lunedì 30 novembre 2009

Meno di una settimana...

Manca meno di una settimana all'inizio degli incontri di Copenhagen, dove, secondo alcuni, il futuro del nostro pianeta sarà deciso. Gli Stati Uniti dovranno (o meglio, dovrebbero) esprimersi sulla loro adesione al piano di salvaguardia dell'ambiente messo a punto nel protocollo di Kyoto.

Il successo del piano dipende quasi interamente da quello che dirà Obama, essendo sino ad ora gli USA il grande astenuto (nonché il paese con maggior peso in termini di consumo delle risorse e inquinamento).


Pare difficile che, con gli occhi di tutto il mondo addosso, il novello premio Nobel per la pace si faccia portavoce di un "NO" deciso all'adesione al trattato, e in molti sono già pronti a festeggiare il "nuovo corso" in termini di politica ambientale.

Io personalmente credo non sarà così semplice. Le pressioni in senso opposto a cui Obama deve sottostare sono enormi: ovviamente ci sono le compagnie petrolifere e le multinazionali che si oppongono, ma anche l'opinione pubblica americana in gran parte non è a favore.



Temo che l'intervento degli Stati Uniti si rivelerà più che altro una dichiarazione di intenti, una sorta di "adesione esterna" al nuovo trattato, che sicuramente avrà peso da un punto di vista di politica internazionale, ma che a mio parere avrà riscontri pressoché nulli in termini di effettivo coinvolgimento degli USA nello sforzo di salvare il pianeta.

Spero di sbagliarmi, e che Obama dimostrerà polso prendendo una decisione epocale per il suo paese e per il resto del mondo, ma non sono estremamente ottimista.


All'inizio del post ho specificato che gli incontri di Copenhagen decideranno il futuro del pianeta "secondo alcuni". Questo è un punto importante. Tra gli scettici non ci sono solamente coloro (sempre meno numerosi, a dire il vero) che si ostinano a negare il rapido declino a cui il pianeta sta andando incontro, ma ci sono anche coloro che, forse un po' superficialmente ma di sicuro non senza elementi a proprio favore, trovano impossibile invertire l'ordine delle cose nel breve periodo.

A questi poi, si aggiunge la categoria di ambientalisti più pessimista: quelli che sostengono che è già troppo tardi. Quelli che hanno ripetuto per anni, decenni addirittura, che era necessario fare qualcosa. Che hanno manifestato e sono scesi in piazza fino a quattro-cinque anni fa, ma che ora hanno smesso. Quelli che avevano calcolato il punto di non ritorno, oltre il quale anche enormi e drastiche riduzioni nell'emissione di gas avrebbero effetti minimi sul riscaldamento globale, in date ormai passate da tempo. E che se anche rifanno i calcoli non cambiano parere.



Tra di loro molti scienziati, tra cui il famoso James Lovelock, autore della teoria di Gaia (1960!!!), il pianeta visto come essere vivente, e grande pioniere dell'ambientalismo. Lovelock ha scandalizzato gli ambientalisti, che lo hanno ripudiato in massa, quando agli inizi degli anni 2000 ha affermato di essere favorevole all'energia nucleare. A un esame appena più che superficiale, ci si accorge che la sua non era un'adesione felice, ma un'adesione forzata, essendo (secondo quanto lui sostiene) l'energia nucleare l'unica forma di energia concretamente utilizzabile per rimpiazzare in pochi anni il petrolio. Perché, secondo Lovelock e altri, gli anni erano pochi all'inizio del 2000.

Ora Lovelock e altri mostrano grafici che indicano che è troppo tardi per fare qualcosa di veramente efficace, e prevedono la catastrofe per la fine di questo secolo al massimo.
Il pianeta probabilmente sopravviverà, col tempo guarirà da questa brutta ferita che il virus "uomo" sta consapevolmente infliggendogli.

Tempo fa ho trovato un video molto bello, candidato all'Oscar nel settore cortometraggi di animazione nel 2003, che vorrei condividere.
Io non sono così pessimista, penso e spero che qualcosa possa ancora essere fatto, e aspetto con ansia l'inizio degli incontri di Copenhagen. Una punta di me si troverebbe adessere quasi "contenta" se la catastrofe succedesse. Con tutto quello che abbiamo fatto, che stiamo facendo e che faremo, ce lo siamo meritati.

2 commenti:

  1. Das Rad, la ruota... eh, quanta strada percorsa in così poco tempo. Certo, alcuni tratti potevamo anche risparmiarceli (o meglio risparmiarli al pianeta)! Speriamo in Obama.

    RispondiElimina
  2. Se tutti i paesi adottassero la politica energetica della Svezia forse potremmo limitare i danni...

    Mauro da Udine

    RispondiElimina