ecco, no, non ho partecipato nemmeno questa volta. però ci sono andata per incoraggiare due amiche, maria letizia e valentina, che invece si sono messe in gioco. e mi è piaciuto molto, sottofondo musicale a parte...
non sono sportiva, non lo sono mai stata, anche grazie a tutti gli insegnanti - di nuoto, ginnastica, tennis, pallavolo, karate, hockey su prato, eccetera; non si può dire che non ci abbia provato! - che ho avuto durante l'infanzia e l'adolescenza e che invece di insegnare la propria disciplina pensavano solo a urlare... solo i maestri di equitazione, danza e yoga facevano eccezione.
insomma, lo sport non mi piace granché, però a volte mi emoziona. e molto.
come in questa occasione.
mi sono messa in un angolo del percorso a scattare fotografie e quello che mi è passato davanti è un fiume di donne di ogni età e condizione fisica, un continuum di passi e respiri che si accavallavano nel silenzio, un vento di aria calda di corpi. qualche sorriso. infinite smorfie di fatica.
non so quanto durerà, ma mi è venuta una gran voglia di correre...
e magari alla prossima vår ruset mi vesto da banana anch'io!
Vado qui a riportare la dettagliata cronaca commentata di quello che è stato l'evento calcistico più importante degli ultimi tempi. Ne avrete già di sicuro sentito parlare. No, non si tratta della finale di coppa Italia giocata ieri, né di quella di Champions league.
Sto parlando del 1° trofeo calcistico internazionale "Caravaggio" scapoli-ammogliati, altresì detto "Coppa Kobram".
Prima, un video illustrativo in cui alcuni attori ricreano (devo dire con estrema verosimiglianza) le fasi salienti della partita.
Poi la telecronaca, il tabellino marcatori e il commento tecnico.
1° trofeo calcistico internazionale "Caravaggio" scapoli-ammogliati, altresì detto "Coppa Kobram
Formazioni: Scapoli: Myftiu, Barbieri (c), Poiret, Appelberg, Sorrentino. Ammogliati: Pierini (c), Marrone, Bruno, Ferrara, Sottile. Arbitro: Valentini, coadiuvato dai signori Attila da Mantova e Otto da Roma.
Luogo: Stadio olimpico di Gärdet, Stoccolma, domenica 26 maggio 2013, ore 12.30.
Condizioni atmosferiche: Girone infernale dantesco.
Cronaca: Già le previsioni atmosferiche non lasciavano presagire una situazione meterologica idilliaca. Tuttavia la fede riposta nell'incertezza dei venti nordici, la splendida mattinata e il coraggio dei nostri impavidi atleti hanno fatto sì che ogni dubbio fosse spazzato via e l'incontro venisse regolarmente disputato. Da non sottovalutare l'apporto dato dall'assiduo e folto pubblico che dagli spalti incitava incessante le due compagini e applaudiva generosamente gli spettacolari gesti atletici esibiti su un terreno ostico e pesante.
Fasi iniziali della partita: l'arbitro/speaker Valentini osserva l'azione dipanarsi in area scapola
Dopo le prime iniziali schermaglie tattiche che vedevano le formazioni studiarsi rimanendo però ancorate sul punteggio nullo, la sfida si è velocemente aperta dando vita a una ridda di emozioni e capovolgimenti di fronte degna dell'importanza che questo trofeo riveste.
I massicci e rocciosi ammogliati hanno presto imposto il loro ritmo alla gara, arrivando a sfiorare la marcatura. La rete degli scapoli è rimasta inviolata solo grazie a un acrobatico salvataggio di Barbieri (su tiro di Ferrara, spesso presente nelle azioni offensive), che con sprezzo del pericolo ha messo in gioco la propria salute fisica sfoderando una perfetta condizione muscolare. Il gioco rimaneva però appannaggio degli ammogliati che continuavano a riproporsi in attacco, senza altresì distruggere l'indomito spirito agonistico degli scapoli, che in più occasioni reagivano con contropiedi fulminanti del francese Poiret. Ma Pierini difendeva stoicamente la rete ricordando in un'occasione il grande Dino Zoff del '76-'78.
A insaccare per primi il pallone nella rete avversaria sono stati però gli stessi ammogliati, grazie a un tiro a ridosso dell'area del centromediano Marrone, baluardo della difesa ma anche puntello del centrocampo e regista arretrato.
Non si pensi che il morale degli atletici scapoli ne sia risultato fiaccato in alcun modo. Con scambi veloci la triade Poiret, Barbieri, Appelberg (nulla da invidiare a Gren, Nordahl e Liedholm) si è più volte fatta vedere davanti alla rete avversaria. È stato però il presidente onorario Sorrentino che dopo un inizio graduale è emerso e ha rimesso in gioco le sorti della gara segnando per gli scapoli un inaspettato e spettacolare pareggio.
