domenica 30 settembre 2007

grattis

auguri al mio compagno di mille avventure e sventure,
di corse sull'erba a piedi nudi e scorpacciate di libri a notte fonda,
di voli pindarici e atterraggi bruschi.
auguri al mio compagno. di blog e di vita.
p.s.: le candeline non erano così tante!

sabato 29 settembre 2007

röda tröjor


magliette rosse. una goccia in un mare, ma anch'io ho mandato il mio contributo.

fra tanti paesi, anche la svezia sostiene i monaci birmani.

delirium


entusiasmante, sorprendente, emozionante, trascinante... poetico!
un tripudio di luci, colori ed effetti speciali. acrobazie, danze tribali, musiche dal mondo.


ieri sera siamo stati al globen - di notte sembra quasi la luna - per il tanto atteso cirque du soleil. uno spettacolo traboccante di stimoli. lo spettatore non ha che l'imbarazzo della scelta: decide lui dove, chi osservare, seguire con lo sguardo. anche a vederlo dieci volte, sarà sempre uno spettacolo diverso.


non mi aspettavo tanto. caldamente consigliato a tutti!

mercoledì 26 settembre 2007

polarbröd


ogni popolo ha la sua piadina...
il pane del mio spuntino viene direttamente dalla lapponia, dalla zona dello splendido sarek.

martedì 25 settembre 2007

Lambrusco e Popcorn - recensioni


Mi riservo l'onore di presentare la migliore rubrica di critica cinematografica di questo BLOG. Il titolo lo avete già letto, vuole rappresentare le nostre diverse attitudini davanti allo schermo cinematografico. Ai più sarà evidente chi dei due si farà carico della parte del Lambrusco (io) e chi invece di quella del Popcorn (Giusi). I giudizi verranno espressi in Köttbullar, la famigerata polpetta svedese (mi pare ovvio). Si va da un minimo di una (Mph! Pessimo film!) a un massimo di cinque (Gnam! Fantastico!).

Partiamo da dove si parte di solito, e cioè dall'inizio:

Titolo: Be with me
Produzione: Singapore (2005)
Regia: Eric Khoo

Lambrusco: La sensazione che mi è rimasta è di avere visto due film, sui quali ho due opinioni diverse, quasi contrapposte. Si parte con la narrazione di tre storie, fra loro apparentemente non connesse, che hanno per protagonisti due ragazzine, una guardia giurata e un anziano proprietario di negozio. Con calma e sussurrata attenzione, il regista esplora le vite dei protagonisti, tutte caratterizzate da una non ambita solitudine, che si abbatte su di loro in maniera diversa e con implicazioni e conseguenze differenti in ciascuna vicenda, contro la quale ciascuno reagirà a modo proprio e con diverse fortune. Le tre storie finiscono per intrecciarsi, sino a un finale più o meno comune. Ma qui siamo arrivati solo alla metà del film. Complice la rottura del lettore DVD abbiamo visto il seguito la sera successiva.

Non so se dipenda anche da questo, ma dalla sera successiva io conservo il ricordo di un film diverso. La seconda parte racconta infatti la storia dell'autrice del romanzo autobiografico che ha ispirato la pellicola, la scrittrice sordocieca Teresa Chan, già presente con un piccolo ruolo fino ad ora ma da qui in poi protagonista assoluta. Pur non perdendo d'interesse, il film svolta sul documentaristico, con lunghe sequenze della stessa autrice alla macchina da scrivere dove la narrazione è lasciata ai sottotitoli. La sua pur notevole storia personale mi è apparsa oltre che slegata, cosa probabilmente voluta, dalla trama della prima parte del film, anche poco in sintonia con le atmosfere rievocate fino ad allora. Se avessi visto due brevi film separati avrei probabilmente apprezzato due ottimi film.
Belle le atmosfere, i silenzi, le luci di un'inedita solitaria Singapore della prima parte, sconvolgente la testimonianza e la placida forza della protagonista della seconda.
Ma così non so. Forse un filo conduttore può essere la domanda, disperata, gridata all'inizio dai tre protagonisti, distrutti dal vivere senza qualcuno accanto, e la risposta data alla fine dal coraggio semplice ma inarrestabile dell'autrice.
Giudizio: 3 Köttbullar.



