lunedì 29 giugno 2009

Sailing



Bellissimo, inaspettato. Io ho un po' paura dell'acqua (in particolare quando è tanta, come nel mare) e a nuotare me la cavo appena, per cui una vacanza in barca a vela prima del week-end appena trascorso non l'avrei definita una delle prospettive più allettanti. Mi sono buttato nell'impresa proprio perché mi attirava la dimensione di sfida personale, e soprattutto perché, data la compagnia, ero sicuro che mi sarei divertito.
E così è stato.
Meraviglioso.
Dal primo giorno, quando ci siamo messi i giubbetti salvagente appena usciti dalla marina e tremavamo impauriti a ogni movimento dell' imbarcazione, all'ultimo, quando chiedevamo allo skipper se potevamo andare controvento per poter fare qualche strambatina con la barca piegata di lato.

Siamo stati anche fortunati col tempo, che doveva essere pessimo, stando alle previsioni, e che invece si è dimostrato magnanimo. Abbiamo vissuto un po' di tutto. Dal viaggiare nell'occhio della tempesta, con nuvoloni neri e fulmini che saettavano attorno, al pomeriggio di calma piatta con il sole che picchiava e il silenzio assoluto, interrotto soltanto dal cigolare delle corde.

Ovviamente non ci siamo fatti mancare le libagioni. Barbecue tutte le sere, con salsiccia toscana, roast beef e filetto di maiale. Aperitivi, con coppa e salame emiliani e pecorino più che DOP sardo. E a Midsommar avevamo pure l'intramontabile classico svedese, una buona aringa, accompagnata da un'ottima Vodka russa di 40 gradi che andava giù che sembrava acqua fresca. Per finire, caffè e ammazzacaffè, laddove la parte del leone l'ha fatta il limoncello fatto in casa da Marta. A dire il vero ci sarebbe dell'altro (che dire della pasta all'amatriciana cucinata in barca mentre si navigava?), ma è meglio che lasci stare.... E meno male che si era deciso che si sarebbero fatti pasti frugali perché lo spazio sulla barca era poco.

Abbiamo visto bellissime isolette, in particolare quelle del gruppo di Lilla Nassa, e ambienti perfetti per un film fantasy, con panorami mozzafiato e natura incontaminata.

Che bello navigare, farsi spingere dal vento, affrontarlo, imbrigliarlo e guidarlo con movimenti studiati e conoscenze che il genere umano ha acquisito in tempi antichissimi.
Bello.
Non sentire bisogno di internet e del cellulare per un po', essere liberi di dire tutto ciò che ci viene in mente, sempre felici, anche delle zanzare che ci martoriavano a centinaia.
Abbiamo noleggiato la barca a Djurö: un'Arcona 370, 13 metri e 6 posti circa. Insieme alla barca ci è stato fornito il bravo skipper Rikard, ex marinaio militare e ora velista, molto alla mano e simpatico.
La ciurma era composta da 6 intrepidi: Nicoletta, Marta, Mauro, Antonio, Giusi e io.
Per l'occasione abbiamo deciso di fare un post un po' particolare: abbiamo chiesto ai nostri compagni di viaggio se se la sentivano di raccontare qualcosa di loro gradimento pescando tra gli innumerevoli aneddoti, e loro hanno accettato...
Et voilà:

Parte prima: il racconto di Antonio
Il salmone volante

Il momento è di calma apparente. Mare piatto, sole a picco, tutto l'equipaggio rilassato. Si decide così di fare un cambio di mansioni, promuovendo il mozzo di quarta classe Antonio a provvisorio comandante della nave. Il mozzo, da esperto pescatore, si mette a pescare la cena per la sera mentre disinvoltamente controlla il timone della nave con il piede destro, ricordando vagamente il famoso Sampei dei cartoni animati.

Antonio Sampei (mentre lo skipper non guardava)

Il dolce rollio della barca nella tarda ora pomeridiana stimola un leggero languorino negli stomaci dell'equipaggio. Per placarlo il capitano in seconda Nicoletta decide di dispensare biscotti al cioccolato – ultimo rimasuglio delle scorte della ciurma – a ciascun membro dell'equipaggio.
Tutto è calmo.
Il capitano Nicoletta porge il pacchetto al capitano-mozzo in quarta Antonio.
Tutto è sotto controllo.
Ma proprio nel momento del passaggio, una brusca folata di vento inclina la barca su di un lato esponendo la plancia al mare aperto. Un salmone volante ghiotto di dolciumi spicca il volo dal mare increspato e con un sol colpo di coda azzanna il pacchetto lasciando il povero mozzo con un piccolo pezzo di carta fra le mani.