Bruno fa ripartire l'azione degli ammogliatidopo un'azione degli scapoli
Mai furia degli elementi fu così feroce. Tuoni, fulmini, saette e secchi di acqua gelida si rovesciavano sugli eroi e sulla terna arbitrale, che continuava imperterrita ad abbaiare ammonimenti agli atleti, annullando un gol di Ferrara viziato da un evidente fallo di mano.
La furia di Giove pluvio, o forse dovremmo dire di Thor e Freyr, incrementava inarrestabile, purtuttavia nulla potendo contro l'eroica tempra dei nostri campioni, che deridevano beffardi le condizioni avverse e proseguivano nelle loro gesta, sprezzanti del pericolo e incuranti della calamità.
La compagine degli ammogliati ribadiva la propria voglia di vincere riproponendosi in avanti, grazie alle magistrali giocate di Bruno, recuperato in extremis e mente della squadra. In porta era nel frattempo subentrato Myftiu (fino ad allora perno della difesa) a Barbieri e Ferrara a Pierini, quest'ultimo a prendere pieno possesso della fascia sinistra in toto, sulla quale compiva da quel momento in poi scorribande corsare partendo dalla difesa sino ad arrivare all'area avversaria.
Ammogliati in attacco
Gli sforzi degli ammogliati venivano premiati da una nuova rete di Marrone, con una secca rasoiata dalla trequarti. Ed era il 2 a 1. Ma gli scapoli non ci stavano e confermavano il sostanziale equilibrio in campo mandando di nuovo a rete Sorrentino per il nuovo pareggio e controllando a uomo Marrone, spesso lasciato troppo solo nelle vicinanze dell'area. Questo aumento di sforzi veniva però a lasciare libera Sottile che, pur da tempo attiva sottorete, riusciva a concretizzare i propri sforzi con una rapida rete alla Schillaci, causando il tripudio della tribuna ammogliata.
Il nuovo vantaggio degli avversari piegava per un attimo il morale (mai lo spirito!) degli scapoli e Marrone ne approfittava e insaccava una furba palombella, allungando il punteggio a 4-2. Con estrema generosità e tirando fuori ogni riserva di energia, gli scapoli riuscivano però a ricompattare la formazione e a riorganizzare una strategia di attacco efficace, esibendo qui il loro miglior gioco.
Sfoderando una tempra pregna di vigorìa si affacciavano più volte alla porta di Ferrara, e andavano infine in gol con il triplete di Sorrentino, uomo-rivelazione della partita.
Finiva così sul 4-3 la prima frazione di gioco. Le condizioni meterologiche non accennavano a migliorare e dopo una veloce consultazione con dirigenza e organizzazione, Valentini decideva di interrompere l'incontro e di assegnare la coppa alla squadra in vantaggio, gli ammogliati, lasciando questi ultimi liberi di decidere se rendersi disponibili per una rivincita.
I vincitori, fieri e bagnati. In piedi da sinistra: Marrone, Bruno. Accosciati da sinistra: Sottile, Pierini. Assente dalla foto, Ferrara
Scapoli. Da sinistra: Appelberg, Poiret, Barbieri, Sorrentino, Myftiu
Lasciatemi spendere una parola sulla nobiltà d'animo di questi giocatori, che non può essere messa in discussione. In serata, infatti, è stato emesso un comunicato stampa a firma Marrone, nel quale la coppa viene rimessa in palio, e il guanto di sfida lanciato agli scapoli per sabato 1° giugno 2013, stessa ora, stesso luogo.
Chi saranno i detentori finali del trofeo? Quali nomi passeranno alla storia di questa manifestazione?
Qualunque sia il risultato finale, la sfida epica di ieri verrà ricordata negli annali e tramandata di generazione in generazione. Fortunati coloro che c'erano, se nel fattempo non gli è presa una polmonite.
Potevamo farci mancare l'occasione di fornire un'informazione tanto utile quanto intempestiva?
Era un po' che non rispolveravamo il già citato concetto di "blog di servizio del piffero", a noi così caro, e la cosa stava francamente iniziando a mancarmi.
Nell'ormai celeberrimo museo di fotografia della città di Stoccolma (un'attrattiva che come previsto ha avuto un forte e positivo impatto sulla scena culturale cittadina) è presente sin dall'8 marzo un'eccezionale mostra fotografica, che raccoglie le opere del grande Henri Cartier-Bresson.
Praticamente tutti quelli che conosco l'hanno già visitata, in molti più di una volta. E hanno fatto bene perché a) E' bellissima, raccoglie moltissime immagini del fotografo francese, e praticamente tutti gli scatti più noti e importanti b) Sta per finire. Quando Giusi e io potevamo riuscire a trovare il tempo di visitarla se non all'ultimo minuto?