Pop corn: Sì, il film è un po' slegato e molto lento. Ma questi due aspetti non sono necessariamente una pecca. La triplice storia - nessuna scena drammatica, solo i ritratti di molteplici stati d'animo - era stata accolta a Cannes con grande entusiasmo e il messaggio è certamente positivo e universale. Ma in effetti la vicenda di Chan in stile documentario non si integra in modo agile con il resto del film. I dialoghi, poi, sono davvero ridotti al minimo. E sebbene capisca l'intento - il silenzio sarebbe l'espressione dell'isolamento urbano dei protagonisti - forse alla fine risulta un po' fragile, quasi evanescente. Il filo conduttore è senz'altro il desiderio di stare con la persona amata, anche quando è drammaticamente impossibile. Ma forse poteva essere sviluppato meglio. Mi è piaciuto molto il ruolo, benché secondario, del cibo come anello di congiunzione nei rapporti sociali. O forse non era così marginale?


3 Köttbullar anche per me.




lunedì 24 settembre 2007

djur

animali.
entrare in contatto con il mondo animale è una delle nostre formule contro il tedio, l'uggia, la malinconia.
ognuno dovrebbe avere la propria ricetta. e chiunque, a pensarci bene, si accorgerà di averne almeno una. godersi una tavoletta di cioccolata, correre per dieci chilometri di fila, disegnare, dipingere, ascoltare un concerto... una sorta di appello ai cinque sensi per liberare la mente. un divertimento, proprio nel senso di ciò che distoglie dai pensieri.
nel mio caso gli animali rappresentano un autentico mantra tattile, forse il più efficace fra i rimedi sperimentati.
invidio molto chi vive con cani e gatti, soprattutto per la capacità che gli animali hanno di sdrammatizzare le situazioni. un gatto che si accoccola sulla tastiera del tuo computer quando sei sommersa dal lavoro e un cane che ti appoggia sulla coscia il mento - magari anche un po' bavoso - mentre da seduta ti arrovelli per qualcosa di poco o grande conto hanno spesso il potere di strapparti un sorriso e rimettere le cose nella giusta prospettiva.
durante il fine settimana la nostra pet therapy si è svolta a skansen, dove sennò? avevamo già visitato il grande parco sull'isola di djurgården la scorsa primavera, al tempo della schiusa dei pulcini di oca facciabianca.
questa volta davide mi ha sorpresa portandomi a incontrare i lemur catta, che per me meritano la palma degli animali più buffi e simpatici. lo so, che ci fanno dei lemuri del madagascar in scandinavia? non si può neppure sostenere che gli zoo servano a scongiurare l'estinzione della specie, considerata in effetti vulnerabile, vale a dire ad alto rischio nel medio periodo. eppure questi animaletti pelosi, con la mascherina sugli occhi tondi e la lunga coda ad anelli, sembravano perfettamente a proprio agio e per nulla sofferenti per la perdita della libertà. al contrario erano socievoli e giocavano con i visitatori, rispettosi della regola che vieta di accarezzarli (è giusto... ma avrei tanto voluto farlo).



