'avevo sentita dal vivo al folklore center di cui davide aveva scritto tempo fa e mi era piaciuta molto. come dire, o mangiar questa minestra o saltar dalla finestra...

giovedì 22 gennaio 2009

lisa ekdahl



è la scoperta musicale della mia serata casalinga (grazie, betulla!). davide è a milano per il nuovo progetto di cui si occupa al karolinska e io sono in partenza per århus. che bello abitare in scandinavia e poter pensare di fare un salto da mio fratello&ditte. non vedo l'ora di riabbracciarli!

mercoledì 21 gennaio 2009

brunnsviken är frusen!

è dai primi del mese che brunnsviken, il piccolo fiordo dietro casa che ho più volte attraversato in kayak, è completamente ghiacciato!

di ritorno da abisko, con 14 gradi sottozero a mezzogiorno ci siamo goduti una delle più belle passeggiate mai fatte a stoccolma, crack e rumori cupi provenienti da sott'acqua compresi.

su flickr ho pubblicato qualche foto di quella camminata e delle altre piccole escursioni degli ultimi giorni.

lo strato solido aveva sempre uno spessore di almeno una spanna, a giudicare dalle sottilissime spaccature che di tanto in tanto tagliano in verticale la lastra trasparente. e dato che il ghiaccio non è certo elastico, crepe e fenditure sono normale amministrazione. ma occorre essere più che cauti.

chi pattina per lunghe distanze non si sposta mai senza fischietto, rampini di sicurezza e funi galleggianti da lanciare ai compagni in caso di tuffo in acqua gelida. uno zaino in spalla fa da salvagente.

noi ci siamo avventurati in mezzo al fiordo solo perché decine e decine di persone lo stavano attraversando con tutti i mezzi possibili: a piedi, con i pattini, trainati dai propri cani, in bici, a vela, con passeggini o carrozzine al seguito. ma mai e poi mai ci saremmo fidati ad andare da soli!

il colore del ghiaccio è uno degli indicatori più affidabili quando si tratta di valutare la consistenza dello strato gelato (più è scuro, meglio è), ma i fattori da considerare contemporaneamente sono molti: spessore (di solito 10 cm bastano per sostenere una persona che cammina), eventuale presenza di neve, numero di bolle d'aria intrappolate sotto la superficie, correnti d'acqua che scavano sotto la lastra di ghiaccio, temperatura esterna, ecc.

l'emozione di spostarsi su uno specchio che riflette cielo e nuvole è grande, ma sconsigliamo vivamente di fare di testa propria. camminare sul ghiaccio non è mai sicuro al 100%!

in rete si trovano numerosi consigli e indicazioni, eccone una sintetica lista in inglese.