Di Cartier-Bresson si è detto di tutto, e quasi tutto quello che si è detto ne tesse le lodi. Chi sono io per fare diversamente? Qualcuno potrà obiettare che alcuni dei suoi scatti non siano poi così tecnicamente complessi o originali. Può anche essere, ora che il nostro occhio e il nostro cervello hanno imparato ad apprezzarli. Quando Cartier-Bresson (insieme ad altri pionieri della fotografia moderna) ha iniziato, non era di certo così. E riuscire a produrre un'opera d'arte che sia al tempo stesso semplice e pulita non è facile. Senza obiettivi, senza esposimetri, senza bilanciamento automatico di tonalità, e con pochi scatti a disposizione.
Ma questo era l'ultimo dei suoi problemi, essendo a suo parere la foto una, quella che nasce nell'occhio e nel cervello, e una volta persa, per quanto ci si possa avvicinare con molteplici e successivi tentativi, lo è irrimediabilmente.
Questo concetto deriva da un altro aspetto del fotografo che conoscevo meno, e che sono stato lieto di scoprire in questa occasione. Mentre mi erano ben note le espressioni artistiche da lui prodotte, ho capito che ne avevo sottovalutato le caratteristiche di documentarista, e di fotografo di reportages, ruolo che ha svolto non con lo sguardo impetuoso e frenetico del giornalista, ma con quello attento di osservatore di istanti, unici e irripetibili. Da questo punto di vista è stato veramente l'occhio del secolo.
La fotografia è l'unico strumento in grado di immortalare il presente, l'attimo che non esiste più e che nessuna forza al mondo potrà far rivivere. Il fotografo gioca continuamente una partita con il tempo, e in palio c'è la realtà, cioè, a suo stesso dire, "un diluvio caotico di elementi, [...], e il riconoscimento simultaneo in una frazione di secondo dell’importanza dell’evento, così come l’organizzazione precisa delle forme, dà a quell’evento l'espressione adeguata…”
Ci sarebbe tanto altro da dire, ma opinioni molto più qualificate e interessanti delle mie sono ottenibili con un paio di semplici clic sui risultati di google. Questo, oltre a essere un po' frustrante, fa sì che il mio compito termini qui.
La mostra dal canto suo terminerà il 26 di questo mese (da qui l'intempestività del mio suggerimento), per cui ancora un paio di giorni a disposizione ci sono. Andateci. Il Fotografiska Museet è aperto ogni giorno dalle 9 alle 21. E il giovedì e il sabato chiude alle 23. Come già detto in passato, la location è fantastica, e si può abbinare la visita a un caffè o un aperitivo nel fantastico bar del museo, ammirando il tramonto dalle enormi vetrate che sovrastano una delle baie cittadine .
(le fotografie qui riportate sono state prese dal web, e qualora fosse desiderato potranno essere immediatamente rimosse)
la primavera è letteralmente esplosa. tre settimane fa gli alberi mostravano a malapena qualche gemma e per terra c'erano solo le foglie grigie e accartocciate dell'anno scorso, quelle sopravvissute alla decomposizione sotto la neve.
ora invece i boschi intorno a casa sono una giungla di verdi e gialli, quasi fosse sempre stato così e ce lo fossimo inventati noi, il buio freddo dell'inverno...
no, il freddo c'è stato. eccome!
e pure il buio, che poi è la cosa che ci è pesata di più, come mai prima d'ora.
la primavera, dicevo... ieri davide e io siamo usciti a fare un giretto con magi ed ecco come si presentava il sottobosco vicino a casa.
infine uno scatto che riesco a vedere solo in bianco e nero, il mio preferito... anche se a onor del vero è stato davide a scovare la piantina. l'unica illuminata nella penombra del tramonto.
chissà, magari anche a coltivare pensieri positivi per dare una svolta agli ultimi mesi bui.
ricomincio da qui. da un giorno a caso di una settimana a caso.
ricomincio da una passeggiata con magi in mezzo al bosco e da un nido in un tronco cavo, a poca altezza dal terreno. l'avevo scorto già qualche giorno fa. una coppa perfetta di foglie e rametti secchi con il muschio tutt'intorno. vuoto. perfettamente pulito. recentissimo, forse.
ecco, oggi sono ripassata di lì, dopo essermi inerpicata su per la collinetta rocciosa. neanche ci pensavo più, a quel nido. magi fiutava l'aria e saltellava fra le macchie di erica, come al solito, e io pensavo al freddo che mi mordeva la pelle, a metà maggio... poi mi ci è caduto l'occhio, in quel tronco cavo. e ho visto tre uova. verdazzurre, macchiettate di grigio. stupende.
ma anche incustodite!
speriamo in bene.
io ripasserò, ma a debita distanza. e con una macchina fotografica vera...
p.s.: credo siano uova di merlo. qualcuno mi sa dire di più? :-)