Ed eccoci di nuovo. Pare che il blog sia ormai esclusivamente dedicato alla piccola fagiola... ehm, scusate, Annika.
Sì, perché oggi è il suo complemese. Il 1 agosto alle ore 1.40, infatti, la fajita (ops, Annika) veniva alla luce.
Oggi per me è stato il primo giorno di lavoro dopo la prima "pausa paternità", ma Giusi, Magellano e Annika (cioè la fagioz) hanno festeggiato facendo una passeggiata tutti e tre insieme. Un plauso a Giusi, che è riuscita a districarsi benissimo tra ingombranti carrozzine, cani entusiasti e bimbe dal sonno leggero. Un plauso a Magello che, a quanto mi è stato detto, ha fatto il bravo (più o meno). Un plauso a fag... Annika che se l'è dormita tutta.
E a me non è restato che guardare le foto. Queste foto...
Bene, siamo arrivati alla fine del nostro serissimo sondaggio.
Non volevamo che il sesso del nascituro fosse determinato dal caso, e così abbiamo chiesto ai nostri amici.
Squillino le trombe, rullino i tamburi... con il risultato di 29 voti a 24, riassunti nel seguente grafico a torta (mmh, Giusi stasera facciamo una torta?)...
Il vincitore è...
LEI!
Tra l'altro, questo risultato concorda con quelli dei test medici già da noi effettuati. Ma questo è un dettaglio.
Ci riprovo. Negli ultimi anni questo blog è stato lasciato e ripreso più volte, e la comunicazione è avvenuta a sprazzi. Questa non è una bella cosa, visto che la caratteristica principale di un diario (e questo è essenzialmente il blog), è la sua continuità. Per come la vedo io, o tutto o niente. Ma distrazioni da una parte e voglia di raccontare dall'altra hanno fatto sì che queste scariche di corrente alternata venissero comunque sparate in rete.
È anche vero che la necessità e la voglia di parlare di quanto ci succede qui in Svezia dopo tanti anni si è spenta, diciamolo pure, e la vita all'estero è diventata sempre più vita quotidiana. Non che non ci siano episodi degni di essere riportati, anzi, è che questi episodi col tempo si tende sempre di più a viverli e sempre meno a raccontarli.
Al contrario, è successo un fenomeno strano. Ho iniziato a notare e a dare importanza ad avvenimenti, sfaccettature, colori e aspetti del mio paese, l'Italia, che prima, vivendoci, non notavo. Questo, com'è noto, succede spesso a chi va ad abitare all'estero, e generalmente le prime impressioni sfociano in critiche negative, proprio per l'amore che si prova per la propria terra e le brutte "scoperte" che uno sguardo più distaccato permette di fare.
Ma dopo poco tempo, si riesce a mettere a fuoco meglio.
Vorrei oggi parlare della radio. Che c'entra? C'entra, c'entra. Per il momento i collegamenti sono solo nella mia testa, vedremo se alla fine del post le cose saranno più chiare. (Quante volte la maestra ci ha detto che prima di scrivere un tema bisogna fare una scaletta? Quanti di noi lo hanno mai fatto? Io no.)
Amo la radio. La ascolto, l'ho sempre ascoltata, ci ho spesso girato intorno, sono stato dentro studi radiofonici, spesso ad ascoltare, altre volte dando una piccola mano in studio (non di più, anche a causa del mio essere in gioventù fortemente timido e imbranato). La mia età mi ha permesso di acciuffare al volo le ultime code di esistenza del periodo delle Radio Libere. Un'esperienza fantastica e temo purtroppo irripetibile. Anche se oggi ci sono altri mezzi che danno grandi opportunità, il poter prendere un microfono e poter raccontare quello che si voleva, mentre la signora che preparava da mangiare, il ragazzo che tornava a casa in macchina, i commessi che sistemavano i prodotti sugli scaffali ascoltavano e richiamavano per dire la loro, è stato rivoluzionario e bellissimo. Nel mio caso devo dire grazie alla piccola (nemmeno tanto per i tempi) ma gloriosa Radio Music, poi Radio Antares, ora nel circuito di Radio Bruno, che mio zio creò tanti anni fa, e che i miei cugini hanno poi a lungo gestito (cosa che ancora fanno), dove ho fisicamente passato parte della mia adolescenza.
Nulla di nuovo, lo hanno detto in tanti, lo dice anche Eugenio Finardi in questo storico brano.