Tutti hanno gustato il biscotto al cioccolato, tranne il povero mozzo e il capitano in prima che era intento a dormire.

Bisogna sapere che Antonio, quando succede qualcosa che lo vede protagonista, addita sempre come responsabili animali selvatici tutti particolari che, a suo dire, sono i veri colpevoli dell'accaduto. Ora noi non ci sogneremmo mai di mettere in dubbio le sue dichiarazioni (per carità), né di disquisire sulla reale esistenza dei suddetti, ma quello che abbiamo visto coi nostri occhi è stato che Nicoletta ha dato il pacchetto aperto ad Antonio, il quale l'ha preso per la debole striscia di plastica che ne spuntava fuori. Il tempo di un battito di ciglia, si è udito un pluf e Antonio aveva il pezzetto di plastica in mano e gli occhi sbarrati con un'espressione sorpresa e vagamente colpevole. A ciascuno la propria interpretazione dei fatti.

Parte seconda: il racconto di Marta
Il capriolo del Baltico

Midsommar perfetta in barca a vela, nella migliore tradizione svedese. Non è semplice scegliere il momento più bello, ce ne sono tanti, tantissimi; sono stati quattro giorni di momenti belli.
La cosa più importante? La compagnia di amici veri. E' difficile trovarne, di amici veri, di quelli con cui non hai mai bisogno di trattenere un pensiero, una riflessione… ma questo è un altro post ;)
Prima di esporre il mio personale ricordo, un semplice quesito: qual è la dinamica che definisce il ruolo delle persone in un gruppo? Perché su sei, due vengono ‘scelte’ per assumere il ruolo di ‘mozzo di quarta classe’, mentre altre vengono innalzate a ruoli di ben altro spessore?
Commentate gente, commentate!

Antonio e Marta: mozzi di quarta classe, con il compito alla sera di aiutare il nostro skipper, Rikard, a ormeggiare la barca nei porti naturali scelti per trascorrere la notte.
Mauro e Nicoletta: aiutanti al timone di Rikard, capitani temporanei con la responsabilità di far navigare la barca.
Davide: barman di fiducia di tutti noi, quello a cui non si può mai dire di no. Il barman perfetto, come ha commentato qualcuno, quello che ti segue ovunque!
Giusi: ‘allt i allo’, come si dice qui, sempre presente a sostenere tutti… in tutti i sensi e soprattutto a documentare!
Sia chiaro, non mi lamento, si tratta del famoso diritto di mugugno di cui Antonio parla spesso e che io... noi... non gli riconosciamo mai.
Ciò che mi piace di più ricordare sono gli attimi di puro panico e grasse risate ogni volta che dovevamo attraccare, condivisi prima con Antonio a prua, e con tutti gli altri subito dopo.
La prima sera, in approdo davanti a un'isoletta disabitata e con un freddo assurdo, ho chiesto ad Antonio di saltare: da quel momento lui è diventato il ‘capriolo del Baltico’.
Coraggioso, ma MAI abbastanza per il nostro skipper.
Io ero quella che doveva occuparsi delle cime.
Non siamo quasi mai stati all’altezza delle aspettative di Rikard, noi due mozzi di quarta classe ... a differenza di altri che non commettevano mai errori, pur avendo mansioni di gran lunga ‘superiori’ alle nostre! (Marta si riferisce a uno dei tormentoni del viaggio: la supposta predilezione dello skipper per Nicoletta, in effetti rararmente da questi ripresa :) NdB.)
Le cime erano sempre corte, troppo corte per il capitano. Io imploravo ogni volta l’aiuto di Mauro per fare il nodo di congiunzione, ricevendo uno sguardo di disprezzo dallo skipper.
Fermarsi con una barca di tredici metri non è proprio semplice, bisogna calare l’ancora e lentamente avvicinare la barca agli scogli fino a una distanza ‘possibile’ e da li’, leggeri come caprioli, saltare giù...