vai a capire, poi, cosa si dicevano i lemuri...
recentemente ho letto un saggio, che mi sento di consigliare a chiunque ami o voglia conoscere meglio gli animali, in cui si parlava fra mille altre cose del sistema di comunicazione o linguaggio - checché ne dica chomsky - degli animali. fra i tanti esempi che mi hanno colpita, ricordo in particolare quello dei cani della prateria studiati da un certo slobodchikoff. lo studioso ha scoperto che questi roditori, prede per eccellenza, sono in grado di informarsi l'un l'altro sul tipo di predatore in arrivo (veri e propri sostantivi per indicare l'uomo, il falco, il coyote, ecc.), sulla velocità di movimento del predatore stesso (verbi) nonché sulle sue caratteristiche (aggettivi).
qualcuno potrà dire che un linguaggio non può essere considerato tale se non può essere usato per riferirsi a cose - e quindi concetti - non presenti. ma come facciamo a essere sicuri che i cani della prateria - o i lemuri - non parlino del passato o facciano ipotesi sul futuro?
bah, in ogni modo, per concludere il discorso sulla nostra pet therapy, abbiamo fatto un giretto fra le fattorie del parco e non mi sono fatta mancare mezzora di carezze alle caprette, che certo non risentono dell'ambiente umano.
per me un tuffo nei tempi spensierati dell'infanzia. allora non avevo le capre, ma le mucche sì, e anche i conigli, le oche, una cavalla di nome stella...
per la cronaca, la gita a skansen si è conclusa con un incontro ravvicinato (tre metri al massimo) con una volpe rossa, selvatica lei... evidentemente la pappa pronta fa comodo a tutti.

giovedì 20 settembre 2007

torsdag

giovedì... o anche il giorno di thor!
e parlo sia del figlio di odino, personaggio tanto caro ai vichinghi, che per l'appunto si definivano il "popolo di thor", sia de il mitico thor, nato in casa marvel.
sì, dai, quello che con la sua incredibile forza faceva roteare un martello magico, il mjöllnir, per poi sfrecciare in aria come un razzo, violando il principio di conservazione della quantità di moto.
suona, anzi rimbomba proprio, come una strepitosa baggianata. e invece no.
ed è precisamente con il fragore di un tuono - o di una martellata? - che sarebbe bello acclamare il libro in grado di spiegare la plausibilità - dal punto di vista strettamente fisico - di un martello come mezzo di trasporto (gulp).
oddio, forse non è un caso che il martello sia un simbolo tanto diffuso in scandinavia...
thor e il pantheon norreno sono scomparsi in pasto al ragnarök, che non è un ripugnante mostro gambuto che si cela nelle profondità lacustri di queste zone (come invece io me lo immagino). la fisica dei supereroi, tradotta per einaudi dal nostro super-lilli, avrà tutt'altro destino!

p.s. per i traduttori o quelli matti come i traduttori: non mi stupisce che "giovedì" si dica torsdag in svedese, danese e norvegese. ma il finnico torstai non me lo aspettavo. mi chiedo se anche gli altri giorni della settimana si ispirino a qualche divinità... e perché mai gli islandesi si sono sognati di dire "quinto giorno" - come i portoghesi del resto, ma questo non c'entra - ignorando il culto di thor?

mercoledì 19 settembre 2007

Canzoni che hanno fatto la storia



La Pulce, di Sergio Endrigo

Un, due, tre,
quattro, cinque e sei,
un saltino e sono sulla gamba di costei.
Un, due, tre, quattro, cinque e sei,
mi permetta un morsettino,
scusi non ce l’ho con lei.
Un, due, tre, quattro, cinque e sei,
la pancina adesso è piena.
Ciao, goodbye, aufwiedersen.


Trascritta a memoria, dove risiede indelebilmente dalla mia infanzia. In foto, il circo delle pulci:


venerdì 14 settembre 2007

hösten...

l'autunno... dalla mia scrivania.



è arrivato, più imprevedibile che mai!

mercoledì 12 settembre 2007

hjortron...

come in ogni lingua, anche in svedese i nomi delle bacche - bestia nera dei traduttori, insieme ad altre definizioni del mondo vegetale o animale - sono innumerevoli e spesso variano da regione a regione. il povero traduttore che si imbatte in qualche rarità botanica da trasferire in un altro contesto linguistico e culturale può sperare di riuscire a scovare almeno il nome scientifico del frutto in questione (e in caso ringrazi lo svedese linneo, padre della nomenclatura binominale... ahhh, ma che testa ci hanno fatto, gli svedesi, con il trecentenario della sua nascita?!).

certo è che per chi è nato in pianura padana, senza pensare a chi vive in qualche deserto o foresta pluviale, il concetto di "mora artica" potrebbe rimanere oscuro, a prescindere dall'esattezza della traduzione.