Dovunque sono andato, non ho mai smesso di ascoltare la radio. Ascoltare si può sempre fare, spesso non richiede un grosso impegno. Quando ascolti senti la voce, la voce e nient'altro. Un interessante compromesso tra il leggere e il guardare un programma tv, un compromesso che permette di non essere (a volte malevolmente) condizionato dalle immagini e al tempo stesso di vivere un'atmosfera di intimità con l'autore delle parole. E poi se si vuole ci si può distrarre, pensare ad altro. Durante i brani musicali si è quasi obbligati a riflettere. Notevole, no?
Inoltre probabilmene a causa del mio passato, mi sono rimasti dentro residui di quel vecchio messaggio delle radio libere. Alla radio si può anche contribuire, non è poi così difficile. Basta avere qualcosa da dire e volerlo dire. Certo, ora gli spazi sono molto minori, ed è molto più semplice (in ordine di complessità decrescente) scrivere sul proprio blog, pubblicare uno status su Facebook, twittare un pensiero di massimo 140 caratteri spazi inclusi. Ma si può fare, e in tanti lo fanno.
In questi anni mi è capitato più volte, e devo dire che sono stato anche molto fortunato visto che spesso non ho dovuto impegnarmi o propormi più di tanto (ultima in ordine cronologico, la sorpresa di ieri, quando con mia enorme felicità la bella trasmissione di RadioTre "Sei gradi" ha scelto la mia scaletta di brani, preparata al volo un mesetto fa in pausa caffè, come puntata del programma. EDIT: eccola qui, almeno per qualche giorno. È quella del 9/1).
Insomma la radio vive. Parla, propone, fa riflettere, ascolta le tue risposte.
Ed ecco che ora qui dovrebbe tornare il tutto, e si dovrebbero riallacciare i fili del discorso che ho sparpagliato all'inizio. Ohi, se non succede pazienza. Sarà solo uno sbrodolamento sconclusionato in più in giro per la rete, nulla di grave.
La radio c'entra. Ve l'avevo detto che c'entrava. La radio italiana può essere bella, ce la fa, ci riesce più di quanto riesca alla televisione (una semplice valutazione statistica). Sì, durante le recenti vacanze natalizie ho di nuovo potuto constatare che qualcosa di bello in TV lo si trova. Ma nessuno dei canali che in misura maggiore trasmettono programmi che mi piacciono è visibile qui in Svezia, nemmeno via web. (A molti amici non sarà nuovo il messaggio: "Siamo spiacenti, ma il contenuto da lei richiesto non è disponibile all'estero".) Quindi, o si racimola qualche videocast sparso qui e là, oppure... Esatto, la radio.
Cari amici italiani che vivete in Svezia (o in Australia, Papua Nuova Guinea, Kazakistan, San Marino), ma anche e soprattutto cari amici italiani che vivete in Italia, buttate un occhio ai palinsesti. Provate, vi piacerà. Io consiglio di evitare le star TV "prestate" al mezzo radiofonico, ma poi fate come vi pare. L'importante è che giriate la manopola (ah, non ci sono più le manopole? Allora cosa c'è? Il touch screen del cellulare? Va bene, allora "tappate" sul touch screen, anche se girare la manopola era molto più divertente), e scoprirete un mondo fantastico.
Oggi in pausa pranzo (viva le pause) mi sono messo a esplorare il sito di RadioTre, e ho trovato:
I podcast di Seigradi, a cui accennavo prima. Piccola radio: letture per l'infanzia che sembrano molto promettenti. Fiabe e racconti, da Puskin a Rodari. Le favole di Esopo, per giovani, giovanissimi e famiglie. Memoradio: testi del passato letti da grandi voci (uno per tutti? Achille Campanile letto da Paolo Poli). Speciale Frank Zappa: Non mangiate la neve gialla (un consiglio tra l'altro valido a prescindere).
Insomma questo e tanto altro. E solo fermandomi a RadioTre, e ad alcuni programmi. C'è ben di più: Fahreneit, i mitici Caterpillar e Caterpillar AM (su RadioDue), e molto, molto altro.
Dovrei esserci riuscito, dovrei avere chiuso il cerchio anche se a fatica e sgomitando un po'. Ma come chiudere il post è un altro paio di maniche.
Facciamo così, spegnete la luce, accendete la radio e il resto verrà da sé.