"Bravissimo fornaio... E che, ti sei montato la testa?". Sì. No, a dire il vero. Sul serio, ero ironico... :)
Il punto è che frugando nelle centinaia di post scritti in questi anni, non riesco a trovare niente sulle lussekatter... Ma possibile? Solo qualche piccolo accenno, nulla di più. Bisogna correre ai ripari, subito!
Per i pochi che ancora non lo sanno, le lussekatter sono il tipico dolcetto di Santa Lucia in Svezia e Norvegia. Mi pare dunque più che logico tirarle fuori il 3 gennaio. Volevo aspettare primavera, per essere completamente fuori tema, ma non ho resistito.
Sapete già tutto della festa di Santa Lucia nei paesi nordici, no? Masssìììì, daaaiii....!!!
La santa siracusana, patrona della stessa Siracusa, martirizzata sotto Diocleziano, la cui festa si celebra il 13 dicembre, che in varie zone d'Italia è deputata (o meglio era, prima dell'arrivo della coca cola e del conseguente Babbo Natale) a portare regali ai bimbi, soprattutto nel Nord Italia... Avete presente, vero?
Ecco, gli svedesi hanno strapazzato il tutto, fatto un mescolone allucinante di religiosità, tradizione e paganesimo e creato una versione loro, che ha ben poco a che vedere con quello che si conosce in Italia. Ci sarebbe da raccontare a lungo, ma si finirebbe fuori tema ancor più del solito.
Per riassumere il tutto basta prendere:
1) una santa a cui hanno cavato gli occhi,
2) il giorno più buio dell'anno,
3) una serissima processione pagana, più un trenino a dire il vero, con Lucia capotreno che cammina a mani giunte e con in testa una corona di candele accese e a seguire un drappello di personaggi improbabili: gnomi, tizi con cappelli a punta, a volte omini di panpepato, uno o più re magi e a volte Santo Stefano. Tutti con in mano una candela accesa. Il drappello canta, Lucia sta rigorosamente in silenzio. Detta così sembra una cosa goliardica, in realtà è tutto serissimo. Non chiedetemi perché, né chiedetelo agli svedesi, non lo sanno nemmeno loro.
4) la canzone "Santa Lucia" ("sul mare luccicaaa... l'astro d'argentooo...") che invece di raccontare di un barcaiolo napoletano che dal mare guarda il rione di Santa Lucia nella "traduzione" svedese celebra quanto sia bella la Santa che porta la luce.
5) glögg, vin brulé locale.
6) delle buone pastarelle dolci con zafferano e uvetta, chiamate lussekatter.
Ora, tralasciando i dettagli, appare ben chiaro come sia pesante il buio invernale in Svezia, e come sia preziosa invece la luce e necessario festeggiarla in tutti i modi possibili.
Il bravissimo fornaio, però, si disinteressa di tutto ciò e si concentra sul punto 6. Le paste.
Le Lussekatter (katt= gatto) o Lussebullar (bulle = pasta) hanno in realtà un'origine piuttosto inquietante: in passato erano chiamate "i gatti del diavolo". Arrivano dalla Germania, dove se ne ha traccia sin dal 1600. Secondo alcune versioni della storia, persino la componente "Lussi" del nome sarebbe un richiamo a Lucifero più che allo zafferano.
La tradizione racconta che mentre il diavolo sottoforma di gatto picchiava i bambini cattivi, Gesù bambino offriva ai bimbi buoni questi dolci.
A un certo punto pare che qualcuno abbia associato l'etimologia di "Lucifero" e "Lucia" (c'e' di mezzo sempre la luce) e le lussekatter sono diventate parte del carrozzone di cui si è parlato poc'anzi.
Possono essere di varie forme, ma la più tipica è quella a "S" rovesciata, e hanno due chicchi di uvetta in corrispondenza dei riccioli della lettera (gli occhi della santa, secondo alcuni).
In Svezia quasi ogni famiglia ha la sua ricetta, diversa soprattutto nelle modalità di preparazione. Eccone una dal sito recepten.se e una da uno dei più diffusi produttori di farine e affini, Kungsörnen (entrambe in svedese).
Passato il 13 dicembre, non si parla più di lussekatter per un anno intero. Ma qui subentro io, e nella mia personale tradizione dei cavoli a merenda e del panettone a Pasqua, ieri mi ci sono cimentato... Ecco un po' di foto. Gli ho dato la forma di una "S" normale, non rovesciata, e avrebbero dovuto essere molto più arricciate. Per questo motivo, anche se erano molto buone, non sono il bravissimo fornaio citato nel titolo che, a questo punto, non esiste.
Stesura dell'impasto lievitato. Notare il giallo zafferano... :) |
Composizione delle lussekatter, dalla forma come detto sbagliata |
Seconda lievitazione, nella teglia |
Cottura, velocissima. |
Risultato finale. Buone. |
Confermo la mia rabbia nel vedere quanti progressi in cucina son stati fatti proprio mentre non ci sono! ahahhahahah!!!!
RispondiEliminaCmq buonissima anche la versione vegana, l'ho fatta per Natale 2011 e ha avuto un gran successo ;)
http://vegannetc.wordpress.com/2011/12/26/lussekatter-gatti-di-lucia/
Cmq la forma è sempre un po' un terno al lotto!
Ann.
Veramente belli e sicuramente buoniMi è molto piaciuta la storia di S.Lucia e il racconto che non conoscevo,ho letto con vero interesse,bravo! p.s.chi mangerà tutta quella roba?
RispondiEliminaMa sai che ero convinto di aver scritto qualcosa l'anno scorso, che ne avevo preparati parecchi?!
RispondiEliminaMeno male che ci hai pensato tu. E ora chi li mangia? Perché io aiuterei volentieri...
Tutto finito. Ripulito.
RispondiEliminaOggi faccio i biscottini al burro come me li faceva el me papà (lo smilzo) quando ero piccolo.
Quelli mi vengono veramente bene. Solo che se li intercetta la Giusi poi un teglia più di un paio di ore non dura...
Proverò a farli anche io... vediamo come la Sicilia incontra la Svezia!
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