in suomi era lakka (credits: nientepopodimeno che il menu del pranzo di nozze di kukka&stefano... oddio, l'ho capito solo adesso che quella effigiata sul retro della moneta finlandese da due euro è proprio una lakka).

in italiano si chiamerebbe camemoro o, giustappunto, mora artica, definizione certamente più esotica. fatto sta che il rubus chamaemorus cresce spontaneamente solo fra il 55 e il 78 parallelo nord o in qualche zona montuosa poco più a sud.

ricchissimo di acidi grassi, carotenoidi e antiossidanti, il camemoro, che matura proprio in questo periodo - gulp! occorre prepare un cesto per le prossime gite fuori porta - era considerato alla stregua di un piccolo tesoro dalle popolazioni sami. guai a chi rubava la provvista di more artiche per l'inverno (ma soprattutto guai a chi veniva derubato... dove l'andavano a pescare, poi, la vitamina c?)!

mah, io posso solo dire che a mio avviso questo frutto cicciottello dal colore ambrato è delizioso. asprigno, ma non troppo. non vedo l'ora di provare la mia hjortronsylt - la marmellata - sul gelato alla vaniglia!

p.s. arghhh, abbasso la globalizzazione: ho appena scoperto che l'ikea vende una "confettura di bacche polari"... (altra traduzione). così ora anche l'ecuadoregno - non me ne voglia - saprà che gusto ha la mora artica!

domenica 9 settembre 2007

mjölk och... drakar

visto che qualche giorno fa si parlava di saghe nordiche, ecco un altro spunto...

nella cultura occidentale i draghi sono creature malefiche, serpenti o lucertole giganti dall'alito velenoso che custodiscono tesori e divorano vergini... in asia, invece, sono simbolo di fortuna e saggezza. i draghi cinesi custodiscono una perla in cui risiede tutta la loro forza.

non ho copiato dalla celebre e fortunata anticiclopedia, tradotta dal nostro più assiduo commentatore (anche se una voce riguardo al ragnarök forse c'era).
la mia fonte è ben più autorevole: si tratta del cartone del latte svedese...



la prossima volta che andrò in biblioteca, prenderò in prestito bröderna lejonhjärta, tradotto in italiano con il titolo i fratelli cuordileone. la dragonessa di astrid lindgren sputava fuoco e si chiamava katlà! un bel presupposto per leggere il libro.

ehm, sarà poi un passo in avanti, dopo var är du, måne?

venerdì 7 settembre 2007

Dai! Simpsonizzati anche tu!

Ehi, ggiovane! Sì, dico a te! Lo sai che da oggi con un semplice clic puoi simpsonizzarti? E' semplice, veloce e soprattutto non costa un papagno! Forte, eh? Fai come noi, Giusi e Davide, concediti un momento di follia e SIMPSONIZZATI su simpsonizeme.com. Da oggi anche tu potrai dire: sono Simpsonizzato!!!!
E se ne hai voglia, simpsonizza i tuoi amici, tuo zio, la vicina di casa di tua nonna!
Simpsonizza il mondo...!

Che ne dici, ggiovane? Quest'idea ti piace un frego? E allora VIA! Non perdere tempo nella banale realtà quotidiana ed entra di forza nella fantasmagorica esistenza gialla dei Simpsonizzati!






In foto: Giusi, Davide e il loro cane immaginario Magellano





PS: Non ho capito perché Giusi si è fatta la faccia rosa e a me l'ha fatta gialla. Mah.

martedì 4 settembre 2007

Ma avete cliccato su Procopio ?