Prima sera, giovedì, un'isola piccola e bassa, noi soli into the wild. Primo attracco tutto perfetto, il capitano non può lamentarsi di noi.
Il posto è bellissimo ma c’è un gran vento che spinge la barca contro gli scogli. La barca tocca una, due, tre volte e Rikard dice che dobbiamo spostarci. Io e Antonio, dopo esserci rivestiti da velisti veri, usciamo fuori e andiamo a prua a liberare la barca mentre Rikard tira su l’ancora, al freddo e sotto la pioggia. A un tratto vedo Antonio e il capitano che confabulano, la barca si riavvicina all’isola da un’altro lato della caletta rispetto a dove avevamo attraccato e Antonio scende dalla barca.
All’improvviso è solo sugli scogli... e la barca si allontana.
Da vero capriolo comincia a correre saltando da un sasso all’altro, arriva dalla parte opposta della caletta e comincia a tirare fuori dall’acqua una cima che non finisce mai... lunga, ma lunga di quelle che piacciono tanto a Rikard!
Tutti noi siamo sulla barca a guardare, intanto Antonio recupera la cima e anche la sua posizione, solo sullo scoglio... mi guarda molto perplesso e grida: ‘E adesso?’
Ce lo siamo chiesto anche noi, e adesso che facciamo?
Alla fine siamo andati a ripescarlo e dopo essere ritornati al largo abbiamo rifatto tutta la procedura di attracco, riuscita anche questa volta perfettamente!
Bravi, siamo stati bravi (e brave)!
Ma a Biskopsö, isola conosciuta per la presenza di cervi, tutto cambia.
Ci fermiamo solo un momento, la mattina di sabato per fare una passeggiata sull’isola, nel bosco per cercare di vedere i cervi, anche se più che altro abbiamo trovato zecche, uno degli animali più diffusi in Svezia.

L'approdo a Biskopsö

Antonio e io a siamo a prua: ormai siamo diventati bravissimi nell'approdo e siamo sicuri di noi, ma ora ci troviamo di fronte a una parete VERTICALE e ci rendiamo conto che Rikard punta direttamente a quella. Mi giro verso Rikard, in cerca di conforto, lui mi guarda impassibile e indica la parete; contemporaneamente Antonio mi dice di aver individuato un piccolo scalino dove la manovra sarebbe molto più agevole e me lo indica. Lo scalino lentamente scompare di lato mentre la prua punta inesorabilmente verso LA PARETE: "Devi saltare Antonio, salta, devi essere coraggioso!"
"Ma tu sei pazza", mi risponde il capriolo! Me ne rendo conto perfettamente, ma io e te, capriolo, siamo SOLO due mozzi di quarta classe!
Abbiamo esitato entrambi... e alle nostre spalle Rikard, che ci guarda disgustato, all’improvviso mi sposta di lato e incuneandosi tra noi salta si lancia sulla parete a 53 gradi, con i suoi stivali di gomma blu.

Foto dalla parete ad approdo avvenuto. In effetti l'inclinazione è notevole.

Sento ancora il suono dello schiaffo morale che ci ha dato... più a te, Antonio, che a me. In quell’istante abbiamo perso i pochi punti guadagnati nei giorni precedenti, per sempre. Mozzi di quarta classe for ever! Be brave, be brave!

Però a me, come ad Antonio, credo, questo ruolo è piaciuto!

Avendo già navigato parecchio in passato, Marta era la più esperta di tutti. Soprattutto all'inizio, era quella che prima di tutti recepiva cosa lo skipper voleva che facessimo ed eseguiva. Rikard doveva sempre dirci di andare ad aiutarla. Antonio, da vero gentleman, in occasione del primo attracco è stato lesto a offrirsi per il salto sulla roccia. A mio parere, la cosa gli è piaciuta così tanto che ci hanno preso gusto. Per l'ultimo attracco, ad esempio, quando si riportava la barca in marina, eravamo ancora distanti dall'arrivo che loro avevano già preparato scaletta e cime, e Antonio era prontissimo a saltare, carico come una molla. Purtroppo avevano dimenticato che ci attendeva un pontile, cui la barca sarebbe stata accostata. Appena se ne sono resi conto, ho visto un'ombra di delusione attraversargli il volto, e mestamente hanno ritirato scaletta e cime.


In attesa dei racconti di Nicoletta, Mauro e Giusi...

3 commenti:

  1. Bello. bellissimo!!!


    p.s. Antonio sembra più Conan il ragazzo del futuro che Sanpei visti i piedi prensili.

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  2. By the way, noi mozzi di quarta NON abbiamo bisogno di scalette :)....e' proprio per via della scaletta che e' successo quello e' successo!
    Marta

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  3. che bei racconti, grazie! son curiosa di leggere gli altri :o)

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