Ecco, chiediamo scusa ai nostri lectores aficionados perché è da un bel po' di tempo che non postiamo più nulla.
Sarebbe troppo semplice spiegarlo col fatto che siamo oberati di lavoro, sarebbe.
Ma la verità è che siamo oberati di lavoro, ecco.
Forse, dico forse, per quanto riguarda la mia medesima persona stessa, le cose andranno un pochino migliorando verso la fine di questa settimana. Per cui se il tempo me lo permette (nel senso che se piove lo faccio, altrimenti vado fuori a mangiarmi un gelato), posterò un riassunto delle nostre mirabolanti avventure, vissute ai limiti dell'incredibile (oddio, starò esagerando?) nell'ultimo periodo.
Bella questa immagine, eh? Non c'entra niente.
Già che ci sono, ieri ho trovato in rete un brano preso da un libro di Mark Leyner che mi piacerebbe sottoporvi. Mark Leyner è un autore che mi va a genio (chi mi conosce, appena letto il testo capirà perché), di cui ho letto purtroppo solo un paio di libri. Questo, il suo libro d'esordio, si intitola "Mio cugino, il mio gastroenterologo" (trad. italiana di Dario Fonti, sono stato bravo, Giusi ?), e inizia in maniera folgorante.
Buona lettura.
ero un puntino infinitamente caldo e denso.
per evitare di schiacciare quei brandelli di pelle morta grigliati al sangue ero costretto a sterzare continuamente a destra e a sinistra, procedendo in uno zig-zag folle e incontrollato. guidavo come meglio mi permetteva il mio macinino coreano, ma la testa era altrove. erano giorni che non mangiavo. stavo letteralmente morendo di fame. improvvisamente, dopo la cima di una collina, un neon intermittente emerse dalla nebbia: PROSSIMA USCITA FOIE GRAS E HARICOTS VERTS. controllai sulla guida: cibo ottimo, ambiente antipatico. stavo abusando di un ormone estratto illegalmente da ghiandole pituitarie di cadaveri e mi sentivo annegare in un marciume escrementizio, ma la prospettiva di avere qualcosa di buono da ingollare mi tirò su. chiesi alla cameriera quale fosse la soup du jour e lei mi rispose zuppa primordiale: ammoniaca e metano mixati con acqua dell'oceano fulminata dal temporale. oh, prenderò una ciotola di quel brodo embrionale, le dissi, sentendomi subito meglio; ma non appena lei se ne andò, il mio buonumore finì per essere disintegrato dall'ambiente antipatico. i buttafuori stanno addosso a un gruppo di teppistelli che vogliono ubriacarsi; invece di controllarne i documenti, li sottopongono a un test al radiocarbonio per determinare la loro età. un fighetto della A&M a un tavolo vicino al mio chiede delle pastiglie antiulcera tritate sulle fettuccine e due camerieri untuosi se lo coccolano brandendo pepiere grosse come mazze. me ne torno in macchina a pettinarmi narcisisticamente la chioma corvina nello specchietto retrovisore e butto un occhio alla guida. c'è una locanda nella zona (si chiama riccioli d'oro) ed è frequentata da pastori. dopo una lunga giornata passata ad accudire le pecore, tosarle, suonare i corni per invocare le muse e conversare in egloghe è finalmente l'ora di una birretta e il riccioli d'oro straripa di arcadiani che hanno appena lasciato gregge e luce del sole per il fascino morboso e collettivo dell'amplesso sociale. tutti vorrebbero essere serviti da kikugoro. indossa un kimono in seta blu pallido e un caffetano broccato con crisantemi in oro e argento tra i cui petali si nasconde un piccolo ventilatore. il suo viso è truccato e incipriato per sembrare candida porcellana. un bovaro di oltreconfine ordina un biggo makko.
ma kikugoro lo rimprovera: "questo non è un makudonarudo". prende un lungo cilindro di arseniuro di gallio e ne taglia una fetta sottile che gli serve con salsa di soia, wasabi, zenzero sciroppato e daikon. "conduce gli elettroni dieci volte più veloce del silicio... è buono, mangia, gaucho-san, mangia" gli dice, inchinandosi.mia sorella è il bel giorno. oh, bel giorno, sorella mia, soffiami il naso, cullami in tessuti che sanno di fresco. mi nutro al capezzolo adamantino, succhio latte dal bel giorno e, per la prima volta dal 1956, faccio un ruttino in braccio al bel giorno. oh, bel giorno, lavami nel tuo lago limpido e azzurro. mi sono fatto un overdose di televisione, sono catalettico e cianotico, fammi rivivere nella tua doccia di gelida luce e fammi camminare nella tua antica piazza acciotolata. oh bel giorno, baciami. la tua bocca è come il columbus day. sei un mentolato profumo autunnale. i miei polmoni hanno sete di te. resuscitami, non sprecherò i tuoi gas tonici. gonfiami, ché io possa innalzarmi nei cieli e piangere la monotona topografia della mia vita. oh, bel giorno, sorella mia, soffiami il naso e avvolgimi nel tuo gaio splendore. andiamo a pranzare in un déor. i tuoi club sandwich sono imbottiti di fertile terriccio e vento olezzante di vecchi giornali. i tuoi stuzzicadenti stuzzicosi sono gli alberi caduchi dei giorni di scuola.