Se non lo avete fatto, fatelo. Se lo avete fatto, non fatelo più. Può dare dipendenza.

om hästar och... grodor





si parlava di sleipnir?


aveva otto zampe. accidenti, chissà com'era veloce! (anche se dalle immagini pare che le zampe fossero legate due a due...)



oggi, invece, ad avere qualche arto di troppo, sono le più placide rane!



ma saga, la bimba che ne ha trovata una a gävle, qui in svezia, è convinta che sia una trasformazione favorevole: una rana con cinque zampe salterà sicuramente meglio delle altre!
no?







domenica 2 settembre 2007

Le nuvole



Prima, mentre stavo digerendo, faticosamente e stoicamente, ho guardato fuori dalla finestra. Il cielo era azzurro azzurro e pulito pulito. Bello blù, come diceva mio fratello da piccolino. Ho abbassato lo sguardo per chiacchierare con Giusi per al massimo un paio di minuti, ho guardato di nuovo ed eccolo lì, pieno di cirrocumuli, di cumulonembi, di pallottole di poliuretano espanso arrotolate su se stesse.

Un paio di giorni fa stavo scendendo sfrenato (nel senso che non mi vanno i freni) in bicicletta lungo la discesa di Solnavägen (questa parola verrà editata da Giusi, che ci metterà gli accenti giusti) in direzione del centro commerciale. Mi beavo della folle velocità, dato che l'aria fresca contro il viso compensava gradevolmente il picchiare del sole, caldo ai suoi massimi nazionali. Anche qui l'azzurro del cielo era il colore predominante nel paesaggio. Non una nuvola a pagarla 100 corone. Nello spazio di un batter di ciglia, forse due (diciamo di un batter di ciglia alla mattina appena svegli, vah), ombra, buio e freddo. Un'astronave bianca di materiale nuvolaceo era comparsa credo dal nulla per invadere il pur ampio spazio a me sovrastante. Si muoveva a velocità estremamente elevata, sospinta da un vento professionale: il tempo di osservarla e non c'era più. Sole e caldo come prima.

Ma a quel punto mi ero fatto più guardingo, e non avrei assolutamente lasciato che la natura mi sorprendesse ancora. Per cui, un occhio alla strada e un occhio al cielo (è possibile, ma non provateci), con tutti i sensi all'erta ma senza ovviamente diminuire la velocità, mi sono preparato al successivo arrivo. Sono stato comunque colto di sorpresa dalla forte elettricità che ha cominciato a pervadere l'aria, seguita a ruota da un'armata di veloci e minacciosi carri di cotone scuro guidati, credo, da Odino in persona.

Sarà stata l'elettricità, sarà stata la velocità in continuo aumento, sarà stata l'energia ancestrale proveniente dal dio monocolo, ma una strana e esaltata euforia si è impadronita di me. Avrei potuto essere su qualche bestione ora estinto, roteando un martello da guerra, all'assalto di un bastione solitario e non avrebbe fatto la minima differenza.
Le forze della natura sono al comando. Piegarsi alla loro volontà ed averle come potenti alleati, o contrapporsi scioccamente, da veri eroi, a loro, sfidandole in campo aperto. Un nemico il cui valore nobilita chiunque lo affronti, perfetto per chi brama una fine gloriosa e sicura. La formica che grida orgogliosa e disperata di essere schiacciata, e il suo grido appare come il più flebile dei lamenti. Quella che monta sulle spalle del gigante, che grazie a esso andrà lontano, ma di certo il dove non lo deciderà lei.



Vivendo qui non è difficile capire l'origine delle saghe e di tutta la mitologia nordica. Calza a pennello. Ti viene da pensare che sia così anche altrove, in Italia ad esempio, e che altrove, se si esclude qualche temporale scenografico, sia solo un pò più difficile da sentire.


Per la cronaca, non sono caduto, non ci sono nemmeno andato vicino. Sono arrivato al centro comeciale sano e salvo, e c'erano pure gli avocado scontati. Del resto non avrebbe potuto succedermi niente: c'era Odino che mi proteggeva.

kärlek till norden

la passione per i paesi nordici non ha confini...

se passando da queste parti non aveste fatto in tempo a sbellicarvi dalle risate giocando a kubb (ah, non si gioca più con gli elmi in testa???) o a rimpinzarvi a forza di assaggiare le celeberrime köttbullar e, per puro caso, vi trovaste a passare da atlanta (!)

... ecco dove andare!


p.s. per gli estimatori: non mancherà il pølse danese!